
Marco Soracco forse sì, sua mamma, la novantenne Marisa Bacchioni no, Anna Lucia Cecere (a destra nella foto) no. Nel giorno dell'avvio in Corte di Assise del processo atteso da quasi 29 anni per l'omicidio di Nada Cella (a sinistra) ecco in aula solo uno dei tre imputati. Alle 10 il presidente della Corte, Massimo Cusatti, ha sospeso la seduta per rispondere sulle eccezioni.
L’eccezione di legittimità costituzionale
L’avvocato Vernazza che difende Soracco e Bacchioni ha sollevato l’eccezione di legittimità costituzionale. Secondo il legale,
il provvedimento della corte d'appello con cui è stato disposto il rinvio a giudizio dei tre senza motivarlo, come prevede la legge, sarebbe da annullare "perché - spiega l'avvocato - arriva dopo una sentenza motivata di proscioglimento del gup Angela Nutini, secondo cui non ci sarebbero motivazioni tali da superare l'oltre ragionevole dubbio. Il paradosso quindi è che Cecere, Soracco e Bacchioni andrebbero a processo, tra l'altro con accuse pesantissime, soprattutto Cecere, senza sapere il perché".
La difesa chiede l’esclusione della telefonata dell’anonima
La difesa dell’imputata Cecere ha chiesto alla corte presieduta dal giudice Cusatti ha chiesto di escludere tra le prove “la telefonata dell’anonima”, una registrazione rimasta sulla segreteria telefonica della madre di Soracco in cui una donna dice di aver visto la Cecere uscire la mattina del 6 maggio 96 da casa Soracco sporca di sangue allontanandosi su un motorino. La pm Dotto si è opposta alla richiesta spiegando che come regola generale la non conoscenza dell’identità di una dei conversanti non esclude assolutamente che quell’intercettazione sia valida “ne facciamo a dozzine, a centinaia”. L’intercettazione poi è una prova perché è stata registrata su una segreteria telefonica e portata in commissariato dalla stessa Bacchioni.
Al commercialista Soracco e alla anziana madre Bacchioni sono contestate oltre al reato di false dichiarazione al pubblico ministero anche i reati di favoreggiamento dell’imputata Cecere. La difesa chiede che questi ultimi vengano sospesi ma la Procura chiede il rigetto alla corte perché “le false dichiarazioni che si manifestano sottoforma di rifiuto debba essere equiparato a tutti quei comportamenti che sono analoghi e cioè che manifestano una volontà di non rispondere di rifiutarsi come ‘non mi ricordo nulla’, ‘non so spiegare’ che sono pacificamente inquadrabili nella categoria del rifiuto, è certo quindi che nella contestazione queste due forme di falsità della dichiarazione siano intrinsecamente collegate”
Familiari vittima: "Ora sappiamo..."
Il rinvio a giudizio degli imputati è però già una vittoria per la famiglia della vittima, come ha riferito la mamma di Nada, Silvana Smaniotto, che per motivi di salute però rimarrà nella sua casa di Chiavari, "ora sappiamo chi può avere ucciso Nada" ha detto la donna.
Ci sarà, insieme al legale della famiglia Sabrina Franzone, invece l'altra figlia, Daniella Cella, sorella maggiore di Nada che arriverà da Milano dove vive con i due figli, fra cui Eleonora, una ragazza ventenne "che sembra una gemella di Nada", come ha ammesso commossa nonna Silvana.
Alla sbarra donna che voleva prendere il posto di Nada
Alla sbarra per il delitto c'è Anna Lucia Cecere, 57 anni, che per il pm Gabriella Dotto avrebbe ucciso Nada colpendola alla testa con una grossa pinzatrice e un fermacarte perché si frapponeva al suo progetto di accasarsi con Soracco e lavorare nello studio. Ad accusare la donna ci sono i bottoni sequestrati nel '96 nella sua abitazione di corso Dante (ma di cui carabinieri e pm di allora Gebbia inspiegabilmente non dissero nulla alla polizia titolare delle indagini), bottoni casual uguali a quello sporco di sangue trovato nello studio.
Il teste più importante
Contro Cecere c'è anche uno dei testimoni ancora in vita che l'avrebbero vista uscire dal palazzo la mattina del delitto sporca di sangue e salire sul suo scooter, anche se l'uomo non l'ha poi riconosciuta sulle foto segnaletiche mostrate dai carabinieri. Ci sono poi due telefonate anonime effettuate dalla stessa donna alla mamma di Soracco e a un avvocato che indicano in Cecere l'assassina di Nada. Ma l'autrice delle chiamate non è mai stata identificata e viene tutt'ora ricercata soprattutto dalla criminologa Antonella Delfino Pesce che nel 2021 ha permesso di riaprire il caso.
L'alibi della donna: "Stavo lavorando"
La donna si è sempre difesa dichiarandosi innocente e, attraverso i suoi legali, Gianni Roffo di Chiavari e Gabriella Martini di Cuneo, riferisce di avere un alibi: all'ora presunta del delitto, fra le 8.50 e le 9, era già in viaggio sullo scooter per andare a lavorare a Santa Margherita dove faceva le pulizie per conto di un dentista. La prova di questo sarebbe nel contratto di lavoro che sarà esibito in aula (con i versamenti Inps acquisiti di recente) per cui la donna quel giorno era a lavorare dalle 9,30 in poi. Vero è anche che il dentista nel 1996 non fu mai interrogato - un altro dei gravi errori commessi allora - e oggi non ricorda nulla di Cecere, "in questi anni per me hanno lavorato molte addette alle pulizie". Importante però il fatto che il medico garantisca che nessuno controllava a che ora la donna della pulizie iniziava il suo turno di lavoro nella sua abitazione visto che era munita di chiavi. Come a dire: se Cecere fosse arrivata in ritardo nessuno se ne sarebbe accorto.
Innocente sino a prova contraria
I due legali di Cecere però poggeranno la linea difensiva su uno dei fondamenti del processo penale: è l'accusa che deve provare la colpevolezza di una sospettata che si dice innocente, soprattutto se, come in questo caso, esibisce un contratto di lavoro che proverebbe che non poteva essere sulla scena del crimine all'ora del delitto.
Quanto si impiega in scooter a raggiungere S. Margherita?
Su questo ci sarà scontro di perizie: per la difesa per andare da Chiavari e Santa con lo scooter 50 di Cecere occorrono 40 minuti o un'ora, come confermano anche i tempi di Google Street, per l'accusa invece bastano 20 minuti, come avrebbero testato più volte gli agenti della squadra mobile che hanno percorso il tragitto con più scooter.
Sotto accusa anche Soracco e la madre
Gli altri imputati sono il commercialista e la madre, Marisa Bacchioni: i due per il pm avrebbero mentito nascondendo sul reale rapporto fra Soracco e Cecere.
L'omicidio avvenne fra le 8.50 e le 9 di quel tragico sei maggio: a lanciare l'allarme fu Soracco che vive al piano di sopra e sostiene di essere giunto nello studio dopo le 9. Per l'accusa invece il commercialista scese prima e ha visto Cecere accanto al corpo di Nada agonizzate. Ma ha sempre mentito, forse perché la vittima conosce segreti di giri loschi nello studio, poi dopo pochi mesi sparita da Chiavari e andata a vivere a Boves, in provincia di Cuneo.
Cecere già indagata e archiviata
Cecere, indagata e archiviata in pochi giorni già nel '96, è stata riscritta di sul registro dagli indagati tre anni fa grazie alla criminologa barese Delfino Pesce che studiando le carte per una ricerca sugli errori giudiziari ha fatto riaprire il caso scoprendo i bottoni trovati allora dai carabinieri in casa della donna, un particolare che né i militari e né il magistrato di allora Filippo Gebbia avevano però mai riferito ai poliziotti titolari dell'indagine.
La ricostruzione del delitto
Fra i primi testi che saranno ascoltati l'ormai ex dirigente della squadra mobile di Genova Stefano Signoretti che ha avviato gli accertamenti dell'indagine bis del 2021. In linea teorica Signoretti potrebbe essere in aula già oggi, ma la sua presenza ieri sera è stata smentita, forse per una pretattica. O forse no.
Dopo quella odierna è già stato programmato un primo sommario calendario di altre udienze, la prossima dovrebbe essere il 20 febbraio nell'aula della corte di Assise. Indizi questi che potrebbero fare pensare che il presidente della corte Cusatti, ovviamente dopo essersi confrontati con gli altri giurati, sarebbe però incline a non rinviare la palla alla Corte Costituzionale. Ma è solo un'ipotesi. Per sapere se il processo andrà avanti ormai non resta che aspettare poche ore, un soffio dopo un'attesa lunga quasi trent'anni.
IL COMMENTO
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