Cultura e spettacolo

Un viaggio tra le sue fotografie in compagnia dei curatori Ilaria Bonacossa e Giovanni Battista Martini
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di Dario Vassallo

Genova che emerge nelle sue sfaccettature inaspettate col racconto del mondo del lavoro e degli aspetti della vita culturale e sociale ma anche reportages dall'estero – India, Afghanistan, Venezuela e Regno Unito – per comprendere il mondo e la condizione umana: é la realtà che ci ha mostrato la genovese Annalisa Carmi, meglio conosciuta come Lisetta, una delle più straordinarie fotografe del secolo scorso, che si dispiega agli occhi del visitatore – tra camalli, travestiti in via del Campo e campi profughi palestinesi - nella mostra 'Molto vicino, incredibilmente lontano', titolo che riecheggia quello di un noto romanzo di Jonathan Safran Foer, che Palazzo Ducale le dedica nel centenario della nascita, ospitata nel Sottoporticato fino al 30 marzo 2025 (da martedì a domenica 10-19).

La mostra 'Molto vicino, incredibilmente lontano' a Palazzo Ducale

Una delle più importanti fotografe del Novecento

Non a caso Lisetta Carmi oggi è al centro di una inarrestabile riscoperta da parte del mondo dell’arte contemporanea tanto da essere considerata, a ragione, una delle più importanti fotografe del Novecento. L’attenzione recente verso il suo lavoro, presentato in importanti musei e fondazioni, si lega infatti a un rinnovato interesse nei confronti delle questioni di genere e di inclusione che caratterizzano il dibattito culturale contemporaneo. E' un viaggio attraverso circa 200 immagini iconiche e inedite che vuole sottolineare il profondo legame con la sua città dove ha svolto per una ventina d’anni la professione di fotografa e da dove è partita - sempre da sola - per i suoi viaggi nel mondo: lavori fondamentali per la fotografia di reportage non solo italiana dove viene documentato per la prima volta un mondo proletario che fino ad allora era rimasto invisibile agli occhi di molti. Le fotografie esposte raccontano di amore e comprensione nei confronti dell’essere umano e della volontà di capire, da persona libera, la realtà senza pregiudizi. In dialogo con le fotografie in bianco e nero, le immagini a colori, per la maggior parte inedite, mostrano un approccio diverso alla sua ricerca fotografica. L’attenzione alla fisicità dei soggetti si espande in riflessioni poetiche, senza mai perdere il portato politico e il potere, proprio del medium fotografico, di agire sulle nostre coscienze.

Il design si concentra sul concetto di muro

L’allestimento è realizzato dallo studio 'Drama Y Comedias' che ha trasformato lo spazio del Sottoporticato ideando un percorso che non è una semplice mostra fotografica, ma una vera e propria esposizione di arte contemporanea. Il design si concentra sul concetto di muro, sia come struttura fisica che come spazio metaforico e ogni stanza invita gli spettatori a considerare i muri come dispositivi di divisione e connessione, interfacce pubbliche costantemente soggette a riscritture sociali, inevitabilmente politiche. Dopo Berthe Morisot, le telecamere di Primocanale sono tornate a Palazzo Ducale per testimoniare la grandezza di questa artista insieme ai due curatori: Ilaria Bonacossa, che di Palazzo Ducale è anche la direttrice, e Giovanni Battista Martini.

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