Dal 15 ottobre per andare al lavoro sarà obbligatorio mostrare il Green Pass: ormai è cosa risaputa, anche se non sono così chiare le effettive applicazioni del nuovo provvedimento. Per questo gli uffici di consulenti e avvocati del lavoro sono bersagliati di telefonate da giorni. A chiamare sono le aziende, per chiedere delucidazioni su come potranno controllare la certificazione verde, ma anche i dipendenti, specialmente quelli non vaccinati, per capire quali siano i propri diritti.
"L'argomento è in continua evoluzione poiché si tratta di normativa molta fresca e emergenziale", spiega l’avvocato giuslavorista Francesco Andrianopoli a Primocanale. "La modalità suggerita dal Governo per le verifiche è quella di utilizzare l’applicazione Verifica C-19 perché è universale ed è valida per tutti e permette di verificare la validità ma non conserva né comunica dati sensibili del lavoratore".
Controllare ogni giorno all’ingresso sul posto di lavoro il Qr-code, però, potrebbe portare dei problemi organizzativi, specialmente in grosse aziende con un numero elevato di dipendenti. Alcune si stanno attrezzando con dei totem all’ingresso, che oltre a rilevare la temperatura attraverso il termoscanner, possano anche 'leggere' la certificazione verde. "Il Governo ha suggerito anche la possibilità di fare dei controlli a campione, rimettendo ogni quanto tempo e come effettuare il controllo con dei protocolli di intesa che sono ancora da creare".
La tensione è palpabile, i sindacati ad esempio stanno contestando il fatto che i controlli siano a carico del datore di lavoro, anche se Andrianopoli ricorda che "esistono già delle norme che suggeriscono o impongono al datore di lavoro di controllare che il lavoratore abbia determinati vaccini, come l’antitetanica che è obbligatoria per tantissimi mestieri o antitubercolotica per il comparto sanitario. È giusto però che il Covid non diventi la scusa per colpire un dipendente eventualmente sgradito, bisognerà porre su questo la massima attenzione".
Tra i dubbi più frequenti c’è quello dello smart working e a fare chiarezza ci pensa l’avvocato giuslavorista: "Il lavoratore in tele lavoro non deve produrre la certificazione verde, anche perché si trova nella sua abitazione. Questo però non significa che i lavoratori che non hanno il Green Pass abbiano il diritto di essere collocati in smart working, dato che è un diritto per determinate categorie come le neo mamme, lavoratori fragili o che devono accudire parenti disabili".
E chi lavora all'interno delle abitazioni private offrendo dei servizi, come babysitter o come idraulico? "Sono due categorie ben distinte, chi ha come datore di lavoro il proprietario di casa dovrà comportarsi analogamente a qualsiasi altro dipendente pubblico o privato. Chi invece offre i propri servizi come ditta può non mostrare la certificazione verde. Ma ognuno è padrone di casa propria e può riservarsi di non far entrare qualcuno".
Nel momento in cui un lavoratore è sprovvisto di Green Pass non può accedere al proprio posto di lavoro ma ha il diritto che venga conservato. "Per questo motivo verrò collocato in una sorta di sospensione non retribuita, per le aziende che hanno meno di 15 dipendenti viene introdotta la possibilità di assumere un lavoratore sostitutivo a tempo determinato, soltanto però per due periodi di 10 giorni uno dopo l'altro. La norma è quindi più complessa".
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Green Pass e lavoro, dallo smart working ai controlli ecco le risposte ai dubbi più comuni
Dal 15 ottobre scatterà l'obbligo di mostrare la certificazione verde per accedere al posto di lavoro
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