E' un classico del cinema muto, Stella Dallas diretto da Henry King e interpretato da Belle Bennet, Ronald Colman e Douglas Fairbanks jr., che la Biennale di Venezia ha scelto per la tradizionale serata di preapertura della Mostra del Cinema presentato ieri sera in prima mondiale nel nuovo restauro digitale realizzato dal Museum of Modern Art di New York e dalla Film Foundation americana presieduta da Martin Scorsese. Una proiezione accompagnata dall’esecuzione dal vivo della colonna sonora composta per l’occasione dal musicista inglese Stephen Horne eseguita dalla Gaga Symphony Orchestra.
Girato nel 1925, un periodo in cui i ‘ritratti di donne’ non erano considerati degni di attenzione, il film fu tuttavia uno dei maggiori successi popolari del cinema muto hollywoodiano, non a caso rifatto due volte: la prima nel 1937 con Barbara Stanwyck nel ruolo della protagonista, poi nel 1990 nell'interpretazione di Bette Midler. Ma non c’è dubbio che la prima versione sia di gran lunga superiore alle successive, grazie soprattutto alla regia di Henry King che sfruttò nel modo migliore le potenzialità espressive sviluppate dal linguaggio del cinema muto al vertice della sua evoluzione estetica, prima dell’avvento del sonoro. E oggi, quasi un secolo dopo, il film ha assunto lo status di un classico.
Stella Dallas - una madre della classe lavoratrice che compie un estremo sacrificio per assecondare le ambizioni sociali della figlia - divenne una delle figure più celebri della cultura americana da quando il romanzo di Olive Higgins Prouty apparve nel 1923. Tanto che in poco tempo seguirono un adattamento teatrale e questa versione cinematografica. Il film è un potente atto d’accusa nei confronti delle rigide barriere che persistevano nella prosperosa America degli anni ’20. Di famiglia operaia Stella si sposa con il figlio di un banchiere alzando il suo status sociale e fa di tutto per elevarsi al suo rango rivelandosi però incapace di adattare il proprio comportamento agli standard borghesi del marito. Così il matrimonio rimane solo di facciata e i due vivono separatamente. Ad unirli resta la figlia Laurel che Stella adora ma che con i suoi comportamenti e le sue abitudini finisce involontariamente per danneggiare. Quando la ragazza si fidanza con un affascinante rampollo dell’alta società il dilemma della protagonista diventa drammaticamente chiaro: solo rinunciando alla sua vita potrà assicurare la felicità alla figlia.
Un film dunque sull'amore materno e il sacrifico che ci mostra una società nella quale le differenze di classe pesano come macigni e dove chiunque non obbedisca a determinati canoni viene brutalmente estromesso. Grazie ad una sceneggiatura al femminile, quella di Frances Marion, la pellicola mostra una particolare sensibilità nei confronti della violenza emotiva di offese, sottovalutazioni e mancanze che Stella è costretta ad affrontare mentre la regia di King indirizza l’azione verso uno degli sviluppi più visivamente ed emotivamente incisivi nel regno del melodramma. Al momento della sua uscita, un critico definì Stella Dallas un film di "dolorosa bellezza". Vedendo il finale dove la donna guarda da lontano, attraverso una inferriata, come fosse un'estranea, il matrimonio dell'amatissima figlia, davvero non gli si può dare torto.
IL COMMENTO
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