ECCO CHI E' MARCO TASCA, IL VESCOVO CON I SANDALI
Così il saio sobrio, il cordone bianco e i sandali a piedi nudi di un frate arrivano a sostituire la porpora, lo zucchetto, l’anello e tutti i paramenti con la croce sul petto della gloria cardinalizia.
E’ anche questa una rivoluzione per la Chiesa genovese, nella quale, risalendo da Bagnasco indietro nel tempo, molto indietro, l’arcivescovo nuovo arrivava sempre già potendo impugnare il bastone pastorale e calzando sulla testa la mitria. Bagnasco era arrivato a Genova dopo essere stato vescovo a Pesaro e poi Ordinario Militare. Sarebbe stato nominato Cardinale dopo un anno.
Insomma prima vengono i segni, con l’ipotesi di una consacrazione ai tempi del Covid, magari sul sagrato di una chiesa semideserta e a piedi nudi, niente di più francescano, e poi la sostanza di una vera rivoluzione, e non solo perché frate Tasca sostituisce un cardinale tra i più importanti del Conclave, pensionato dopo quai tre anni di prorogatio e certifica probabilmente un fatto veramente nuovo per la Chiesa genovese, che non avrà più un cardinale alla sua testa.
Bisogna risalire nei secoli per trovare una situazione simile, non certo l’unica nell’epoca di papa Francesco, che non ha imposto la berretta cardinalizia né al patriarca di Venezia, tra l’altro un genovese, Francesco Moraglia, né a quello di Palermo.
Bagnasco aspettava da tempo di lasciare e si era in qualche modo preparato al passo di addio, che non è totale perché resterà arcivescovo emerito e continuerà a presiedere la Conferenza Europea dei vescovi.
I dieci anni passati a presiedere la Cei, un incarico gravosissimo, lo hanno tenuto un po’ lontano da Genova nel suo ministero. Certamente negli ultimi tempi c’era stato un certo avvicinamento non solo spirituale, ma anche umano, anche perché la Chiesa di Bagnasco era stata molto coinvolta nella tragedia del ponte Morandi e in prima persona il cardinale era stato presente nella grande sofferenza della città ed anche ultimamente nella sciagura dell’epidemia di Covid i preti genovesi e lui stesso avevano insistito per una ripresa dei riti religiosi.
E’ stato un cardinale longevo a Genova, dopo Tettamanzi e Bertone, che avevano avuto episcopati rapidi, richiamati a grandi ruoli nella Chiesa, l’uno come arcivescovo di Milano, l’ altro addirittura come Segretario di Stato di papa Ratzinger.
Ambedue parlavano spesso il dialetto zeneise. Ma il paragone si ferma qui. Siri era stentoreo nei toni, un “campione” del fronte conservatore, forgiato nella sua distanza dalle rivoluzioni del Concilio Vaticano II, un predicatore caldo e affascinante. Bagnasco era meno teologico, meno “caldo”, ma non certo più lontano dalla gente. Del frate-vescovo che lo sostituisce, con un tempo un po’ a sorpresa, si sa che il segno del suo arrivo è quello di una novità forte per Genova e non solo per la sua Chiesa.
Il suo nome era assolutamente inatteso e smentisce le voci che da mesi, se non anni, si inseguivano sul possibile successore di Bagnasco. Era atteso Francesco Moraglia, appunto il patriarca di Venezia, genovese del quartiere di Castelletto, qualcuno aveva pronosticato Franco Viola, un altro francescano di Assisi, oggi vescovo di Tortona, grande e trascinante predicatore.
Papa Francesco ancora una volta ha spiazzato tutti. Arriva un frate, sarà a piedi nudi e con i sandali nella città sofferente, cambierà molto nella chiesa e non solo. Genova saluta la porpora cardinalizia e aspetta nelle sue chiese, pronte a riaprirsi alle messe finalmente, il nuovo pastore e le sue mosse francescane.
IL COMMENTO
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