In Italia ogni anno muoiono fino a 40mila persone per 'antibiotico resistenza'. E l'uso degli antibiotici per curare il covid ha contribuito a questi numeri in crescita, come ha dimostrato un recente studio norvegese. Lo ha spiegato a Primocanale il professor Matteo Bassetti, direttore DIAR malattie infettive di Regione Liguria: "Dal 2021, quando abbiamo acquisito maggiori conoscenze nel covid, abbiamo capito che gli antibiotici non dovrebbero essere utilizzati. E' stato presentato a Copenaghen pochi giorni fa un lavoro norvegese in cui si vede come usare gli antibiotici nel covid, ma anche in altri virus come il virus sinciziale, e in generale nelle infezioni virali, aumenta la mortalità".
"Purtroppo però - continua Bassetti - sappiamo bene che la prescrizione più frequente per il covid è stato l'antibiotico. Certo che stai meglio, perché ha un potente effetto antinfiammatorio, l'antibiotico è stato dunque usato al posto di altri medicinali. Ma cosa è successo nell'usare tanto gli antibiotici che non servivano? Che abbiamo moltiplicato le resistenze in questi tre anni".
Spiega Bassetti: "I dati più recenti ci dicono che la resistenza ai carbapenemi, classe importante di antibiotici, potenti nelle infezioni gravi, è cresciuta maggiormente in Italia: dal 10 al 20 per cento. Non solo: è ormai chiaro che l'antibiotico resistenza diventerà la prima causa di morte al mondo".
E i dati italiani sono preoccupanti: "Il rischio è che nel mondo nel 2050 avremo 10 milioni di persone che moriranno di antibiotico resistenza. In 35-40mila già muoiono ora in Italia per antibiotico resistenza. 35-40 mila morti sono i morti che ha fatto il covid in questi tre anni", conclude Bassetti.
IL COMMENTO
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