Politica

Il magnifico rettore, a margine del convegno "L'indipendenza della magistratura", nega a Primocanale una sua candidatura con il centrodestra, in caso di elezioni anticipate
2 minuti e 7 secondi di lettura
di Silvia Isola

GENOVA - Era uscito come primo nome quello di Federico Delfino, magnifico rettore dell'Università di Genova, come possibile candidato di centrodestra, in caso di elezioni regionali anticipate in autunno se il presidente Giovanni Toti decidesse di dimettersi a causa della maxi inchiesta che lo vede coinvolto.

"Questa è fantapolitica, io sto bene nell'Università e tutto questo non corrisponde ad un mio programma personale" 

Nega così a Primocanale, a margine della giornata dedicata a "L'indipendenza della magistratura", una sua possibile entrata in politica Federico Delfino. Professore di ingegneria elettrica, ha trasformato il Campus di Savona con un grande lavoro portato avanti dal 2008 e nel 2020 è stato eletto con 801 voti come successore di Paolo Comanducci e il suo mandato scadrà il 31 ottobre 2026. Un profilo di alto rilievo che sta trasformando l'ateneo genovese e che piace alla premier Giorgia Meloni, che a più riprese ha ribadito di voler aspettare le risposte del presidente Toti perché "valutare penso sia il minimo indispensabile per un uomo che ha governato molto bene quella regione". 

Ma intanto fin da subito ci si è messi al lavoro per il piano "elezioni anticipate", per non farsi trovare impreparati. E dai candidati più politici, quali Simona Ferro, attuale assessore regionale di Fratelli d'Italia, e Massimo Nicolò, ex vicesindaco di Genova, si è poi virato su ipotesi "tecniche" come quella del magnifico rettore e del presidente dell'Ordine dei medici Alessandro Bonsignore, che già in passato aveva rifiutato il ruolo di assessore alla sanità, ruolo poi ricoperto da Angelo Gratarola. Altra figura su cui il centrodestra potrebbe convergere è Marco Campomenosi, capodelegazione uscente della Lega al Parlamento Europeo, un politico pacato, con grande esperienza internazionale, che ha fatto della moderazione, anche nei toni, la sua cifra stilistica. 

Nel frattempo, il governatore Toti ha risposto a tutte le domande dei pm nelle oltre otto ore di interrogatorio a Molo Giano e ha consegnato una memoria difensiva di 17 pagine in cui ha cercato di fornire una spiegazione a tutte le contestazioni che gli vengono mosse. La giunta, secondo quanto confermato dal presidente ad interim Alessandro Piana, continua a restare "garantista, a indagini ancora in corso. Al presidente Toti va tutta la stima e la massima fiducia, mentre il lavoro della Regione non si è mai fermato: proprio nel corso dell'ultimo consiglio regionale è stato approvato il finanziamento da 57 milioni alla nuova diga di Genova e continuiamo a lavorare per il bene della Liguria". Si attende, se i pm decideranno di revocare gli arresti domiciliari, il confronto tra Toti e la sua maggioranza, il momento decisivo per stabilire se si tornerà alle urne già ad ottobre-novembre. 

 

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