GENOVA - Per la prima volta a Genova sono stati eseguiti quattro trapianti di fegato in una settimana. Da domenica 9 a domenica 16 luglio a essere trapiantati sono stati quattro uomini liguri di età compresa tra i 54 e i 57 anni. Salgono così a 74 i trapianti di fegato effettuati dall'equipe diretta dal professor Enzo Andorno nel centro del Policlinico San Martino riaperto a maggio 2021.
Dei 4 organi trapiantati solo uno era ligure mentre gli altri tre sono arrivati da altri regioni. I donatori erano tre uomini e una donna.
"I riceventi avevano patologie che andavano da un grave scompenso epatico per cirrosi, all'epatite C, al tumore - spiega Andorno - uno di questi ha un'infezione da Hiv: una volta era considerata una controindicazione assoluta ma non è più così, ora non solo i pazienti sieropositivi accedono al trapianto ma, da circa tre anni, possono addirittura donare i loro organi dopo la morte".
"Fare 4 trapianti in poche ore è segno di un sistema efficiente - sottolinea - Tutti i pazienti stanno bene e questa è una condizione fondamentale perchè per farne così tanti non devono esserci problematiche".
Uno di questi fegati è stato trapiantato con la tecnica 'split', da un unico organo, cioè, si è effettuato un doppio trapianto: la parte destra, la più grande, è arrivata a Genova mentre la parte sinistra è stata trapiantata in un bambino dell'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma.
In questo e in un altro caso sono state usate le nuove macchine da perfusione. Tecnica che viene frequentemente usata nei trapianti di organi interi (fegato, rene, polmoni, cuore) e che consente di prolungare i tempi di ischemia ossia l'intervallo durante il quale l'organo rimane al di fuori dell'organismo. Permette inoltre di migliorare la conservazione dell'organo riducendo il danno cellulare e di valutarne durante la perfusione la capacità di funzionare una volta trapiantato.
"Queste macchine al San Martino le ho volute fortemente e chieste a Salvatore Giuffrida (il direttore generale del Policlinico morto lo scorso gennaio ndr) le abbiamo usate 6 volte in questi due anni - spiega il professor Andorno - ma questa metodica fa la differenza perchè consente di trapiantare con maggiore sicurezza organi che altrimenti rischierebbero di non essere utilizzati come quelli prelevati da donatori a cuore non battente, da donatori di età avanzata o prelevati in sedi molto lontane dal centro trapianti".
L’Italia si conferma come il Paese che realizza il maggior numero assoluto di trapianti di fegato in tutta Europa. Con un trend in costante aumento: dai 7-800 dei primi anni 2000 agli oltre 1.200 del 2019, con l’inevitabile, anche se contenuta, flessione del 2020 a causa della pandemia. Nel 2022 (anno non ancora incluso nelle analisi sulla qualità) gli interventi sono stati addirittura 1.474. Soprattutto migliorano i dati di sopravvivenza: dal 2000 al 2020 è aumentata del 10% nei pazienti adulti (dal 2014-2020 la sopravvivenza è del 89,5% a 1 anno e supera il 90% nel 2020). Questi alcuni dei dati emersi dalla nuova edizione del Rapporto di valutazione della qualità dell’attività di trapianto di fegato in Italia realizzato dall’area Sistema informativo e di elaborazione dati del Centro nazionale trapianti.
"La sopravvivenza è aumentata decisamente a un anno nel nostro centro è superiore a quella nazionale e si attesta tra il 97 e il 98%. Buona anche quella a 5 anni che possiamo analizzare perchè come sapete dal 2015 i pazienti liguri venivano operati al Niguarda di Milano: sono stati 254 in totale e la sopravvivenza a 5 anni è superiore all'87/88%. In questo momento sono 20 i liguri in lista d'attesa per un trapianto di fegato, l'attesa varia in base al gruppo sanguigno, in media si attende tra i 6 e i 12 mesi".
"Gli ultimi dati liguri sulla donazione non sono buoni: la media italiana è di 24,5 donatori per milione di abitanti mentre la Liguria nel 2022 si è fermata a 13,5 con un peggioramento dopo il Covid - racconta con amarezza Andorno - la Toscana è a 49, l'Emilia a 46 per questo dobbiamo impegnarci tutti insieme per sensibilizzare alla donazione".
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"Serve più informazione dedicata in particolare alla popolazione anziana, in troppi pensano ancora che gli organi di un anziano non possano essere usati e invece non è così, non ci sono limiti di età, e si possono trapiantare in sicurezza, noi per esempio abbiamo avuto un donatore di 87 anni - prosegue Andorno - La morte fa parte della vita, dobbiamo saper accettare il passaggio e saperlo gestire se possibile in anticipo perchè si può salvare la vita a molte persone diventando donatori. Per questo faccio un appello a tutti affinchè venga espresso il proprio consenso in vita".
Secondo Andorno serve da una parte maggiore sensibilizzazione dall'altra una riorganizzazione: "Bisogna comunicare di più e meglio ma poi servono risorse per ospedali e personale, più concretezza".
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Una figura che in Liguria manca, e che per il professor Andorno è fondamentale, è quella dell'infermiere esperto in donazione e trapianto e che andrebbe inserita nel sistema per ottimizzare le procedure.
"Per tutte queste cose in autunno stiamo organizzando una giornata regionale dedicata al tema dei trapianti di organo - conclude - una giornata che deve segnare un punto di ripartenza visti anche i dati liguri di donazione". A novembre poi Genova ospiterà la riunione del 'Nord Italia Transplant', l’organizzazione che coordina i trapianti in Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Marche.
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