A Genova, e non solo a Genova, a meno di non essere una vera e propria istituzione, andare avanti per più di un secolo è impossibile. E invece la Baistrocchi – la compagnia teatrale più antica d'Italia - festeggia felicemente e in gran forma i suoi centodieci anni. Non solo il gruppo più scatenato e simpaticamente scalcagnato che sia possibile vedere sul palcoscenico ma un vero e proprio simbolo del capoluogo ligure come la farinata, il pesto o addirittura la stessa Lanterna. Forse addirittura qualcosa di più, l’elemento esteriore che incarna l’anima più simpaticamente trasgressiva e dunque meno appariscente di una città che è considerata, per il resto, very british, sempre molto controllata e attenta alle emozioni, ricreando invece ogni volta quel singolare mélange di satira e goliardia, parodia e travestitismo che vanno ben al di là di una semplice contingenza spettacolare per trasformarsi in patrimonio culturale di un’intera città.
Era il 1912 quando Mario Baistrocchi fondò l’AGU (Associazione goliardica universitaria) per esprimere in maniera concreta lo spirito ribelle che solitamente accompagna il periodo degli studi. Si era alla vigilia della prima guerra mondiale dalla quale Baistrocchi tornò purtroppo soltanto con un’onorificenza alla memoria. Fu allora Luca Ciurlo, nel ‘22, ad intitolare all’amico scomparso la creatura che lui stesso aveva contribuito a far vivere. Senza contare che nel corso del tempo hanno fatto parte della Compagnia due senatori del Regno (Maccaggi e Maragliano), politici come Biondi e Cattanei, artisti del calibro di Fabrizio De André, Umberto Bindi, Enzo Tortora e in tempi più recenti Ugo Dighero e Maurizio Crozza.
Per il suo importante compleanno la 'Bai' rende onore a se stessa con "Che Fiesta... 110 Años" andato in scena con gran successo al Teatro Sociale di Camogli. Come sempre non una commedia musicale né un musical vero e proprio, quanto piuttosto un divertente cabotaggio intorno al mondo del varietà, della rivista e soprattutto dell’avanspettacolo, incarnandone l’anima più genuina e dilettantistica e ripetendo un copione pressoché immutabile, un’idea di base e su di essa un canovaccio intorno al quale ruota una sarabanda di battute, scenette e siparietti musicali dove a farla da padrone è la freschezza di invenzioni e la trascinante comunicativa. Con la conclusione come sempre sotto il segno del cancan più sfrenato, con il quale si possono occhieggiare le grazie (si fa per dire) delle consuete ‘12 Bluebruttes Vomitables Girls 12’.
"Qui ospitiamo ogni genere teatrale - afferma il direttore artistico del 'Sociale' di Camogli Giuseppe Acquaviva - e dunque siamo contentissimi di tenere a battesimo questo nuovo spettacolo che poi avrà un seguito molto importante in tutta la Liguria. Partiamo dal presupposto di portare la gente a teatro e trovare la strada di un servizio che noi consideriamo un 'servizio pubblico' per cui cerchiamo di andare incontro ai gusti delle più varie tipologie di spettatori".
Un'idea di base, si diceva, e quest'anno non poteva che essere il Festival di Sanremo che diventa però quello della Baistrocchi ricordando alcuni dei momenti più felici della compagnia. Dunque a presentare non Amadeus ma Bacci (e cioè Edo Quistelli, autore regista e interprete dello spettacolo) e accanto a lui nè Chiara Ferragni né Paola Egonu ma piuttosto l'immancabile Raffaella Carrà e Drusilla Foer, una che di trasgressione se ne intende, interpretate naturalmente da attori en travesti. Lo spettacolo, come indica il titolo, è una festa tra lo spagnolo e il messicano ricca di canzoni che hanno fatto ballare intere generazioni e 'ospiti' che si alternano sul palcoscenico, da Cristiano Malgioglio con le sue mise sgargianti e appariscenti a Paolo Fox che snocciola oroscopi del tutto improbabili.
Nè mancano beffarde trasposizioni di trasmissioni tv di successo (I 'Quattro ristoranti' di Alessandro Borghese diventano quattro osteriacce del centro storico) e, data la situazione, video di auguri da parte di chi ha calcato negli anni recenti questo palcoscenico unico: Enzo Paci, Maurizio Lastrico, Antonio Ornano e altri ancora: "Diamo vita ad una sarabanda ricca di sketches - dice Quistelli - come quello, un nostro classico ma riadattato, del funerale: il morto negli spettacoli della Baistrocchi c'è sempre tanto che quest'anno abbiamo anche come sponsor Asef che per noi vuol dire Adesso Siete Eternamente Fottuti". Insomma, tutto sotto il segno di un'ironia unica, né esportabile né imitabile. Perché, altro che Sanremo: è la Bai che è la Bai.
IL COMMENTO
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