GENOVA - Il surrealismo del grande maestro Emmanuel Radnitzky, in arte Man Ray, viene celebrato a Genova in una mostra di Palazzo Ducale davvero a 360 gradi sull'intera carriera dell'artista, nato a Filadelfia nel 1890 e morto a Parigi nel 1976. Non solo fotografo come lo ricorda la storia dell'arte, ma anche pittore, scultore e regista d’avanguardia. Ecco perché lo sguardo di questo allestimento, firmato da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova e Suazes, impresa culturale e creativa con la quale Fondazione è alla sua quinta collaborazione, è improntato sul mondo di Man Ray "su tutta la sua ironia, la sua attenzione anche sensuale, la sua voglia di rompere gli schemi in una mostra che sarà visitabile solo qui a Genova", tiene a sottolineare il direttore di Palazzo Ducale Serena Bertolucci, oggi doppiamente felice dopo il riconoscimento arrivato da Roma al progetto presentato per questo 2023.
"Questo infatti sarà il primo passo di Genova capitale del libro 2023 e questa mostra ospita appositamente una serie di volumi surrealistici straordinari: il progetto che abbiamo presentato lo avremmo fatto comunque, per cui eravamo già pronti, ma di certo è un motivo in più per venire in visita a Palazzo e non solo"
La mostra – curata da Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola – raccoglie circa 340 pezzi, fra fotografie, disegni, dipinti, sculture e film: e allora si va dai suoi autoritratti alla più nota "Le violon d’Ingres", fino ad arrivare alla sala con i 50 ritratti della moglie Juliet, esercizi di stile dalle tecniche più disparate. Un vero e proprio viaggio che racconta l'arte più contemporanea, che si intreccia con i grandi protagonisti dell’arte della seconda metà del Novecento come Andy Warhol, David Hockney e Giulio Paolini, che ci porta tra New York e Parigi, ma anche tra dadaismo e surrealismo, tra creatività e immagini oniriche. Non mancano quindi i ready made, ma anche le pellicole storiche proiettate in un ambiente autonomo quali – tra le altre – Le Retour à la raison (1923), Emak Bakia (1926), L'Étoile de mer (1928) e Les Mystères du château du dé (1929). Protagonisti anche i libri surrealisti: "libri che sapranno stupire, con grafiche particolari, composti da tanti piccoli pezzi e che sapranno far capire che anche il libro è arte", aggiunge Bertolucci che spera questa mostra possa lasciare qualcosa di speciale nei visitatori.
"La curiosità, in primis, nei confronti di un secolo che Man Ray ha attraversato tutto in una vita densa di momenti importanti: spero che tutti possano innamorarsi di quest'epoca, perché Genova ha bisogno di guardare al contemporaneo"
Il catalogo, edito da Dario Cimorelli Editore, contiene la riproduzione di circa 150 opere, i saggi dei due curatori e un saggio di Matteo Fochessati dedicato al fondamentale rapporto tra Man Ray e l’editoria d’arte: si tratta di una delle tante particolarità della mostra, nella quale sono esposti alcuni dei preziosi volumi composti da Man Ray insieme ai compagni di strada surrealisti, tra cui i celebri e scandalosi Facile e 1929, realizzati con i poeti e amici Paul Eluard, Benjamin Peret e Louis Aragon.
In serata la mostra ha aperto ufficialmente le porte al pubblico e ha presenziato all'inaugurazione anche il presidente della Regione Liguria e assessore alla cultura Giovanni Toti: "Quello che stiamo vivendo è un momento felice per Palazzo Ducale ma più in generale per l’offerta culturale che sta mettendo in campo questa città. La mostra che si è appena conclusa su Rubens e quella che la sostituisce oggi dedicata a Man Ray, ma anche la programmazione dei teatri, con una grande Orestea in scena la settimana prossima al Teatro Nazionale, tutto questo dimostra come Genova stia diventando una città in cui evidentemente l’arte si sente di casa, e io credo che la cultura sia davvero un motore importante: non è solo un arricchimento intellettuale ma anche concreto, è capacità di attrarre turisti e mettere in sintonia tanti mondi e quindi è motore di crescita e sviluppo, di creazione di nuove professionalità, e questo deve essere al centro dello sforzo di tutti noi". Con lui anche il presidente di Palazzo Ducale Beppe Costa. "È un artista di origine russa, di cultura ebraica, che cresce in una New York poliglotta e policulturale: in qualche modo, se vogliamo – prosegue Toti - è possibile identificare questa mostra anche con lo spirito di Genova che è una città aperta, una città portuale, dove le culture si incrociano. Il fatto che al Ducale si passi dal grande barocco al surrealismo e al dadaismo dà l’idea – conclude - della capacità polifonica di questa Istituzione di saper mettere insieme espressioni molto diverse".