Politica

La protesta si è spostata sugli spalti ma a un certo la Polizia locale, su richiesta del sindaco Marco Bucci, ha chiesto alle persone di allontanarsi
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di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - Bagarre in aula rossa a Palazzo Tursi, al centro dello scontro il rinnovo dei contratti dei precari di scuole d’infanzia e asili nido genovesi. Tutto era partito con un presidio sotto la sede del Comune in via Garibaldi, alla presenza di maestre, sindacati, cittadini, collaboratori scolastici che lamentano la situazione di 50 lavoratori della scuola che resteranno senza posto perché i loro contratti erano stati rinnovati con fondi per il tempo determinato (che oramai è esaurito e per questo andrebbero stabilizzati) e non indeterminato, per questo il Comune ha annunciato che si rivolgerà a interinali. La protesta si è spostata sugli spalti ma a un certo la Polizia locale, su richiesta del sindaco Marco Bucci, ha chiesto alle persone di allontanarsi e gli animi si sono ancora più accesi, con la reazione durissima delle opposizioni. Al momento i sindacati sono a colloquio con l'amministrazione, mentre l'opposizione di fatto è stata allontanata. 

Nel frattempo è arrivata la nota congiunta della maggioranza. "A causa del comportamento dei gruppi di minoranza non rispettosi delle regole durante la seduta del consiglio comunale, il presidente del consiglio è stato costretto a convocare una conferenza dei capigruppo sospendendo l’attività dell’aula. Tale riunione è stata disertata dai capigruppo della minoranza: ciò ha di fatto impedito il proseguimento dei lavori del consiglio comunale. Una condotta gravissima che non si è mai verificata nella storia del Comune di Genova. I consiglieri di minoranza hanno di fatto impedito all'organo rappresentativo della città, il consiglio comunale, di lavorare, violando il regolamento: un vero attentato alla democrazia. Inoltre, è stato disatteso anche un accordo preso nella conferenza dei capigruppo che si è tenuta questa mattina dove si era stabilito di incontrare i lavoratori a fine seduta. La mancata presenza dei capigruppo di minoranza alla riunione ha di fatto impedito il proseguimento della seduta lasciando i lavoratori senza una risposta in aula alla loro questione. Le risposte ai lavoratori verranno fornite dall’amministrazione in un successivo comunicato entro la serata".

Non si è fatta attendere la risposta dei gruppo di minoranza (Partito democratico, Genova Civica, Movimento Cinque Stelle e Lista Rossoverde). Di seguito il loro comunicato.

"Non ci sono altre parole che “vergogna”: quanto accaduto oggi in Sala Rossa è infatti la rappresentazione più chiara e clamorosa dell’incapacità politica e gestionale del sindaco Marco Bucci e della sua maggioranza di fronte ai veri problemi dei cittadini. Di fronte alla protesta di insegnanti dei nidi e delle scuole materne comunali, in attesa di una risposta definitiva rispetto ai loro contratti in scadenza tra pochissimi giorni, i gruppi della minoranza progressista hanno chiesto, dopo aver discusso del problema posto dalle cittadine e dai cittadini, che venissero ascoltate le rappresentanze delle insegnanti e i sindacati.

A fronte delle legittime proteste dell’opposizione originate dal netto rifiuto della giunta e del presidente del consiglio, quest’ultimo ha deciso di sospendere la seduta e convocare una conferenza dei capigruppo alla quale i gruppi di minoranza hanno scelto di non partecipare perché non erano stati convocati anche i lavoratori. A questo punto, mentre decine e decine di persone, in aula e all’esterno, chiedevano di poter avere le risposte tanto attese, si è arrivati al doppio paradosso: la Polizia Locale che bloccava l’entrata a palazzo Tursi, la casa di tutti i genovesi, e la Digos chiamata a valutare eventuali problemi di sicurezza per ordinare uno sgombero delle persone presenti.

Dopo due ore e mezzo di blocco, con una mediazione che ha visto impegnate le diverse sigle sindacali presenti perché le delegazioni venissero ascoltate dopo aver liberato l’esterno della sala rossa, il presidente Cassibba, riaprendo la seduta, ha dichiarato l’impossibilità di proseguire, chiudendo il consiglio comunale. Nello stesso momento, arrivava un ignobile comunicato stampa firmato dai gruppi di maggioranza, teso a dimostrare la responsabilità della minoranza nell’impossibilità di proseguire i lavori e, contemporaneamente, di dare una risposta alle cittadine e ai cittadini in attesa.

Respingiamo i modi, i toni e soprattutto il contenuto di questa nota: ad aver messo in discussione la democrazia è semplicemente e per l’ennesima volta il sindaco Bucci e le forze che lo sostengono. Chiediamo al presidente Cassibba le dimissioni, perché non è accettabile una conduzione dei lavori così di parte e totalmente priva di rispetto del normale dialogo consiliare. Siamo convinti che solo con un intervento del Prefetto, a cui chiederemo un incontro in tempi brevissimi, si potrà ristabilire la correttezza del lavoro consiliare in Comune e il rispetto dei ruoli. Restiamo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori nella difesa di ogni impegno che verrà assunto con le rappresentanze sindacali dal sindaco Bucci e dal vicesindaco Piciocchi, consapevoli che la difesa dei servizi 0-6 dalla privatizzazione non si fermerà con questa giornata".

Dopo l'incontro con i sindacati è stata decisa la proroga dei contratti a tempo determinato negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia comunali fino al 30 giugno 2023, otto nuove assunzioni a tempo indeterminato in più rispetto a quanto già previsto, e un impegno a non privatizzare il servizio. Questo è emerso dal tavolo tenuto dal sindaco Marco Bucci con la Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil.

Da chiarire in quale modo si troveranno le coperture finanziarie visto che parte dei precari dei servizi educativi della fascia 0-6 anni fino a oggi erano retribuiti con fondi Covid e in parte con altri fondi sul personale a cui il Comune, in base a determinate norme, non può più attingere. A rischio ci sono circa 50 posti di lavoro. Il contratto di queste figure, che garantiscono l'erogazione del servizio, era in scadenza questo venerdì 3 marzo. 

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