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Non solo campagna elettorale: lavoro e disabilità ancora una volta al centro del dibattito politico. La ministra Stefani: "Lavoro, scuola, turismo accessibile, barriere architettoniche: c'è tanto su cui lavorare"
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di M.C.

GENOVA - "Ovviamente aspettiamo, sarà una campagna elettorale molto intensa: la gente vuole risposte concrete, non vuole delle pagliacciate. È una chiamata, se c'è da fare, si fa". Così il ministro per le disabilità Erika Stefani ai microfoni di Primocanale fotografa la situazione in vista delle elezioni politiche del 25 settembre.

Non solo campagna elettorale: lavoro e disabilità ancora una volta al centro del dibattito politico. Secondo la senatrice Stefani la nascita del ministero ha mosso le acque, creando un nuovo sentimento nei confronti della disabilità. "È stato fortemente richiesto di avere un'autorità politica, il ministero non ha un portafoglio ma lavora, spero però che nel prossimo Governo venga rafforzata la struttura politica per poter dare vere risposte alle persone con disabilità e le loro famiglie. Prevedere un'autorità politica significa avere creato un osservatorio politico sul tema della disabilità, ma bisogna ricordare che c'è una competenza regionale fortissima - continua Stefani -. Lo Stato può intervenire solamente a livello normativo, ma aver creato questo focus ha davvero mosso le acque: dalla mia nomina ho visto tantissime richieste di partecipazione, proposte di progetti, iniziative, e non solo da parte di Comuni e associazioni, ma anche enti privati.

"Si è creato un nuovo sentimento che dobbiamo portare avanti tutti uniti, perchè la disabilità è un tema trasversale, sul quale si è fatta e si fa ancora tanta retorica e troppe chiacchere".

Un lavoro che si è concentrato anche sulla burocrazie che le persone con disabilità devono affrontare, quella di tutti i giorni ma anche quella che riguarda il loro status: "Già da avvocato ho avuto un'esperienza in contatto con questo mondo, al di là della mia esperienza da assessore. In quell'ambito ho visto quindi la parte burocratica che bisogna affrontare: le persone con disabilità, oltre a soffrire delle differenze all'interno dei vari territori, che sono tantissime, troppe per uno stato che guarda al futuro, devono gestire anche la burocrazia. Pensate anche solo a dover dimostrare di essere una persona con disabilità, non tutte sono evidenti: ci sono persone che devono portarsi con sé il certificato che accerti l'invalidità. Per esempio, come ministero abbiamo cercato di trovare una soluzione implementando la disability card.

"Il mondo delle disabilità è complicato e articolato. Lavoro, scuola, turismo accessibile, barriere architettoniche: c'è tanto su cui lavorare".

"Il portafoglio è quello che servirebbe. In questo anni siamo riusciti ad avere dei fondi, abbiamo ripartito alle Regioni ma anche ai Comuni oltre 400 milioni di euro in un solo anno. Alla Liguria sono stati ripartiti quasi 12 milioni di euro, per temi come il turismo accessibile fino all'autismo - continua la senatrice -. Una cosa molto particolare: è forse la prima volta che abbiamo previsto uno stanziamento per progettualità sull'autismo al di fuori dell'ambito sanitario, ma in quello socio assistenziale. Le regioni mettano in campo tutte le loro forze e e le loro energie, prevedere fondi e poi vederli non utilizzati, questo urla allo scandalo. Regione Liguria ha presentato i suoi progetti e ora si attiverà per far si che diventino realtà. Il sistema regionale è in realtà straordinario ma ci sono delle problematiche".

"Il mondo delle disabilità deve uscire dall'angolo in cui è ora, che è quello dell'assistenzialismo, tiriamolo fuori e entriamo nel panorama del riconoscimento dei diritti, che è quello che io ho cercato di costruire, un sistema - conclude -. Il problema è che è molto articolato, allo stesso tavolo si deve finire lo Stato, il Governo, il parlamento, le regioni, i Comuni, gli enti del terzo settore, le associazioni, le famiglie e le stesse persone con disabilità. Se lo fai da solo non stai dando delle risposte".

 

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