Lo chiama 'bipolarismo bastardo', ritiene che Berlusconi, nel 1994, abbia raccolto l'eredità del 'centrosinistra', guarda con forza a una legge elettorale proporzionale: parlando con Repubblica, il Ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta traccia il futuro della coalizione di centrodestra in Italia e sembra preconizzare un'evoluzione molto simile a quella che, in queste ore, sta facendo fibrillare la Giunta regionale ligure.
"Nelle democrazie mature regolate dal maggioritario - dice Brunetta - due visioni alternative convergono al centro e isolano le tendenze estremizzanti. In Italia, invece, in ragione della sua democrazia ancora non compiuta, il maggioritario ha prodotto l'effetto opposto: ha radicalizzato l'offerta politica e ha lasciato il centro senza voce". E poi prosegue, sempre più duro: "Il bipolarismo bastardo all'italiana, figlio cioè della volontà di vincere le elezioni ma non in grado di assicurare la governabilità, ha ammutolito e messo in sonno le culture liberali, popolari, riformiste. Bisogna svegliarle e ridare loro voce".
Una posizione che suona molto simile a quella che sta portando avanti il governatore ligure Giovanni Toti, pronto a costruire un nuovo soggetto centrista assieme a Carlo Calenda e Matteo Renzi, ma opposta a ciò che, anche in queste ore, va dicendo Forza Italia, partito a cui Brunetta appartiene: "Non ci sono alternative, al momento, alla coalizione di centrodestra", aveva detto ieri Antonio Tajani, coordinatore del partito di Berlusconi.
Eppure, sotto le dichiarazioni ufficiali, i fatti sembrano andare in una direzione diversa: va infatti interpretata nel segno di un'apertura alle forze centriste, alle quali Forza Italia guarda ineluttabilmente, la visita di ieri ad Arcore di Pierferdinando Casini. E' l'ex presidente della Camera, infatti, la personalità politica che simbolicamente incarna il tentativo di allargamento del centro. Casini descrive l'incontro come "affettuoso, personale e non politico" ma nessuno, ovviamente, gli crede: del resto il Cavaliere nei giorni scorsi aveva rivendicato il ruolo di Forza Italia, partito trascinatore del centro, e si era detto desideroso di "riunire tutti i moderati nel solco del Partito Popolare Europeo".
Un solco che però, in Italia, rischia di essere insufficiente per ottenere una solida base di consenso: oltre a Forza Italia (che vale, oggi, tra il 5 e il 6%), sono iscritti al Ppe Alternativa Popolare, Popolari per l'Italia, Udc, oltre al partito autonomista trentino tirolese e la Sudtiroler Volkspartei. Cespugli, in sostanza. Ai quali serve una robusta iniezione di voti per poter contare di più anche se un'eventuale riforma della legge elettorale in senso proporzionale (che piace a Brunetta ma, almeno ufficialmente, non a Berlusconi) potrebbe rendere decisive anche le aggregazioni politiche più piccole.
IL COMMENTO
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