Politica

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di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - Nessun colpo di scena, come ampiamente previsto, nella giornata dedicata a un consiglio regionale straordinario per la mozione di sfiducia nei confronti del presidente (sospeso) Giovanni Toti. La maggioranza si è mostrata ancora una volta compatta, unita intorno alla figura dell'ex forzista, agli arresti domiciliari dal 7 maggio scorso. 18 voti contrari, 11 voti favorevoli. Così l'aula intitolata a Sandro Pertini si è espressa sul proseguo della giunta di centrodestra. Nessun tentennamento, nessuno scricchiolio da parte dei partiti che appoggiano Giovanni Toti.

Già dalle prime ore della mattina, durante gli interventi dei consiglieri di maggioranza, era stata confermata l'intenzione di non mettere in dubbio il ruolo del presidente, sostituito dal vice Alessandro Piana, oggi presidente ad interim. LEGGI QUI

Le parole più dure sono arrivate proprio dal governatore, dalla sua villetta di Ameglia, per bocca del capogruppo della Lista Toti Alessandro Bozzano, che ha letto l'intervento, la lettera a firma del presidente. Di seguito uno stralcio dell'attacco duro, frontale, di Giovanni Toti alla minoranza, in particolare al Partito Democratico, con l'accusa, neanche troppo velata, alle ombre lunghe del Pd.

C'è una politica che anziché difendere le proprie prerogative, autonome e parallele a quelle degli altri poteri dello Stato, se ne fa megafono o ruota di scorta, nella speranza di raccogliere qualche briciola. Che delusione, per gli eredi di una tradizione che della centralità della politica aveva fatto la propria stella polare, ritrovarsi oggi a balbettare e ripetere quanto letto sui giornali circa una inchiesta ancora tutta da verificare. La vostra Liguria era una terra in ombra, felice di stare un passo indietro, nella speranza che scomparendo dalla mappa della politica scomparisse anche la mediocrità della sua classe dirigente. La vostra Liguria era una Regione in cui l'ambizione era una colpa, il merito qualcosa da nascondere, per evitare spiacevoli confronti, l'appiattimento una virtù, l'impresa privata non una risorsa, ma un simbolo di egoismo, oddio, forse non proprio tutte. Oggi la Liguria è qualcosa di altro e lo rivendichiamo con maggiore orgoglio che mai.

Una vera e propria accusa all'opposizione tutta, ma soprattutto a quel Pd di governo che aveva preceduto la prima giunta di Toti nel 2015, con l'ex presidente Claudio Burlando. La reazione dei consiglieri di minoranza ha virato sulla condizione "politica e istituzionale" di stallo e immobilismo che si è creata dal 7 maggio. "La situazione è grave, patologica e c'è una questione morale da difendere" hanno attaccato i dem. Parole a cui hanno fatto eco quelle degli altri partiti di opposizione. Il risultato politico però, al momento, è quello, da parte della maggioranza di aver incassato compattamente la fiducia per proseguire con la giunta, in attesa del risultato elettorale delle Europee, nell'election day dell'8 e 9 giugno. Solo dopo il 10 giugno, numeri alla mano, potrebbero aprirsi nuovi scenari, politici, mentre sull'altro binario correranno quelli giudiziari, con le prossime mosse della difesa e della procura nei confronti di Giovanni Toti.  

 

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