GENOVA - Le arie della lirica sotto il porticato del Teatro Carlo Felice, prima di assistere all'opera, le poesie recitate in piazza Fontane Marose, la giocoleria davanti alla cattedrale di San Lorenzo o ancora le canzoni suonate nella cornice del Porto Antico. E quella custodia di una chitarra o il cappello a chiedere un'offerta ai passanti: l'arte di strada è figlia di secoli e secoli di tradizione, una tradizione comune in tutte le città del mondo, dove nell'epoca dei social accanto alla richiesta delle offerte fa capolino spesso un cartello con l'account Instagram dove si possono sostenere gli artisti. Ma quello che sembra frutto di una piacevole casualità, in cui ci si imbatte passeggiando per le vie di Genova, non è altro che frutto di un insieme di regole che normano dove, in che orari e come debbano svolgersi le performance: regole che il Comune di Genova vuole adeguare a quelle delle altre città italiane. Le nuove misure, però, hanno fatto scendere in strada coloro che sulla strada portano il loro talento e la loro passione da anni per protestare, in quanto c'è il rischio che con le nuove limitazioni diventi molto difficile trovare spazio per esibirsi.
Ad illustrare meglio i provvedimenti a Primocanale è stata l'assessore alle tradizioni cittadine, Paola Bordilli, che negli anni ha portato avanti quel lavoro di ricerca di un'intesa tra le esigenze dei residenti, la volontà di garantire esibizioni di qualità e una migliore organizzazione in città degli spazi a disposizione, iniziato nel 2017. "Abbiamo preso spunto da altre città, come Milano, Padova, Verona che hanno una regolamentazione più precisa, definendo distanze precise, ma anche le relative deroghe, mettendo insieme le istanze di residenti e commercianti".
"Come ho ribadito in consiglio comunale, in via Garibaldi non viene vietata l'arte di strada"
Secondo l'opposizione, scesa proprio davanti a Palazzo Tursi ad ascoltare le parole degli artisti che da anni incantano i passanti con le loro voci, questo non basta. "Questo nuovo regolamento prevede che gli artisti di strada non possano suonare a 40 metri dal perimetro delle chiese della nostra città, a 5 metri dagli accessi delle abitazioni private o degli esercizi pubblici, a 5 metri da quelli che sono ritenuti luoghi di interesse culturale e turistico", attacca Simone D'Angelo, consigliere comunale e segretario provinciale del Partito Democratico a Genova.
"Basta prendere Google Maps per rendersi conto che nel quadrante centrale della nostra città l'unico spazietto che si riuscirebbe a rendere disponibile per poter vedere gli artisti di strada all'opera sarebbe in piazza Matteotti, esattamente quello occupato da parcheggi e da un dehor"
Fissata proprio all'indomani dell'acceso consiglio comunale, la commissione per discutere proprio di queste modifiche al regolamento comunale. "Credo che l'arte di strada non soltanto si potrà continuare a fare, ma che daremo anche la possibilità di prenotare anche per chi arriva da fuori Genova", aggiunge l'assessore Bordilli, che ricorda come si sia aggiunta anche la possibilità di suonare nelle stazioni della metropolitana, cosa che fino ad oggi non era permessa. Secondo il Pd, però, adeguare le regole a città che hanno spazi ben più ampi significa di fatto bandire l'arte di strada.
"Basti pensare che la distanza tra la Chiesa del Gesù e la Chiesa di San Lorenzo in linea d'aria è meno di 100 metri: questo è un regolamento che ha delle grosse lacune, figlio della mancanza di ascolto e di dialogo"
(Foto di Alessia Aicardi)
IL COMMENTO
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