"Barbie" di Greta Gerwig ha già vinto. E non stiamo parlando né di premi né di incassi, ma nell'aver portato centinaia di bambine, ragazze, mamme (e anche qualche papà) nelle sale cinematografiche a metà luglio. In un momento in cui il cinema vede file sempre più vuote, anche a causa delle piattaforme streaming che hanno preso il sopravvento portando su smart tv, pc e cellulari centinaia di film e serie tv, le poltrone rosse e le sedie a sdraio dei cinema all'aperto sono stati invasi da outfit rosa e sbrilluccicosi. Un vero e proprio film evento che se ancora non avete visto è da non perdere, perché cerca di soddisfare le aspettative sia di chi ama una delle bambole più conosciute al mondo sia di chi la odia. Ed è forse anche per questo motivo che è facile rimanere delusi se si parteggia troppo per una delle due parti.
Da una parte c'è l'universo perfetto di Barbie, dove ogni donna può finalmente essere ciò che vuole, tra outfit da urlo, case da sogno, macchine, 'serate tra ragazze' e party. E Ken è solo un accessorio. Dall'altra, invece, c'è la vita reale dove si fanno i conti con la cellulite, le rughe, i salti mortali tra famiglia e carriera, stipendi troppo bassi e cda di soli uomini. Ed è curioso che sia proprio un cda di maschi ad aver disegnato l'universo utopistico tutto pink dove le bambine si illudono di poter essere ciò che vogliono. Ma è davvero un mondo perfetto quello che sogniamo? E la perfezione dove sta? Il film, tra momenti 'musical', battute esilaranti, riflessioni, citazioni per cinefili, cerca di proporre una critica ad un mondo pensato in blu e rosa.
Autocritica, ironia, femminismo sono gli ingredienti che compongono questa grandissima operazione di marketing, capace di rilanciare "Barbie" sul mercato, in un mondo che si colora di rosa ma che è ben consapevole di quante conquiste ancora le donne debbano fare. E se per realizzare le scenografie del film è andata tutta esaurita la vernice rosa, ora è la moda dell'estate a tingersi di tutte le tonalità, dal fucsia più acceso al pesca. Anche se il vero must che potrebbe andare a ruba è il maglioncino "Kenough".
La Barbie di Margot Robbie è anticonformista nel suo conformismo più assoluto, è l'eterna Coppelia che sogna il sogno di tutte le bambole. Con rughe, cellulite e, perché no, magari anche le gioie e i dolori di diventare mamma - cosa talmente rivoluzionaria che le Midge sono fuori produzione dal 1967. Ma capisce anche cosa non vuole nel suo universo rosa pantone, grazie alla sua 'amica', che meglio non poteva essere interpretata se non da America Ferrera, l'ex "Ugly Betty". Il film è capace di rendere attuale una delle bambole più 'longeve' e rivoluziona anche la figura di Ken, ben cucito su Ryan Gosling, in un mondo -anche quello dei giocattoli- alla ricerca della propria identità.
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