
Cerimonia per il 208° Anniversario di Fondazione del Corpo della polizia penitenziaria questa mattina al Teatro dell’Arca all’interno della Casa circondariale di Marassi alla presenza delle autorità e dei direttori dei penitenziari della provincia, Tullia Ardito di Marassi, Paola Penco di Pontedecimo e Darlene Perna di Chiavari, e dei rispettivi comandanti degli agenti della Penitenziaria, Lucrezia Nicolò e Stefano Bruzzone e il sostituto Commissario Elio Brasiliano.
Una festa però macchiata dai soliti disordini ed emergenze: a Marassi fra ieri e oggi c'è stata la protesta di alcuni detenuti e un tentato suicidio di un recluso.
La cerimonia per la fondazione era stata preceduta, in mattinata, dagli onori ai caduti della polizia penitenziaria che una rappresentanza del personale del corpo e dell’Associazione nazionale polizia penitenziaria ANPPE hanno reso presso la Stele commemorativa nel cimitero monumentale di Staglieno.
“Marassi è il carcere più affollato della Regione - ha reso noto Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria - lo scorso 28 febbraio, ospitava 675 detenuti, ben oltre la capienza regolamentare, in un contesto regionale che vede detenute complessivamente oltre 1.350 persone. A Pontedecimo i ristretti erano 147 e a Chiavari 63”.
“La nostra, presenza è una testimonianza e un segnale di solidarietà e di vicinanza agli agenti in servizio nelle carceri della provincia che operano con umanità e grande professionalità - ha ribadito Martinelli -. Altro obiettivo è rilanciare la denuncia per i problemi legati al sovraffollamento e alla mancanza di risorse per far funzionare meglio gli istituti penitenziari”.
Questa mattina il personale di Marassi è intervento per salvare la vita a un detenuto che ha tentato il suicidio mentre ieri si sono vissute ore di tensione per la protesta di alcuni detenuti barricati in cella. Per il Sappe, “sarebbe fondamentale, per dare dignità alla detenzione, che i detenuti lavorassero, tutti, così da non stare tutto il giorno nell’apatia e senza fare nulla".
"Il dato oggettivo - ha rimarcato il Sappe - è che il budget largamente insufficiente assegnato per la remunerazione dei detenuti lavoranti ha condizionato e condiziona in modo particolare le attività lavorative necessarie per la gestione quotidiana di ogni istituto penitenziario (servizi di pulizia, cucina, manutenzione ordinaria del fabbricato) incidendo negativamente sulla qualità della vita all'interno dei penitenziari. Mi sembra evidente che se i detenuti fossero impegnati nel lavoro, nello studio e in altre attività difficilmente ci sarebbero così tanti eventi critici in carcere”.
“L’integrità psicofisica dei poliziotti penitenziari impiegati nelle carceri, della Liguria in particolare, è stata messa a dura prova specialmente nei mesi di giugno, luglio e agosto di quest’anno, con numerose aggressioni subite anche negli ultimi 5 mesi”.
Per Martinelli è “fondamentale è potenziare ogni iniziativa utile alla rieducazione del detenuto, soprattutto attraverso il lavoro, ma ‘tolleranza zero’ per chi in carcere si rende protagonista di episodi di violenza. "Chiediamo che i violenti vengano ristretti in appositi istituti, dove dovrebbero scontare la pena al regime chiuso, con applicazione delle misure restrittive di cui all’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, perché mettono a rischio l’ordine e la sicurezza e, spesso, si avvalgono anche della loro posizione di supremazia nei confronti degli altri reclusi. Rivendichiamo, ancora una volta, la dotazione del taser affinché gli agenti possano difendersi dalle condotte della frangia più violenta dei detenuti».
“La polizia penitenziaria svolge un lavoro prevalentemente al chiuso e la sua eccezionalità sfugge allo sguardo dei cittadini - ha spiegato Martinelli - ma, come ha anche autorevolmente ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è chiamata quotidianamente a fronteggiare difficili situazioni di tensione e sofferenza, sempre più frequenti a causa del grave fenomeno del sovraffollamento".
IL COMMENTO
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