Porto e trasporti

Dopo le polemiche torna il dialogo: i giudici disposti ad andare incontro alle richieste degli avvocati a patto che vengano contenuti i tempi delle dichiarazioni spontanee dei 19 imputati che hanno preannunciato di voler parlare in aula
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di Michele Varì

Dopo la minaccia di aggiungere una quarta udienza settimanale al giovedì i giudici del processo Morandi stanno gradualmente tornando sui loro passi e l'idea di un giorno di lavoro in più in aula sembra, almeno per ora, accantonata.

Ancora 19 dichiarazioni spontanee

 

Tutto però rimane legato alla lunghezza delle prossime dichiarazioni spontanee degli imputati. Erano ventisette su 58 ad averli annunciati, sono rimasti in 19, non pochi: se presentando una memoria parleranno in media al massimo un'oretta, il processo proseguirà con i soliti ritmi, tre udienzeda lunedì a mercoledì, in caso contrario servirà andare in aula anche il giovedì, almeno nel periodo delle dichiarazioni spontanee.


Le due udienze di parole dell'imputato Ceneri

La goccia che ha fatto traboccare il vaso nell'ultima udienza di martedì tre dicembre erano state le dichiarazioni spontanee dell'imputato di Spea Maurizio Ceneri, accusato di ammorbidire i report dei controlli, che hanno occupato quasi due udienze per leggere parola per parola il suo memoriale di difesa.


L'altolà del giudice Lepri

Era stato il presidente del collegio giudicante del processo Morandi Paolo Lepri dopo quasi due anni di processo ad annunciare la svolta: "Alla ripresa del processo a febbraio faremo un'udienza in più alla settimana, al lunedì, martedì e mercoledì aggiungeremo il giovedì".


La reazione dei legali, "pretendiamo serietà"

La reazione degli avvocati dei 58 imputati era stata immediata e veemente, Rinaldo Romanelli, difensore di alcuni imputati Spea, aveva rimarcato che già tre udienze sono un grande sacrificio, "con quattro ci toccherà chiudere gli studi legali perché non potremmo seguire gli altri clienti".

Duro anche l'avvocato Luca Marafioti che aveva sottolineato di non accettare le critiche di perdita di tempo perché queste accuse non sono mai state mosse all'accusa a cui è stato sempre lasciato tutto il tempo per illustrare le proprie tesi. Parole che avevano suscitato la reazione del pm Walter Cotugno "la linea dell'accusa la decide l'accusa".

A Primocanale un altro avvocato degli imputati, Francesco Del Deo, aveva spiegato: "Non capiamo questa improvvisa accelerazione in questi anni per rispetto per le vittime e della città abbiamo affrontato con grande serietà e nessun difensore ha mai fatto valere il legittimo impedimento pur avendone diritto, siccome noi siamo stati seri chiediamo la stessa serietà, è un grande errore pensare che il processo si esaurisca nelle udienze visto che tutti noi abbiamo stiamo dedicando tanto tempo anche fuori per studiare gli atti di un procedimento molto complesso, il rischio di prescrizione dei reati più importanti? Dall'omicidio stradale all'attentato alla sicurezza dei trasporti non c'è nessun rischio prescrizione" garantisce Del Deo.
Ma a distanza di quasi dieci giorni fra giudici e avvocati sembra tornare la calma.

Prima decisione entro il 9 gennaio

 

Tutto sarà deciso entro il 9 gennaio, giorno entro il quale i giudici vogliono sapere quanti imputati desiderano ancora fare dichiarazioni spontanee e quanto saranno lunghe.

La ripresa del processo è fissata il 3 febbraio con la discussione sulla perizia integrativa cuore della fase tecnica che deve stabilire se il crollo della pila 9 nel punto del difetto di costruzione del ponte poteva essere previsto. Rebus che di fatto potrebbe orientare la sentenza.

In questa fase cruciale di certo ci saranno solo tre udienze alle settimana, dopo invece, quando inizieranno le dichiarazioni spontanee, se i tempi si allungheranno, si potrebbe dovere ricorrere all'udienza del giovedì'.




I familiari delle vittime: "Basta perdite di tempo"

 

Su diverse posizioni i familiari delle vittime, Emmanuel Diaz aveva detto a Primocanale: "Stiamo perdendo tanto tempo, ogni mese che passa il tribunale perde la sua credibilità, abbiamo dato il tempo a tutti di difendersi, ora conosciamo le carte e dobbiamo andare avanti".

Egle Possetti del Comitato familiari delle vittime aveva invece diramato un comunicato: "Stiamo apprezzando l’impegno e determinazione della Procura, la serietà e l’imparzialità del collegio giudicante.
Apprezziamo la proposta di accelerazione con le 4 udienze settimanali ed apprezzeremo ogni altra eventuale scelta che possa accelerare l’iter, per contro vediamo purtroppo in molte difese biechi tentativi di portare avanti i tempi sperando nella prescrizione. Qui parleranno i numeri ed i fatti e non le “manfrine”, non potremo mai accettare un fallimento di questa vicenda giudiziaria, per noi purtroppo la condanna è già operativa dal 14 agosto 2018".