Politica

Da subito si sono detti favorevoli i partiti della maggioranza, contrari invece quelli della minoranza
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di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - Dopo una lunga discussione sul Piano sociale integrato di Regione Liguria, il consiglio regionale ha votato nel pomeriggio la proposta di deliberazione del Psir 2024-2026. Mattinata di votazione degli emendamenti e degli ordini del giorno. Il Piano sociale integrato di Regione Liguria è il risultato - si legge nel documento - di “mappe” di lavoro che si sono incrociate tra gli stakeholders pubblici e privati nel corso dell’ultimo anno, in un momento storico difficile, "che ha richiesto uno sforzo di riprogettazione e d’innovazione, in un ottica di sistema".

Da subito si sono detti favorevoli i partiti della maggioranza (Lista Toti, Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia e Gruppo Misto), contrari quelli di minoranza (Partito democratico, Movimento Cinque Stelle, Lista Sansa, Linea condivisa e Azione). L'ultimo Piano sociale integrato risale al triennio 2013-2015 durante la legislatura di centrosinistra, il presidente all'epoca era Claudio Burlando, e da allora non è più stato rinnovato.

Il Piano trova origine in un processo di consultazione a livello regionale e locale, nella volontà di dare ampio spazio ai diversi interlocutori e specialisti del territorio, che sono chiamati a portare riflessioni da ricomporre nella struttura delle politiche sociali e da sviluppare nel triennio.

"Il lavoro fatto è stato portato avanti con grande condivisione degli auditi, con il contributo di Anci e quello della seconda commissione - ha spiegato l'assessore alle Politiche sociali Giacomo Giampedrone -. È stato svolto questo lavoro da oltre un anno. Si tratta di un piano che riorganizza l'attività e le risposte territoriali dei servizi sociali, guarda ai nuovi bisogni dopo il Covid e tende a distribuire le risorse in modo più capillare e più efficace per arrivare a quella razionalizzazione delle risposte che dobbiamo dare per essere più vicini alle esigenze dei cittadini, per una visione che traguarda i prossimi tre anni e che deve impostare la generalità delle politiche sociali e sociosanitarie. In questo senso gli investimenti del Pnrr legati alle case di comunità mirano a questa integrazione, con elementi che devono far parlare il Piano sociosanitario che è stato votato qualche settimana fa, con il nostro Piano sociale".

Assessore cosa risponde alla minoranza, che vi accusa di aver fatto passare quasi dieci e di non aver strutturato il piano sociale e quello sociosanitario insieme?

Sono due piani (sociale e sociosanitario ndr) che si parlano molto e il fatto che arrivi oggi è un elemento che spesso mi sono sentito dire che doveva essere uno degli obiettivi ragionati, mi sembra che la minoranza si stia impegnando per trovare delle giustificazioni su come non votare un buon piano rispetto invece a far emergere quelli che invece sono stati gli apprezzamenti di tutti gli auditi. Penso sia invece un buon piano sia nel metodo che nel merito e nel tema delle risorse, parla almeno di 157 milioni di euro di risorse disponibili che sono aumentate e non diminuite. Chi fa servizi sociali sa che le risorse dovrebbero essere di più ma non è un buon motivo per non votarlo e criticarlo.

Il Piano sociale integrato trova la contrarietà della minoranza, che boccia non solo i contenuti ma anche le tempistiche. "Noi dovevamo fare un Piano unico, sociale e sociosanitario, mentre la Regione è riuscita a farne due separati a tre mesi di distanza. Dopo dieci anni la giunta rinnova questo strumento (l'ultimo era del centrosinistra) ma non mette un euro in più a favore dei Comuni per riorganizzare i servizi e renderli più forti. C'è una fase nazionale e regionale in cui ci sono meno risorse per il Welfare, sono stati tagliati più di un miliardo e mezzo a livello nazionale e a livello regionale non c'è un euro in più - attacca il capogruppo del Partito democratico in consiglio regionale Luca Garibaldi -. Oltre a sofferenza per i conti della sanità che si ripercuoteranno anche sui servizi sociosanitari che devono gestire i comuni (per esempio assistenza domiciliare, servizi territoriali), la Regione ha detto che taglierà 70 milioni di euro per la sanità ma rischia di tagliare anche sul sociale. Si tratta quindi di un nuovo piano, zero risorse, e una fase in cui i bilanci liguri sono in crisi e lo Stato taglia. Non è il piano che ci aspettavamo, che serve per rafforzare il Welfare dove cresce invece povertà, disagio ma non i soldi a favore dei Comuni per organizzare i servizi".

Tra i consiglieri di maggioranza più attivi nella stesura del Piano sociale integrato, c'è la vicecapogruppo della Lega Mabel Riolfo, che da sempre si è occupata di sociale. "Arriviamo a normare tutta la parte della politiche sociali di Regione Liguria con un documento che è al passo con il tempo che stiamo vivendo. Maggiore integrazione tra gli enti locali e i territori, le Asl e le Regioni, in un comparto unico che deve dare risposta alle criticità - ha commentato Mabel Riolfo -. In una Regione come la nostra che viene dalla pandemia e ha la popolazione più vecchia di tutta Europa. Abbiamo diviso il piano sociale per tematiche: è importante la parte sugli asili estivi dai 0-3 anni, abbiamo capito che è fondamentale che sia supportata dallo Stato, e la parte estiva è necessaria. Poi ancora la disabilità e l'invecchiamento attivo e la violenza di genere".

Anche il settore dell'occupazione ha risentito della pandemia. In Liguria, tra il 2019 e il 2020 gli occupati sono diminuiti di oltre diecimila unità, portando il tasso di occupazione dal 63,2% al 61,5%. Secondo Regione Liguria il territorio ha però mostrato una buona capacità di tenuta, visto che il peggioramento degli indicatori sull'occupazione è stato più contenuto rispetto a quanto rilevato a livello nazionale. 

Se la programmazione dei servizi è regionale, l’erogazione fa invece capo ai Comuni e per questo è stata valutata la ricaduta territoriale della pianificazione complessiva. Sono state numerose le osservazioni avanzate dalle amministrazioni locali e dai referenti dei servizi sociali: la riorganizzazione prevede un nuovo assetto territoriale, che sarà più funzionale ed efficace ed è il risultato di una ricognizione delle reali necessità dei cittadini, per garantire a essi servizi più mirati e una piena integrazione con il Piano socio sanitario e con quanto previsto nel Pnrr.

Sono diverse le aree tematiche di riferimento, tra le quali si prevede l'istituzione di nuovi centri famiglia, il potenziamento delle attività di inclusione e supporto rivolte alla disabilità o alla non autosufficienza, passando per i nuovi servizi (stazioni di posta, iscrizione anagrafica e housing first) rivolti alle persone in stato di povertà ed estrema povertà, oltre alla prosecuzione dei progetti di supporto agli anziani (come per esempio i custodi sociali e il maggiordomo di quartiere), con una particolare attenzione alle politiche in favore dell'invecchiamento attivo e alle politiche rivolte ai giovani nella doppia ottica di prevenzione e di promozione del loro ruolo di cittadini attivi e consapevoli.

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