Il test ha sciolto il "giallo": il dna prelevato a Fortunato Verduci, il carrozziere di 65 anni accusato di aver ucciso Luigia Borrelli nel 1995, corrisponde a quello delle tracce biologiche trovate sul luogo dell'omicidio in un basso di vico Indoratori. La donna, infermiera 42enne fu massacrata con un trapano piantato nella gola nel basso genovese, in vico Indoratori, dove si prostituiva. Nei giorni scorsi la perizia eseguita dalla dottoressa Selene Cisana, nominata dal giudice Alberto Lippini, è stata depositata in Procura. Il profilo genetico di Verduci era stato estratto il due dicembre scorso nella prima udienza dell’incidente probatorio, quando il carrozziere si è presentato volontariamente all'esame alla presenza dei consulenti delle due parti.
La reazione della figlia della vittima
La figlia di Luigia ha parlato attraverso la sua legale Rachele De Stefanis: "Siamo contenti dell'esito nel quale confidavamo e ora rimane solo da chiedere il rinvio a giudizio che speriamo arrivi presto".
Udienza in contraddittorio
Il 10 febbraio la perizia sarà discussa in aula, la dottoressa Cisana leggerà le sue conclusioni e i legali di Verduci, Emanuele Canepa e Andrea Volpe, che si sono affidati al genetista dell'Università di Trieste Paolo Fattorini, potranno fare domande sull'iter e su come il dna sia stato comparato. Collegata via Skype ci sarà anche la dottoressa Marina Baldi, nominata dall'avvocato Rachele De Stefanis. Poi la pm Patrizia Petruzziello notificherà al 65enne l'avviso di conclusione indagini e lui a quel punto avrà venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogato o presentare una memoria difensiva, prima della richiesta di rinvio a giudizio.
La riapertura del caso
Il cold case del delitto del trapano è stato riaperto nel 2023 grazie a una serie di nuovi elementi investigativi. Una testimone, figlia di un'ex collega della vittima Luigia Borrelli, ha riferito un nuovo dettaglio importante. La donna ha raccontato di ricordare un primario dell'Ospedale San Martino che, nei giorni successivi al delitto, era venuto al lavoro pieno di lividi e graffi. Questo primario era stato un cliente di Borrelli e potenzialmente vittima di ricatti da parte sua. Ma non era la pista giusta. Nuovi esami del dna sono stati avviati nel 2023 e hanno portato all'individuazione di un nuovo sospettato: Fortunato Verduci, un carrozziere di Marassi. Il dna di Verduci è stato rinvenuto su una tenda, una mensola accanto al lavandino, un giornale e su un interruttore. Nonostante gli indizi, il giudice per le indagini preliminari ha respinto l'arresto, ritenendo che dopo così tanto tempo non fossero provate le esigenze cautelari.
Le accuse della Procura
Secondo l’accusa Verduci, ludopatico e pieno di debiti, uccise Luigia per rapinarla dopo averla picchiata brutalmente. Tanto che il carrozziere deve rispondere non soltanto di omicidio aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà, ma anche di rapina. Quando le forze dell’ordine trovarono il corpo di Luigia massacrato, nell'alloggio dove la donna riceveva i clienti, mancavano il borsello e anche il portafoglio. Il gip ha riconosciuto i "precisi e univoci indizi di colpevolezza" ma non ha ritenuto di applicare la misura cautelare in carcere.
Perché Verduci non è in carcere
Verduci non è andato in carcere perché, secondo il gip, dal giorno del brutale assassinio di Luigia Borrelli "sono trascorsi quasi 30 anni. All’epoca dei fatti Verduci aveva 36 anni, mentre ora ne ha 65. Chiunque ad oltre 30 anni dai fatti per cui si procede è, in astratto, una persona diversa". Uguale la posizione del tribunale del Riesame, che ha confermato in pieno la decisione del gip: da un lato ribadendo che il quadro indiziario per Verduci sia molto compromettente, dall’altro sostenendo che a distanza di così tanto tempo non si possa arrestare un uomo tra l’altro incensurato.
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