Cultura e spettacolo

Il grande Maestro raccontato da chi è stata con lui per trentaquattro anni
2 minuti e 31 secondi di lettura
di Dario Vassallo

In un appuntamento come il ‘Riviera International Film Festival’ che programmaticamente si rivolge ai giovani con un concorso dedicato agli ‘under 35’ è significativo che ci si rivolga anche al passato, e in particolare ad un grande Maestro che ha contribuito ad alimentare la stagione più straordinaria che il cinema italiano abbia mai vissuto: Michelangelo Antonioni, omaggiato con la proiezione di ‘Zabriskie point’ e ‘Blow up’ e con un incontro con colei che è stata la sua compagna per 36 anni, Enrica Fico.

Noi conosciamo l’Antonioni regista ma chi era veramente Michelangelo? “Un uomo vero. A volte faccio vedere le sue migliori interviste ai giovani amici dei miei nipoti che sono persone che hanno una forte energia. Ebbene, la loro energia la ritrovano nella forza che aveva Michelangelo, un vero gigante. In tutte le sue manifestazioni emergeva la sua energia, era nato per fare cinema e amare le donne e quindi sono stata fortunata ad essere amata da lui perché anche i suoi sentimenti erano giganteschi: c'era la voglia, l'urgenza di conoscere e capire cosa stava succedendo”.

Rivede i suoi film? “Oggi ho accompagnato mio nipote a vedere ‘Zabriskie point’ e sono ringiovanita perché sono tornata a momenti passati ricordando la forza di Michelangelo che era anche quella di raccontare con grande onestà quel tempo facendoci capire cose che tu non avevi mai capito. Mi piace molto rivedere i suoi film, mi ha insegnato lui a riguardare il suo cinema”.

Lui riguardava i suoi film? “Li faceva come se non fosse lui a farli. La macchina da presa aveva un sentimento, ma non il suo sentimento quanto piuttosto quello di un artista che intuiva cose, che viaggiava al di fuori di se stesso e del suo ‘ego’ che pure era stratosferico. Nel momento in cui doveva fare arte, si affidava alla pura intuizione”.

Nella vita privata qual era il suo maggior pregio? “Il coraggio, era un uomo veramente coraggioso, non aveva paura di niente, al contrario mio che invece ero piena di paure. Lui invece faceva qualsiasi cosa. Per esempio soffriva un po' di claustrofobia ma trovava comunque la maniera di superare questo handicap. Ha girato anche molti film difficili fisicamente, basti pensare alla scena finale di ‘Zabriskie point’ con un’esplosione con la dinamite filmata con diciannove macchine da presa. Anche questo è segno di grande coraggio: una scena che non poteva essere ripetuta, segno di grande temerarietà”

Che difetti aveva? “Non era romantico e non era generoso nei sentimenti come avrei voluto perché aveva un rigore e una morale che erano ferrei. Era ferrarese e i ferraresi sono un po' come i genovesi, lo posso dire perché sono nata a Cavi di Lavagna: avari nel mostrare i sentimenti”

Cosa direbbe Michelangelo del mondo e del cinema di oggi? “Me lo chiedo anch’io ogni giorno: che film farebbe? Penso che avrebbe fatto un film su questa incertezza che viviamo, sul nostro non sapere niente di dove stiamo andando. In qualche modo avrebbe trovato una storia per raccontare tutto questo”

 

 

 

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