Il tema della fuga dei maxi yacht dalla Liguria, denunciato da Primocanale e causato da una particolare interpretazione di una sentenza della Corte di giustizia europea (LEGGI QUI), è approdato in parlamento: oggi Italia Viva, per scongiurare le rilevanti ricadute economiche e le grandi complicazioni per gli armatori dei settori commerciali, delle crociere e della nautica, ha presentato due emendamenti al Dl Ucraina che offrono una soluzione al problema. Ne dà notizia Raffaella Paita, presidente della Commissione trasporti della Camera, che si era pubblicamente impegnata sul tema in un'intervista rilasciata alla nostra testata (LEGGI QUI).
"Grazie alla disponibilità del senatore di Italia viva Mauro Maria Marino, che si è fatto carico del problema, il gruppo Iv al Senato ha deposito, su impulso mio e del sottosegretario Scalfarotto che ha seguito costantemente il tema, due modifiche al decreto che si pongono l'obiettivo di sbrogliare la matassa rappresentata dai visti dei lavoratori di nazionalità extra-Schengen impiegati a bordo delle navi che stazionano nei nostri porti", dice Raffaella Paita.
"Le norme attuali - spiega la presidente della Commissione trasporti - imponevano di fatto agli armatori di ridurre a 90 giorni il periodo lavorativo a bordo delle navi degli equipaggi imbarcati. La conseguenza è di compromettere la possibilità di disporne per l'intero arco temporale consentito dal regime doganale. Questo ostacolo spingeva gli armatori del settore nautico a scegliere mete alternative all'Italia, con ripercussioni economiche negative per l'indotto portuale. Nell'autorizzazione, a favore dei lavoratori marittimi imbarcati sulle navi, a svolgere attività lavorativa a bordo per tutto il tempo necessario al suo svolgimento (e comunque non superiore a un anno) si può individuare uno strumento capace di risolvere la questione e restituire ai porti italiani la loro naturale centralità", conclude.
IL COMMENTO
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