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Senatori convocati d'urgenza a Palazzo Madama
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La giornata al cardiopalma in Senato si chiude con un colpo si scena. Il voto di fiducia sul decreto legge Elezioni, durante contestato dalle opposizioni, viene annullato per mancanza del numero legale. A segnalare l'anomalia il vicepresidente leghista Roberto Calderoli che chiede ufficialmente il riconteggio dei voti. In serata la notizia: tutto da rifare l'appuntamento è per domani mattina (19 giugno) alle 9:30. L'errore tecnico, spiegano fonti di palazzo Madama, si consumato sul 'computo dei congedi'.

L'iter in Senato per il dl Elezioni parte male fin dalla mattinata. Si sfiora infatti anche l'incidente con la maggioranza che si salva per due voti prima che intervenga il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà a blindare il testo, ponendo la questione di fiducia. A tentare lo sgambetto è Roberto Calderoli, esperto conoscitore dei regolamenti parlamentari e dei tiri mancini che le maglie normative consentono. Il leghista, data un'occhiata ai colleghi presenti in Aula (circa 200 su 315) fa mettere ai voti la richiesta di non procedere all'esame degli articoli del decreto, mossa che impedirebbe al Governo di mettere la fiducia facendo di fatto decadere il testo, in scadenza domani.

Si vota per alzata di mano e la presidente Elisabetta Casellati giudica in un primo momento approvata la proposta. La maggioranza protesta e chiede la controprova con voto elettronico. Sul tabellone sono 102 i favorevoli e 105 i contrari. A questo punto sono le opposizioni a manifestare in modo acceso il proprio dissenso, lamentando l'ingresso in Aula per il voto elettronico di altri senatori, assenti - a loro dire - al momento della votazioni per alzata di mano. La presidente Casellati sospende la seduta per effettuare una verifica dei numeri e delle presenze attraverso l'esame delle registrazioni delle telecamere a circuito chiuso. Chiede l'intervento del var, insomma.

Alla fine, tolto un voto contrario della senatrice Drago che ammette di aver votato per errore con il tablet, pur essendo rimasta fuori dalla porta della tribuna, il voto viene giudicato regolare: "Gli assistenti parlamentari hanno proceduto immediatamente alla chiusura delle porte, non solo dell'Emiciclo, ma anche di tutte le tribune", assicura Casellati. Finisce 104 a 102, quindi. Ma le polemiche non si placano."C'è un regolamento, c'è una Carta costituzionale. Si rispettino le regole. Se la maggioranza non ha i numeri andrà sotto e forse gli italiani trarranno un sospiro di sollievo", attacca il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo che attacca la presidente del Senato. Casellati si difende: "Ho fatto esattamente quello che prescrive il regolamento e non mi piace essere tirata da ogni parte", replica non dimenticando però di puntare il dito contro l'atteggiamento del Governo che ha trasformato il Senato in "un'assemblea invisibile". "Non mi sembra dignitoso - scandisce - che andiamo avanti a forza di decreti e non voti".

Intanto inizia la chiama. Lega, FdI e Fi, questa volta compatti, lasciano l'aula e non partecipano al voto. Il Governo incassa la 27esima fiducia posta al Senato con 145 voti a favore. Sarà election day, quindi, per amministrative e referendum. Il weekend a cui guarda il Governo è quello del 20/21 settembre, la decisione ufficiale, viene assicurato, arriverà "a brevissimo". Da qui ad allora, dice senza mezzi termini Matteo Renzi, il Governo farebbe bene "a stare più attento alle procedure parlamentari". "Nessuno ci avrebbe scommesso mezzo centesimo, ma noi di mestiere per ora salviamo il Governo. E' la seconda volta questa settimana - ironizza, ma non troppo, il leader di Iv - in cui Teresa (Bellanova, ndr) e io siamo arrivati di corsa".


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Ma alla fine i 149 parlamentari presenti
non sono stati sufficienti a raggiungere quota 150 presenze, come ha verificato l'ufficio di presidenza di Palazzo Madama. Il decreto, scade domani (19 giugno) e non è possibile procastinare oltre. Però dai gruppi di maggioranza spiegano che c'è un ulteriore problema: praticamente tutti i senatori sono tornati a casa questa sera, dopo il voto che credevano valido. Per loro, adesso, c'è il problema - in nottata o di primissima mattina - di raggiungere nuovamente Roma. Dovunque si trovino ora.

"ATTENZIONE: URGENTE.
Per effetto di un ricalcolo del numero legale, portato a 150, occorrera' ripetere la votazione domani. Vi chiediamo di organizzarvi per rientrare al piu' presto a Roma. PRESENZA OBBLIGATORIA SENZA ECCEZIONI". E' questo il messaggio arrivato a tutti i senatori Pd. Diversi parlamentari, raccontano fonti Dem, erano in viaggio per tornare a casa o in aeroporto pronti a partire quando il messaggio, scritto a caratteri cubitali, li ha allertati. Un incidente che, viene spiegato, non si verificava "da una trentina d'anni", sembra che l'ultimo precedente risalga a "una seduta dell'Aula di palazzo Madama del 1989".

Salvo sorprese, si conferma quindi il voto a metà settembre. "Ho sentito il ministro Lamorgese e mi ha confermato che è intenzione del governo proclamare l'Election Day per il 20 e 21 mattina. Si presenteranno le liste entro fine agosto poi ci sarà la campagna elettorale tra agosto e settembre", ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. "Come è noto avremmo preferito votare prima dell'apertura delle scuole perché sarebbe stato molto più utile votare il 6 settembre o il 14 e poi mandare i ragazzi a scuola dal 15. Invece probabilmente cominceranno le scuole il 14 e dovremo sospendere alcuni giorni: pazienza, è stato trovato un accordo, l'importante è che si vada a votare in modo da far scegliere ai cittadini come proseguire la vita nelle regioni e sono tanti quelli che dovranno votare. Si voterà insieme anche il referendum sulla riduzione dei parlamentari e anche in molti comuni della Liguria", ha concluso il governatore ligure.