Cronaca

I legali della famiglia: "Tutto regolare". La criminologa Delfino Pesce: "Si vede che hanno paura". Il giudice deciderà il giorno del processo, il 6 febbraio, se accoglierla o meno l'istanza
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di Michele Varì

Si affilano le armi in vista del processo a carico di Annalucia Cecere (nella foto a destra), l'ex insegnante accusata di avere ucciso il 6 maggio 1996 a Chiavari Nada Cella (a sinistra nella foto), segretaria del commercialista Marco Soracco.

La criminologa dura: "Si vede che hanno paura"

L'avvocato Andrea Vernazza, che assiste l'allora datore di lavoro della vittima, ha presentato una istanza di legittimità costituzionale. Una richiesta accolta con serenità dai legali della famiglia Cella che però preferiscono non parlare. "Abbiamo solo un'unica certezza, che il processo si farà". Parla invece Antonella Delfino Pesce, la criminologa che ha reso possibile riaprire il cold case: "Si vede che hanno paura del processo nonostante tutti gli indagati dopo il rinvio a giudizio avessero detto che sarebbero comparsi davanti ai giudici con consapevolezza di sapersi innocente, si vede che forse non è così".

La questione sollevata dall'avvocato Vernazza verrà formalmente affrontata e discussa il primo giorno del processo, previsto il 6 febbraio, davanti alla corte d'assise presieduta dal giudice Massimo Cusatti. La pm Gabriella Dotto aveva chiesto il rinvio a giudizio per Cecere per omicidio volontario aggravato, e per Soracco e la sua anziana madre Marisa Bacchioni per favoreggiamento e false dichiarazioni al pm.

Il Gip aveva prosciolto tutti

Il giudice Angela Nutini aveva prosciolto tutti e tre sostenendo che quanto portato dall'accusa erano meri sospetti e dicerie con i quali non vi sarebbe stata una "ragionevole previsione di condanna". In appello, il collegio presieduto dal giudice Vincenzo Papillo aveva invece deciso per il rinvio a giudizio. 

Nel primo caso il gip Nutini aveva ampiamente motivato la sua decisione, mentre il rinvio a giudizio (come previsto dalla legge) non è stato motivato, differenza - riferiscono i legali della famiglia Cella - che è motivata delle regole del processo. Le normative prevedono che le sentenza di proscioglimento debba essere motivata dal gip perché possa essere impugnata, il decreto di rinvio a giudizio al seguito del quale il processo deve essere celebrato invece non può essere impugnata, svelare le carte dell'accusa perché significherebbe rivelare alla corte gli elementi dell'accusa il che equivarrebbe a condizionare la corte".

Secondo l'avvocato Vernazza, un legale di grande esperienza, il rinvio a giudizio avrebbe dovuto essere motivato perché annullava una precedente sentenza di proscioglimento. La parola spetta adesso alla corte d'assise: nel caso in cui rinviasse alla Corte costituzionale, il processo verrebbe sospeso.

Cold Case riaperto grazie ad alcuni bottoni

Per l'accusa, Cecere avrebbe massacrato la giovane nello studio del commercialista per rabbia e gelosia. Il commercialista e la mamma, invece, avrebbero mentito nel corso degli interrogatori rilasciati fino a pochi mesi fa per coprire la presunta assassina forse per evitare che si scoprisse un giro sospetto di soldi. Le indagini erano state riaperte nel 2021 grazie alla rilettura delle indagini svolte da polizia e carabinieri da parte della criminologa Antonella Pesce Delfino, capace di individuare un particolare scoperto dai carabinieri mai rivelato ai poliziotti titolari delle indagini: ossia il ritrovamento in casa di Cecere di bottoni simili, o uguali, a quello rinvenuto sporco di sangue sul luogo del delitto.