GENOVA - Non si sono fatte attendere le reazioni politiche dopo la notizia che la gip Paola Faggioni ha rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari per il presidente (sospeso) Giovanni Toti. L'esito era già stato preannunciato dopo il parere negativo dei pm Monteverde e Manotti. Nell'ordinanza di rigetto si legge che la decisione assunta nasce dal rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio. Sul primo rischio, "a differenza di quanto sostenuto dalla difesa, il il fatto che ormai si siano svolte le competizioni elettorali europee dell'8 e 9 giugno 2024, non comporta il venire meno il pericolo di reiterazione di analoghe condotte criminose".
Ha fatto subito sentire il proprio appoggio e sostegno il presidente ad interim Alessandro Piana, che commenta la decisione della giudice per le indagini preliminari. "La decisione di rigettare la richiesta di revoca della scarcerazione di Giovanni Toti ci lascia dispiaciuti - commenta il presidente facente funzioni Piana -. Avremmo voluto che il governatore democraticamente eletto a larga maggioranza potesse tornare pienamente alle sue funzioni. Il nostro dovere, come abbiamo dimostrato in queste settimane, è quello di portare avanti il lavoro della giunta regionale continuando a favorire lo sviluppo della Liguria in tutti i settori. Gli ottimi risultati su Pil, export, occupazione e turismo ci danno ragione. Siamo vicini a Giovanni, auspichiamo possa tornare al più presto dimostrando di aver agito sempre per l’interesse supremo dei liguri e del territorio".
Solidarietà al presidente Toti arriva dal vicepremier e ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Matteo Salvini: "Solidarietà a Giovanni Toti e al popolo ligure che più volte lo ha scelto, apprezzato ed eletto: nessun accanimento - politico o giudiziario - fermerà la determinazione della Lega e dell'intero Centrodestra di lavorare al servizio dei cittadini liguri. Ci chiediamo: è davvero giustizia?" domanda retoricamente Salvini.
Da Roma è intervenuto anche il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi. "La limitazione della libertà è il provvedimento più grave e pesante che possa essere preso nei confronti di una persona e francamente le motivazioni del rigetto alla richiesta alla revoca dei domiciliari appaiono quantomeno discutibili - le parole di Lupi -. E, ricordiamolo, siamo ancora in fase di indagini preliminari: quanto altro tempo ancora il presidente della Regione Liguria dovrà essere privato della libertà, fino alle elezioni del 2025? Il presidente Toti ha fornito tutte le sue ragioni nell'interrogatorio e nella memoria depositata. Come si può ipotizzare il rischio della reiterazione di un ipotetico reato e di una fuga quando l'attività di Toti, presidente di regione democraticamente eletto, si svolgerebbe nella massima trasparenza ed evidenza pubblica?".
Di opinione diametralmente opposto la minoranza, che dal 7 maggio scorso (quando sono scattati gli arresti domiciliari per il presidente Giovanni Toti ndr) invoca le dimissioni del governatore. A rimarcarlo il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Fabio Tosi. "L’unica via è quella del voto: lo diciamo dall’8 maggio e lo continuiamo a ribadire oggi più che mai, visto che non è stata accolta la richiesta di revoca degli arresti domiciliari presentata dal legale di Toti - spiega Tosi . A ben vedere, lo spartiacque per una revoca non era, dunque, la tornata per le elezioni europee: leggendo le motivazioni del gip, gli inquirenti confermano di temere il rischio di inquinamento probatorio. Punto. Quanto basta per chiedere ancora una volta le sue dimissioni. D’altronde, quello dei condizionamenti è un sospetto che abbiamo avuto in tanti. E il motivo è semplice: la compagine totiana è maestra di pressioni, soprattutto mediatiche. Basta rivedere lo show messo su la settimana scorsa in consiglio regionale dai 'tifosi' di Toti e della maggioranza regionale seduti nel pubblico, per avere un’idea della macchina arancione che non si ferma davanti a niente. La giunta ligure si è arroccata nel Palazzo di piazza De Ferrari, continua a occupare via Fieschi e non vuole mollare le poltrone. Le non dimissioni del presidente agli arresti domiciliari da oltre 40 giorni e della sua giunta continuano ad arrecare un grave danno d’immagine alla nostra regione. Ora basta".
Alle parole di Fabio Tosi fanno eco quelle del segretario regionale del Partito Democratico Davide Natale. "Basta accanimento terapeutico nei confronti dei cittadini liguri, la Liguria ha bisogno di un presidente nel pieno delle proprie funzioni - ha dichiarato all'Agenzia Dire Natale -. Chiediamo a Toti un atto di responsabilità e trasparenza: si dimetta e consenta ai liguri di andare al voto al più presto. Si prenda atto che non si può più andare avanti in questo modo: ci sono sfide importantissime da affrontare, voler mantenere questa situazione è l’ennesimo e sempre più pesante attacco che questo centrodestra sta facendo ai liguri, alle imprese liguri e a quelle che vogliono venire a investire in Liguria".
"Con il parere negativo alla revoca degli arresti domiciliari viene minato il diritto del Presidente Toti di esercitare, in una fase ancora di indagini preliminari, il mandato che gli elettori liguri gli hanno assegnato - scrive in una nota la Lista Toti -. Da governatore può reiterare i reati, viene scritto nella motivazioni. Significa che se si fosse dimesso, e avesse rinunciato al ruolo di governatore e al suo mandato elettorale, sarebbe ora un uomo libero? È un cortocircuito. Il fatto di considerare il ritorno in carica del Presidente di Regione come elemento determinante per la previsione di nuovi reati e per l'inquinamento probatorio, rischia di trasformare la sospensione dall'incarico in una decadenza, già nella fase delle indagini: una decisione che non tiene conto del giusto equilibrio costituzionale tra tutela del processo e tutela della volontà popolare. E questo accade in assenza non solo di una condanna ma anche di un rinvio a giudizio. (...) La considerazione che l'ipotizzata reiterazione del reato si riferisce alle elezioni per il rinnovo dell'Assemblea Legislativa Regionale nel 2025 o a ulteriori eventuali competizioni elettorali presuppone una sospensione dall' incarico fino a tale date, pertanto a maggior ragione una decadenza di fatto dalla carica a meno che non si intenda privare Toti dei diritti politici più in generale come dirigente e fondatore di un movimento politico. (...) Non ci arrendiamo. Non arrenderti Presidente. Non può passare il principio che la conquista della libertà sia subordinata alle dimissioni (e quindi all'interruzione del mandato ricevuto dagli elettori). In attesa delle prossime tappe saremo al tuo fianco per continuare il percorso di crescita di questa regione avviato insieme che non si può interrompere".
IL COMMENTO
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