GENOVA - Una bella gatta da pelare, di quelle che solo chi conosce i meccanismi interni al partito può capire e cogliere. Il partito è quello Democratico, che ha fatto della pluralità la sua iniziale forza, forza che però negli anni si è trasformata in condanna. A prendersi la patata bollente sarà il nuovo segretario regionale del Pd. "Non esageriamo - direbbe qualcuno - il confronto è il sale della democrazia". Certo, su questo nessuna obiezione, ma quando si trasforma in ripicche interne, sgambetti, scivolamenti vari, diventa qualcosa di poco gestibile. E la storia lo dimostra, quanti segretari si sono susseguiti negli anni, quanti ne sono usciti? Tutti. Indenni? Nessuno. Dal 2007 a oggi i dem hanno bruciato tanti, troppi segretari, che non sono riusciti a gestire le varie anime del partito.
A livello nazionale è il turno di una donna, la prima da quando è nato il Partito democratico, la prima "di sinistra sinistra, femminista, ambientalista, bisessuale". Insomma, se la guardi da fuori una vera e propria rivoluzione, per un partito che ha navigato per anni "anche" in un riformismo cattolico. E che continua ad avere al proprio interno correnti diverse tra loro, che poco riescono a coabitare. Il messaggio di Elly Schlein era stato chiaro: "Non ci hanno visto arrivare e non si libereranno presto e facilmente di noi, si mettano il cuore in pace". Ma dalle parole bisogna passare ai fatti, perché alla Schlein non ne scontano e non ne sconteranno una, i cecchini sono pronti a colpire. E lo sa bene la segretaria, che forse troppo si sta concentrando sui diritti (fondamentali e legittimi, sia chiaro, non si può tornare indietro, ma solo andare avanti) e un po' meno sui temi che riguardano i cittadini: dalle bollette al caro spesa, passando per i tassi dei mutui che fanno tremare i polsi.
Bene prendere parte alle manifestazioni indette dalla Cgil, ma c'è chi le chiede di organizzarne una lei magari, sulle tematiche che il Partito democratico deve perseguire, se vuole tornare a riconquistare un elettorato che non crede più nei dem. Ma di questo non si può incolpare Elly, bisogna darle il tempo di dimostrare, senza bruciarla, perché a pagarne le conseguenze sarebbe comunque tutta la squadra. Dal nazionale al locale, perché anche in Liguria la sfida è aperta, con la nomina del nuovo segretario regionale, che sarà chiamato a condurre il partito alle Regionali 2025. Il nome è quello di Davide Natale, consigliere regionale spezzino, che subentrerà a Valentina Ghio, ex sindaca di Sestri Levante e oggi deputata. Una scelta che pare scontata, nonostante l'assemblea sia slittata di una settimana perché tra la dirigenza e i territori è mancato il dialogo. E ad accusare gli stessi dem è stato il circolo di Campomorone, a firma del direttivo. "Siamo stati esclusi, ci auguriamo che l'atteggiamento possa cambiare" hanno spiegato proprio a Primocanale. Il verdetto dovrebbe arrivare sabato 8 luglio.
Se il buongiorno si vede dal mattino, anche per lo Schlein ligure non sarà semplice accompagnare il partito alle prossime sfide. E la più importante sarà proprio quella delle Regionali 2025, dove il centrosinistra è chiamato a fare risultato, dopo anni di sonore sconfitte. La scelta del candidato, il programma, le alleanze, tutto da studiare e da presentare, con il rischio che a candidarsi alle Primarie (qualora venissero utilizzate come mezzo per scegliere il candidato) ci siano più volti che proposte. Se ognuno trascinerà se stesso, la sfida contro un centrodestra consolidato oramai da anni potrebbe già essere persa in partenza, nonostante la politica e gli elettori siano fluidi e in cerca di risposte sempre nuove. Quando penso al Pd penso a una squadra di calcio, dove se da una parte l'allenatore è chiamato a tenere unito il gruppo e a fare sintesi, dall'altra i giocatori dovrebbero seguirlo, anche se alcuni di loro avrebbero preferito un altro mister. La storia insegna, quando si rema dalla stessa parte vince la forza del collettivo, quando i singoli fanno partita a sé, difficilmente si ottengono i risultati sperati. Un concetto forse banale, scontato, il parallelismo con il calcio che non scomoda i grandi intellettuali, ma che arriva al popolo, e dal popolo il Partito democratico deve ripartire. Mano sul cuore e sulla coscienza, e pedalare.
IL COMMENTO
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