Cultura e spettacolo

Tom Cruise torna al cinema per la settima volta nei panni dell'agente Ethan Hunt
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di Dario Vassallo

Quando tutto ebbe inizio nel 1999 credo nessuno avrebbe mai creduto che ventiquattro anni dopo il mondo si sarebbe salvato ancora una volta grazie a Tom Cruise. Eppure eccoci di nuovo qui con l'attore nei panni dell'agente Ethan Hunt ad ergersi da solo come un baluardo contro i film d'azione pigri e cinici nella loro costruzione che spesso vediamo oggi, una delle poche solide opzioni per continuare ad appassionarsi ai film di spionaggio e d'avventura (vedi 'Top Gun Maverick' dell'anno scorso), l'unico uomo sulla Terra disposto a tentare l'impossibile senza mettere in discussione le motivazioni di coloro che richiedono i suoi servizi. Questo è ciò che ha portato avanti il franchise da miliardi di dollari di 'Mission: Impossible' che torna per la settima volta con 'Dead Reckoning Parte uno' senza perdere slancio, a differenza ad esempio della serie 'Fast and furious' che si sta esaurendo per consunzione, sopravvissuto a sei James Bond, parecchi Batman e all'intero universo dei DC Comics.

Il cattivo questa volta non è una persona, ma un'onnipotente intelligenza artificiale conosciuta come l'Entità che all'inizio inganna un sottomarino russo super avanzato facendogli distruggere se stesso. Questa intelligenza artificiale può essere manipolata con una chiave divisa in due metà inseguita da tutti che continua a passare di mano in mano durante i 163 minuti del film. Ma dal momento che Hunt non può trattare direttamente con l'Entità, ecco una manciata di scagnozzi umani che ne eseguono gli ordini tra cui un personaggio che si collega al suo passato rendendo la missione più personale rispetto alle precedenti.

Questa sinossi non può però minimamente coprire i colpi di scena, le svolte e le rivelazioni racchiuse nel film, un meccanismo d'azione che si muove continuamente. Piuttosto che replicare l'eleganza di 'Rogue Nation' o la maestosità di 'Fallout', il regista Christopher McQuarrie e il co-sceneggiatore Erik Jendresen hanno realizzato un thriller ingannevolmente semplice che in realtà si dipana come un cubo di Rubik, un puzzle quasi infinito di bugie, inganni e mistero che sottendono scene sempre più elaborate facendo rimbalzare l'uno contro l'altro i buoni, i cattivi e quelli così così. In questo modo il macguffin di turno (ovvero l'espediente narrativo che dà il via alla situazione, termine reso famoso da Hitchcock negli anni Trenta del secolo scorso) è importante fino a un certo punto perché ciò che conta davvero sono i personaggi, le situazioni in cui si trovano, i loro conflitti interiori e come cambiano durante il viaggio.

Mentre la serie si è essenzialmente riavviata nel suo quarto capitolo, cambiando tono e stile in modo significativo, questo settimo film si ricollega molto abilmente e più di ogni altro all'originale di Brian De Palma del '96 come se stesse unendo le due metà del franchise. Non una storia sulle origini, ma qualcosa che recupera il senso di ciò che era stato l'eccellente 'Casino Royale' per James Bond nel modo in cui svela il lato più oscuro di un personaggio amato senza tradirlo o trasformarlo in qualcos'altro e senza dimenticare acrobazie temerarie e adrenalinici viaggi su spericolate montagne russe. In definitiva 'Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno' è un'epica avventura d'azione, artigianato d'avanguardia, narrazione emozionante, il manifesto di un intrattenimento popcorn e un blockbuster intelligente e spettacolare. Finora le due ore e mezza più veloci dell'anno.