Cultura e spettacolo

Il protagonista è un giovane aspirante attore affetto da neurofibromatosi di tipo 1, malattia che provoca la crescita di tumori non cancerosi sul tessuto nervoso
3 minuti e 58 secondi di lettura
di Dario Vassallo

L’immagine che abbiamo di noi stessi è un concetto complesso. E’ determinata dalle opinioni degli altri o deriva da ciò che pensiamo del nostro essere? E cosa c'è in un volto? E’ lui che rivela il carattere interiore di una persona o il viso aiuta a plasmare il temperamento che ci siamo costruiti? Siamo liberi nel tracciare il nostro percorso di vita o l’educazione, l’ambiente e la forma fisica prendono alcune di queste decisioni per noi? Sono le domande che si pone ‘A different man’ di Aaron Schimberg, tanto più apprezzabili in un'epoca in cui l'inclusività è spesso enfatizzata, a volte con le migliori intenzioni, ma anche spesso abusata.

Il protagonista è un aspirante attore affetto da fibromatosi

Lo fa attraverso la storia di Edward, un giovane aspirante attore affetto da neurofibromatosi di tipo 1, una malattia che provoca la crescita di tumori non cancerosi sul tessuto nervoso. Le deformità al volto lo hanno reso timido e solitario ma la situazione cambia quando si trasferisce nell’appartamento accanto al suo Ingrid, una drammaturga in erba i cui sentimenti affettuosi per lui sembrano essere solo platonici. Scoraggiato dal fatto che non lo amerà mai, Edward si offre volontario per un programma sperimentale di farmaci che potrebbe curare la sua condizione e in breve tempo i tumori scompaiono. Deciso a cambiare radicalmente, finge la propria morte e assume una nuova identità Tuttavia, la vecchia vita continua a perseguitarlo scoprendo che Ingrid ha scritto una commedia sulla sua amicizia con lui. Morbosamente desideroso di prendere parte all'opera, si presenta a un'audizione e senza essere riconosciuto ottiene proprio la parte del sé stesso di alcuni mesi prima ma tutto si complica quando al progetto si unisce Oswald, anche lui affetto da neurofibromatosi, ma felice nel proprio corpo e deciso a vivere la vita senza che la malattia lo ostacoli: una personalità che trasuda sicurezza estroversa, cordialità e sex appeal che stupiscono Ingrid e gli permettono di sostituire lentamente in ogni modo Edward che comincia a interrogarsi su sé stesso.

Un'allegoria che ci ricorda di stare attenti a ciò che desideriamo

‘A Different Man’ è un'allegoria moderna che ci ricorda di stare attenti a ciò che desideriamo. Realizzare i propri sogni non garantisce la felicità e addirittura, come a volte accade, la realizzazione dei desideri potrebbe essere la cosa peggiore che possa capitare a una persona, soprattutto se i cambiamenti sono solo superficiali e il sé interiore rimane lo stesso di prima, schiacciato da un condizionamento sociale che ci porta a vedere l'asimmetria come bruttezza e a interiorizzare la bruttezza come disumana. In tutto questo guazzabuglio Schimberg mantiene un tocco leggero e ironico in una storia che avrebbe potuto facilmente trasformarsi in un triste racconto morale. Se inizia sfruttando lo stesso tipo di pietà che ha sostenuto ‘Wonder’ o ‘The Elephant Man’ e tanti altri film su come anche le persone dall'aspetto atipico abbiano dei sentimenti, sposta questa prospettiva quasi subito per usare la pietà come un’arma contro il pubblico, come un impedimento all'empatia, piuttosto che come un percorso per raggiungerla. 

Esplora gli stati d'animo dei 'diversi' 

In quest’ottica, è più stuzzicante interpretare ‘A Different Man’ come una satira oscura e coraggiosa che sviscera i luoghi comuni del tipo "la bellezza è negli occhi di chi guarda" mentre esplora con sensibilità lo stigma che circonda i cosiddetti ‘diversi’, una fiaba moderna malinconica e febbrilmente intricata, un luna park caleidoscopico che mette sul piatto passato e presente, salute mentale e follia, sogni e incubi, malinconia e malizia disegnando un racconto ammonitore e fantastico su "fai attenzione a ciò che desideri". Ci domanda cosa significhi essere "normali" e se usareuna bacchetta magica e correggere quelle stesse qualità magari aberranti che ci distinguono sia davvero qualcosa di utile. 

Mette in discussione il modo in cui guardiamo noi stessi

Schimberg riesce a prendere le distanze da ogni paternalismo compassionevole e, tanto meno, da ogni presa in giro, il che è degno di lode. Ciò di cui il protagonista aveva bisogno non era un volto nuovo, ma imparare a definirsi attraverso le sue azioni, non attraverso il suo aspetto. E se si rivela una persona banale, una volta superata la malattia non viene trattato come un eroe tragico ma piuttosto come un uomo mediocre. Sebbene ‘A Different Man’ si collochi eticamente ed esteticamente molto al di sotto di ‘The Elephant Man’ condivide con il film di Lynch l'interesse nell'osservare le implicazioni di ciò che è diverso in un ambiente sociale che tende all'omogeneo e allo standardizzato mettendo in discussione in modo stuzzicante il modo in cui gli altri ci guardano e, cosa ancora più importante, il modo in cui guardiamo noi stessi.

 

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