Cultura e spettacolo

Il comico livornese si confessa a Primocanale
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di Dario Vassallo

Incomprensioni, gelosie, rancori e - perché no? - cattiverie: tutto ciò insomma che spunta in maniera prepotente quando un rapporto d'amore prende una piega negativa. In 'Completamente spettinato', presentato con successo al Teatro Sociale di Camogli, Paolo Migone racconta l’eterno gioco tra uomini e donne in chiave autobiografica e attraverso il filtro della sua comicità corrosiva: "Nei tanti anni di Zelig mi ero specializzato nel rapporto uomo-donna, su quanto è difficile vivere insieme con l'altro sesso e quindi ci gioco sopra dopo aver anche raccolto molte testimonianze di amici. Tutta roba vera, storie magari un pò esagerate ma che vengono dalla realtà".

C'è anche qualcosa di autobiografico? "Sì, sì, naturalmente. Il che mi crea un pò di sofferenza perché anche io ho avuto problemi con mia moglie, non è andata come doveva andare per cui è diventata una cosa abbastanza tragicomica".

Questo spettacolo può quindi servire anche come autocoscienza liberatoria? "La domanda è difficile. Io sono diviso a metà perché molti miei amici si accontentano di quello che hanno avuto, diciamo che in loro c'è un moto rettilineo uniforme, una situazione che che mi ucciderebbe piano piano. Invece, essendo artista e anche un pò pazzo ho deciso di rischiare e voglio l'accelerazione. Ho 67 anni ma continuo ad avere un cuore dentro che non sa niente, non sa quanti anni ha e dunque si può sempre innamorare e farmi vivere grandi passioni".

Quando hai scoperto di far ridere? "In prima liceo, quando imitavo il professore prima che entrasse in aula anche se mi ricordo che pure alle medie i miei compagni di classe ridevano quando facevo Ungaretti che leggeva le poesie in tv. Ce l'ho sempre avuto questa voglia, per me far ridere è voler bene".

In questo periodo così complicato far ridere è più semplice o più difficile? "Guarda, io sto entrando nella categoria dei vecchi, sono un giovane vecchio nella quarta fase della vita, l'ultima prima del sipario e non sono per niente ottimista nel senso che questa tecnologia sui computer, questa velocità non ci sta portando a essere più sereni. Abbiamo perso la semplicità. La finzione, le bugie che arrivano attraverso i telefonini e i computer sono un vero pericolo per i giovani. Io mi sento protetto perché non sono cresciuto con i cellulari ma questa bassezza di Tik Tok e la banalità di tante situazioni mi inquietano. Basta sentire Elon Musk che sta promettendo cose assurde. Ci sono milioni di anni di filosofia e questo qui spara cazzate dicendo 'smettete di lavorare, vi faccio guadagnare 5000 dollari ogni due giorni perché il motore del mondo oggi sono i soldi'. Chissà quanta gente è riuscita a corrompere. Per me andrebbe arrestato. Subito".

Suo padre, che è genovese, le ha dato spunti per la comicità? "Sicuramente. E' di Sampierdarena, poi i migliori vengono sempre da Genova, il nonno di tutti noi comici è Beppe Grillo. Però ho avuto anche una marcia in più: l'ironia cattiva dei livornesi. Sono un mix di queste due cose, già a Viareggio non sono cattivi come noi. A Livorno sono terribili, ti faccio solo una battuta che fra l'altro ha coniato un mio amico: chi tromba soltanto la moglie non vuol bene nemmeno ai suoi figlioli. Penso che una frase più cruda di questa non esista al mondo".

Che cos'è per te la comicità? "E' tutta la mia vita, mi commuovo perfino a dirlo"