GENOVA - "È facile che in un primo momento i contratti a tempo determinato possano essere allungati, con la speranza che con la riduzione delle imposizioni fiscali a carico di chi assume i lavoratori si possano stabilizzare. Non bisogna guardare all'oggi ma al domani". È questo il commento del capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio Regionale Stefano Balleari sulla bozza del Dl Lavoro varato il primo maggio dal Consiglio dei Ministri. Il Dl ha definitivamente mandato in pensione il reddito di cittadinanza e introdotto alcune importanti novità come il taglio del cuneo fiscale che sale di altri quattro punti fino alla fine del 2023, raggiungendo i sei punti per i redditi fino a 35 mila euro e i sette punti fino a 25 mila euro; l'integrazione dei fringe benefit, ovvero i bonus aziendali non tassati (beni e servizi compresi i rimborsi per le bollette), per i lavoratori con figli, il cui tetto sale a 3 mila euro; modifiche ai contratti a termine, per cui sono previsti meno vincoli sulle causali per i rinnovi oltre l'anno (fino a dodici mesi non sono richieste) e non oltre i 24 mesi. Infine tornano i voucher: si alza la soglia delle prestazioni di lavoro occasionale da 10 mila a 15 mila euro per chi opera nei settori dei congressi, delle fiere, degli eventi, dei parchi divertimento e degli stabilimenti termali.
"Chi lo attacca evidentemente non legge i numeri e non vuole cambiare un metodo che ha dato prova di non funzionare fino in fondo" ha dichiarato il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, per cui la spesa sociale di questo paese dal 2008 al 2022 è raddoppiata, e sono raddoppiate le famiglie e i lavoratori poveri. Anche Balleari difende il decreto, definito "un segnale importante" anche per chi "va in piazza a protestare inutilmente contro misure che invece vanno incontro ai lavoratori". Secondo Balleari grazie al cuneo fiscale chi guadagna tra i 25mila ed i 35mila euro avrà un risparmio mensile in busta paga che va tra gli 80 ed i 100 euro, soldi cheservirebbero a contrastare l'aumento dell'inflazione.
Ma le opposizioni attaccano compatte il decreto. Il vicepresidente del Consiglio Regionale Armando Sanna, del Partito Democratico lo definisce "decreto precarietà" e chiede "un patto fra imprese e sindacati e un salario minimo, che sia un salario che oggi tenga conto della situazione in cui vivono le famiglie". Per il consigliere del Movimento 5 Stelle Paolo Ugolini invece il Governo si comporta come un "Robin Hood al contrario, che ruba ai poveri per dare ai ricchi" e accusa l'esecutivo di "predicare la volontà di favorire la famiglia e le nascite senza dare quella sicurezza necessaria ai nostri giovani per costruire una famiglia. Con un lavoro precario o a termine non si può sostenere un mutuo per l'acquisto di una casa e tutte le spese che la famiglia impone".
Spese familiari che secondo Ugolini molte persone avevano potuto sostenere in pandemia anche grazie al reddito di cittadinanza, che è stato definitivamente accantonato dal Dl con l'approvazione corale della maggioranza. Per il governatore Toti "il reddito di cittadinanza somigliava più a un sussidio che ad un accompagnamento al lavoro" e il decreto "inserisce un piano di formazione di cui questo Paese ha bisogno perché mancano le professionalità per far crescere le imprese e rende più flessibile il mercato del lavoro contro un fenomeno che mai è stato estirpato come quello del lavoro nero". Balleari invece attacca i principi del reddito di cittadinanza: "Siamo andati a creare un sistema che stimoli le persone a lavorare. Un reddito per non fare nulla va dato alle persone che non possono lavorare - attacca il consigliere -, non a chi decide di non lavorare perché preferisce passare il tempo in modo diverso".
IL COMMENTO
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