cronaca

La polizia penitenziaria chiede body-cam e riforme concrete
2 minuti e 1 secondo di lettura
Alta tensione nel carcere di Genova Marassi: un detenuto ha dato fuoco al materasso e due agenti sono rimasti intossicati. Il fatto è accaduto attorno alle ore 21 di venerdì sera e a darne notizia è il sindacato regionale Uilpa della polizia penitenziaria.

Secondo quanto riportato, l'uomo "estremamente violento" proviene dal carcere di Mantova, è italiano ed è stato assegnato a Genova per motivi di ordine e sicurezza. Aveva già messo in atto diversi episodi gravi come l'aver "distrutto la cella, ingoiato pezzi di Neon, tentato di aggredire il medico che lo aveva soccorso", evidenzia il segretario regionale della Uilpa Penitenziari, Fabio Pagani.

"Queste sono notizie vere e incontestabili che danno la cifra del disagio che si vive a Marassi e nelle carceri italiane. I fatti di Santa Maria Capua Vetere non hanno sortito alcun effetto e non è sufficiente il ripristino dei sistemi di videosorveglianza che pure chiediamo da tempo, insieme all’indispensabile dotazione di body-cam, specie in assenza di un protocollo che ne regolamenti indefettibilmente l’impiego e la possibilità di accesso, impedendone manomissioni e utilizzi impropri. Servono riforme complessive che reingegnerizzino il sistema d’esecuzione penale, rifondino l’amministrazione penitenziaria e ridisegnino l’architettura del Corpo di Polizia Penitenziaria".

"Questo chiediamo al Presidente Draghi e alla Ministra Cartabia, non è più tempo di pannicelli caldi. Purtroppo il personale di Polizia Penitenziaria che ne paga le conseguenze dirette, è sempre più solo nelle trincee del fronte penitenziario. Per quanto riguarda Marassi viene da chiedersi se questa continua escalation di violenze non sia da investigare anche in via amministrativa. Al di la delle condizioni oggettivamente critiche, forse è giunto il momento di valutare bene e in profondità la gestione dell’istituto, troppo importante per essere affidato in reggenza". 

Da tempo, infatti, gli agenti denunciano un incremento di problematiche all'interno della casa circondariale nel cuore di Genova, con proteste frequenti e episodi violenti. Secondo l'osservatorio Antigone, dai dati del 2020 emerge che la struttura è in sovraffollamento. Il 50% dei detenuti è di origine straniera, l'etnia maggiormente rappresentata è la marocchina, seguita da quella albanese e tunisina. Questo provoca tensioni e nella gestione dell'istituto bisogna fare attenzione che non si creino conflitti etnici. Un grande lavoro, però, viene svolto nei progetti educativi e riabilitativi come quelli di scuola e teatro grazie all'intervento di associazioni e istituzioni.