GENOVA - L'uomo prima della vittima, il fotografo prima dell'operaio, la passione per i viaggi prima che quella del sindacato: così Guido Rossa viene restituito alla città di Genova in una mostra che a Palazzo Ducale racconta cosa ci sia stato prima di quell'omicidio del 24 gennaio 1979- che segnò la svolta della storia delle Brigate Rosse - e quale fosse la storia personale di quel piemontese trapiantato in Liguria.
"Quello che voleva il terrorismo è che le persone uccise venissero ricordate in quella tragica e terribile ultima immagine"
"E ricordarle in questo modo non fa giustizia a tutte quelle vittime che hanno sacrificato la loro vita per un ideale", commenta il direttore Serena Bertolucci, che è lieta e orgogliosa di poter ospitare gli scatti all'interno della Sala Liguria. "Ringraziamo la famiglia Rossa che ha voluto fortemente questa cosa, restituendo così l'attenzione alle piccole cose che costituiscono un grande insieme, come dopo sarà la sua attenzione alla fabbrica".
La grande passione per l'alpinismo, l'amore per il mare, il confronto con la realtà del Nepal: un vero e proprio viaggio introspettivo in cui sarà possibile anche ascoltare la voce di Guido Rossa e il suo racconto di quella spedizione del 1963 per il centenario del Cai, che tentò, senza riuscirvi, di conquistare la vetta del Langtang Lirung e in cui due escursionisti persero la vita. Un'esperienza che segnò i suoi anni a venire, di cui, però, c'è solo qualche scatto.
"Una delle cose belle e sorprendenti di Guido Rossa è il fatto che ha sempre interpretato la fotografia come una maniera per non parlare di quelle cose", spiega lo storico Sergio Luzzatto che, dopo aver realizzato un ritratto puntuale di Rossa per Einaudi, ha curato l'allestimento assieme a Gabriele D'Autilia. "Troviamo qualche bandiera rossa nelle manifestazioni o i bambini mentre giocano alla guerra in strada sotto alla scritta 'Morte al fascismo', ma nella sua vita personale seppe scindere le cose".
"Separando la vita da operaio da quella di fotografo, ha finito per raccontare un'altra storia"
La mostra sarà visitabile fino al 20 febbraio 2022, mentre proseguono Escher che ha quasi superato quota 62 mila visitatori, Hugo Pratt e Pasolini: il bilancio resta stabile e c'è voglia di lasciarsi alle spalle le difficoltà della pandemia per lavorare ai prossimi progetti, da Monet a Rubens e il Barocco, anche se non mancheranno altre sorprese. Soddisfatto anche Luca Bizzarri, presidente di Palazzo Ducale che va verso la conclusione del suo mandato: "Palazzo Ducale è vivo, non si è mai fermato in questi ultimi due anni nonostante il Covid-19 ed è il punto di riferimento per i genovesi e per i turisti di passaggio in città. Questa mostra è un altro tassello importante e mi auguro che quella di Genova possa essere solo la prima tappa di molte, visto l'alto valore delle fotografie presenti".
IL COMMENTO
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