La spiaggia di Boccadasse affollata come in una bella giornata di primavera già da sabato (vedi foto). Il sole e le temperature gradevoli di questi giorni hanno spinto tanti a fare una passeggiata nel caratteristico borgo genovese. Stessa situazione nelle riviere di Levante e Ponente della Liguria con turisti consapevoli arrivati dalle vicine Piemonte e Lombardia. Gli appelli delle istituzioni alla responsabilità e al senso civico di ogni cittadini sembrano essere stati letteralmente inascoltati.
L'emergenza coronavirus non ferma le persone. Il governatore della Liguria Giovanni Toti in prima pesona aveva richiamato tutti alla responsabilità sottolineando che questo "non è il momento di gite e scampagnate. Dobbiamo lavorare insieme con responsabilità per limitare i contagi: se ci riusciremo nelle prossime settimane poi torneremo tutti felici alla Liguria che amiamo piena di vita e di allegria. Ora aiutiamo tutti i nostri sanitari e la nostra Protezione Civile, che anche oggi stanno lavorando senza sosta. Non dobbiamo avere paura, se non delle nostre azioni sconsiderate", ha sottolineato Toti (LEGGI QUI).
Un appello simile era arrivato anche dal sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri. Destinatari, tutti quei cittadini che hanno raggiunto la riviera in questi giorni dalle città che il nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri ha definito in 'zona rossa'. "Faccio appello a tutti affinché abbiano il senso civico e la responsabilità di non uscire dai propri domicili". Sanremo in questo periodo è frequentata da cittadini del nord che lasciano le loro zone per trascorrere un periodo di vacanza approfittando del clima mite della riviera: molti in hotel altri nello loro seconde case. "Chiedo un alto senso di responsabilità e di mettere in atto tutte le misure indicate per contenere il virus, senza costringere l'autorità pubblica a intervenire. La situazione, per chi ancora non lo avesse compreso, è molto complessa", ha puntualizzato il primo cittadino sanremese.
Fatto sta che le località turistiche della Liguria hanno visto un alto afflusso di persone. Il rischio, come sottolineato ormai in modo abbastanza chiaro dalle istituzioni e soprattutto dagli esperti, è la possibilità di contagio del Covid-19 da una persona all'altra e di conseguenza il rischio di sovraffollare le strutture sanitarie nazionali che - in caso di una crescita esponenziale di infetti che necessitano di cure ospedaliere - rischierebbero di non essere più in grado di gestire i pazienti. Le notizie della bozza del decreto poi siglato dal Governo con le nuove misure restrittive che di fatto ha chiuso la Lombardia e altre 14 province (LEGGI QUI) ha scatenato l'istinto alla partenza, con la gente che ha letteralmente preso d'assalto le stazioni ferroviarie lombarde per uscire dalla 'zona rossa' prima dell'entrata in vigore della misura.
Alcuni si sono diretti proprio verso la Liguria dove hanno villette al mare, o ancora in camper, come racconta la cronaca dell'intero fine settimana. Molti altri invece si sono diretti verso il Sud, nelle loro città di residenza o provenienza. "Sono per avere un pugno duro rispetto ad atteggiamenti che non sono tollerabili. Per esempio persone che risultano positive che se ne vanno in giro. Io sono perché le istituzioni abbiamo un pugno molto duro. Il virus non è uno scherzo. Abbiamo bisogno di comportamenti corretti dappertutto", ha commentato in modo duro il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Ma il sigillo definitivo sulla situazione lo mette ancora il governatore Toti al termine di una giornata surreale. "Leggere un Consigliere Regionale del Tigullio, Tosi, ovviamente del Movimento Cinque Stelle (chi altri??) che lamenta l'arrivo dei lombardi in Liguria, causato proprio dal Decreto varato dal suo Governo a Roma, e' surreale. Quel Decreto poteva stabilire limiti agli arrivi, non ci hanno neppure pensato. E ora chi ha fatto il danno chiede a noi che non abbiamo poteri e mezzi per rimediare di metterci una pezza. Faremo anche questo ma, cialtroneria, ignoranza, parole a vanvera, idiozie varie di questi tempi non sono tollerabili. I buoni consigli sono ben accetti da tutti, le stupidaggini che fanno perdere tempo e stanno uccidendo il Paese no. Chi dice simili idiozie faccia la cortesia di autoisolare il cervello dalla bocca e dalla mano che scrive. Quando i nostri medici avranno tempo visiteranno anche lui: non per il virus!", ha scritto sul suo profilo Facebook.
LA SITUAZIONE A MILANO - La paura "di non riuscire a partire" e di "rimanere isolati e lontani" dalla propria famiglia, la "rabbia per la mancanza di informazioni precise". E' con questo stato d'animo che le persone hanno affollato le stazioni di Milano Centrale e Porta Garibaldi per prendere il primo treno disponile dopo l'entrata in vigore del decreto che di fatto chiude la Lombardia e altre 14 province per l'emergenza Coronavirus. Tra addetti alla sanificazione che girano per Centrale e venditori abusivi di mimose in mascherina, le persone sono arrivate già col biglietto in mano, pronte per la partenza, oppure hanno fatto un salto anche solo per "vedere com'è la situazione, se i treni sono bloccati o si può partire", ha spiegato una signora. Quasi tutti sono riusciti a partire, ma le immagini della calca rappresentano probabilmente il primo momento di anomalie della nuova situazione, destinata a durare fino al 3 aprile. A Milano le strade sono quasi deserte, gli sguardi che si incrociano sono spesso più perplessi che preoccupati, soprattutto perché mancano informazioni pratiche, su cosa comporteranno le nuove misure sulla vita pratica e quotidiana delle persone, al di là dei macro punti sottolineati dal Decreto. Alcuni hanno replicato alla notizia della fuga in massa da Milano diffusa sui social postando invece l'immagine della stazione Centrale deserta, mentre altri hanno chiesto di fermare l'Intercity partito da Torino porta Nuova, subito ribattezzato 'Cassandra Crossing'.
TRENI REGOLARMENTE IN PARTENZA - Molti viaggiatori hanno chiesto informazioni agli agenti di Polizia che come ogni giorno prestano servizio in stazione: "Controllate le persone in partenza?", è stata la domanda più frequente. Ma non ci sono controlli se non quelli del biglietto per accedere al binario. "Se si decide di bloccare tutto allora bisogna fare informazione. La gente si sta rompendo le scatole", si è lamentata una ragazza di Venezia che ha deciso di prendere il treno per tornare a casa. Una studentessa di Livorno, che frequenta l'università di Milano, è arrivata arriva in stazione "dubbiosa. appena ho letto che avrebbero chiuso la Lombardia ho avuto il panico e ho comprato subito il biglietto per tornare a casa. Fino all'ultimo non sapevo se sarei riuscita a partire, ma vedo che i treni vanno regolarmente".
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Coronavirus, appelli nel vuoto: spiagge della Liguria prese d'assalto dai turisti
Contro ogni norma di senso civico nonostante gli avvertimenti
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