Politica

Le preferenze penalizzano i candidati della Liguria
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GENOVA - E' Fratelli d'Italia con il 30,90% (e oltre 2 milioni di voti) il partito più votato alle elezioni europee nel collegio nord ovest, quello in cui è compresa la nostra Liguria. Secondo in questa speciale classifica il Partito Democratico che si  fermato al 23,05%. La Lega, diversamente dal dato nazionale, è il terzo partito con l'11,89%: seguono Forza Italia-Noi Moderati (9,38%), Alleanza Verdi Sinistra (7,12%), Movimento 5 Stelle (6,73%). Tutti sotto la soglia del 4%, quindi esclusi dal parlamento europeo, gli altri partiti e liste: Azione, Stati Uniti d'Europa, Pace Terra Dignità, Libertà e Alternativa Popolare non hanno convinto un numero sufficiente di elettori. 

Per i candidati liguri, invece, questa tornata elettorale è un'ecatombe: in attesa di conoscere il numero esatto dei parlamentari che saranno assegnati ai singoli partiti è certo di farcela (alla terza riconferma) è lo spezzino Brando Benifei, candidato dal Partito Democratico: con le sue 57.551 preferenze è lui il più votato tra gli esponenti della nostra regione. 

Non ce l'ha fatta Stefano Balleari, portabandiera ligure di Fratelli d'Italia: i suoi quasi 14mila voti lo collocano decimo tra i candidati del suoi partito, nono escludendo Giorgia Meloni (che ovviamente rinuncerà al seggio). Il risultato non è affatto male ma non è bastato: i seggi attribuiti ai 'meloniani' nel nord ovest dovrebbero essere 8, Balleari è quindi fuori di pochissimo. Semi ligure è Carlo Fidanza, che a Genova ha guidato l'agenzia In Liguria e al nostro territorio si è sempre dichiarato molto legato: avrà l'opportunità di dimostrarlo visto che con i suoi quasi 49mila voti ha già la certezza di essere eletto. Una ligure, in realtà, ha seriamente sperato di esserci: si tratta di Federica Picchi che è nata in Liguria, ha studiato alla Bocconi di Milano e dal 2015 vive a Firenze. Ha conquistato circa mille preferenze in più di Balleari e questo l'ha molto avvicinata al seggio. Che, però, non è arrivato: nel Nord Ovest scattano sette seggi, l'ottavo resta fuori.   

Nella Lega per poter vantare un ligure dobbiamo mettere nella quota il generale Roberto Vannacci, visto che è nato alla Spezia (ma è poi cresciuto a Ravenna, ha girato il mondo e oggi risiede a Viareggio): con oltre 174mila voti è campione di preferenze nel suo partito e terzo nel collegio (dopo Giorgia Meloni, che vola oltre il mezzo milione, e Cecilia Strada). Francesco Bruzzone si ferma a poco meno di 24mila voti: è un risultato straordinario ma non basta. Sarà necessario capire se Vannacci deciderà di entrare in un altro collegio e, soprattutto, quanti seggi toccheranno alla Lega per fare la lista esatta ma Bruzzone non ci sarà. Candidatura di sola testimonianza per Lorenza Rosso, assessore della giunta Bucci, che non va oltre le 1.200 preferenze. 

In Forza Italia il più votato è Andrea Costa che convince più di 8mila elettori: è sesto in classifica, quinto togliendo Tajani che resterà ovviamente ministro degli Esteri. Troppo in giù. Non è particolarmente fortunato il ritorno alla politica attiva di Luigi Grillo che si ferma poco sopra i 1.200 voti. 

Molto indietro i liguri di Alleanza Verdi e Sinistra e del Movimento 5 Stelle: tra i grillini spicca la buona performance di Fabio Romano (circa 4.500 preferenze) che comunque non basta a garantire un seggio all'ex assistente dell'europarlamentare uscente Tiziana Beghin. Nei Verdi-Sinistra, candidato da indipendente, c'è Ignazio Marino, professore di medicina e già Sindaco di Roma che è nato a Genova: anche lui non entra nel Nord Ovest ma è primo tra i candidati del suo partito nel collegio del centro Italia e quindi sarà eletto. 

Irrilevanti ai fini della possibilità di essere eletti, visto che i loro partiti non hanno superato lo sbarramento, i risultati dei liguri di Azione e Stati Uniti d'Europa: la più votata è comunque Lella Paita (poco più di 13mila voti), nel suo partito è staccatissimo Devide Falteri (circa 1.200 voti). Nel partito di Renzi e Bonino sorprende il pessimo risultato di Alessandro Cecchi Paone: si trattava pur sempre di un volto noto, molto impegnato in campagne libertarie, eppure si ferma ad appena 2.500 voti. 

Buon risultato, invece, per Cristina Lodi: se consideriamo i pochi voti complessivi raccolti da Azione le sue oltre 5mila preferenze sono da apprezzare. Ovviamente non serviranno a garantirle un seggio, nessuno di Azione volerà, infatti, a Strasburgo e Bruxelles.