Sanità

Dai 76 del 2023 ai 200 del 2024 secondo i dati dell'associazione medici di origine straniera in Italia
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di Tiziana Oberti

Aumentano gli operatori sanitari che vogliono lasciare la Liguria per andare a lavorare all'estero in particolare verso i paesi arabi. Dai 76 medici e infermieri che avevano fatto domanda nel 2023 si è passati nel 2024 a 200. A far fuggire medici e infermieri dal settore pubblico non sono solo stipendi più alti ma un bilanciamento migliore tra lavoro e vita privata e la possibilità di carriera. Molti non si sento sicuri e tutelati.

Quanti sanitari vogliono andarsene

"Più di 14.100 tra medici, infermieri e fisioterapisti ci hanno chiesto informazioni su come trasferirsi all'estero dal 2023 a oggi, più del doppio rispetto agli anni precedenti. E, in maggioranza, si tratta di camici bianchi - spiega a Primocanale Foad Aodi presidente associazione medici di origine straniera in Italia (AMSI) e Unione medica Euromediterranea (UMEM) - tra questi, il 54% (7.614) sono medici, il 31% (4.371) infermieri e il 15% (2.115) fisioterapisti, podologi, logopedisti, psicologi, dietisti e tecnici radiologi. Il 33% sono coppie di sanitari, la crescita è significativa rispetto ai periodi precedenti con una percentuale del 33% nel 2024 rispetto al 2023 e del 52% nel 2023 rispetto il periodo 2019-2022. Nel biennio 2021-2022, avevamo ricevuto circa 4.700 richieste, un numero che in 20 mesi è più che raddoppiato è un dato preoccupante, che riflette la disillusione e la frustrazione di chi lavora quotidianamente nel nostro sistema sanitario, spesso senza tutele adeguate e con prospettive di carriera sempre più esigue".

"Nel 2024 in Liguria - racconta Aodi - hanno fatto domanda per lasciare la regione: 133 medici, 67 infermieri, 12 fisioterapisti, 5 farmacisti. L'87% di loro proviene dal pubblico mentre il restante 13% dal settore privato. La maggioranza delle richieste arriva da Genova con un 55%, seguita da Imperia 17%, La Spezia 15% e Savona 13%".

L'associazione medici di origine straniera in Italia nata per accogliere e assistere i medici stranieri in arrivo nel nostro paese, negli ultimi anni è diventata un vero e proprio sportello d’informazione per chi desidera lasciare la penisola. Dal 1 gennaio al 31 ottobre 2024, l’associazione ha risposto a oltre tredicimila richieste di informazioni, pervenute tramite email, telefono e social media. Secondo le stime dell’organizzazione la fuga dei medici dal settore pubblico verso il privato sarebbe aumentata del 35%.

Le ragioni della fuga soprattutto degli under 40

Stanchezza, aggressioni, medicina difensiva, mancanza di valorizzazione della carriera ma anche una difficile situazione economica sono le motivazioni principali. In molti poi vorrebbero che ci fosse libertà per chi lavora nel pubblico di andare a lavorare nel privato. La maggior parte sono medici under 40, all'inizio della carriera ma già insoddisfatti del contesto lavorativo in cui si trovano, hanno aspettative diverse rispetto alla generazione precedente, per loro la priorità è un miglio equilibrio tra lavoro e vita privata. A preoccupare di più negli ultimi anni è l'aumento delle violenze: il 55% dei professionisti dichiara di aver subito almeno una violenza fisica o psicologica e in particolare per circa il 70% interessa donne.

"La maggior parte vogliono andare negli Emirati Arabi, Arabia Saudita, Qatar, Bahrein, Kuweit - spiega Foad Aodi - il 95% delle richieste sono verso paesi del Golfo dove i salari superano spesso del doppio quelli italiani ma ci sono richieste per esempio per la Svizzera o paesi europei che offrono condizioni economiche e di carriera che il nostro sistema fatica a competere.

Partono medici più specializzati

La fuga dei medici verso l'estero è un problema che non riguarda solo la Liguria. Secondo Foad Aodi, presidente associazione medici di origine straniera in Italia (AMSI), "nonostante la situazione internazionale e i conflitti in corso, in Italia le richieste per andare a lavorare all’estero non sono diminuite. Non sono i medici generici a lasciare il Paese, ma quelli con le specializzazioni più ricercate, già difficili da reperire e sottoposti a stress lavorativo eccessivo per compensare la carenza di professionisti nel settore. Questi sono i primi candidati a lasciare la sanità pubblica. In particolare si tratta di medici del pronto soccorso, gli anestesisti, gli specialisti in ortopedia, fisiatria, neurochirurgia, radiologia, pneumologia, chirurgia, pediatria, ginecologia e dermatologia.

Buon dialogo con ministro Schillaci ma non basta, appello alla Regione

"Con il Ministro della salute Schillaci, c’è un buon dialogo, sono state intraprese azioni importanti come gli incentivi fiscali per chi rientra e le leggi per contrastare le aggressioni al personale medico - spiega Aodi - ma nell’agenda politica non sono ancora state inserite soluzioni efficaci per affrontare questioni cruciali come la medicina difensiva e la sanità italiana rischia di perdere un ulteriore 30% di professionisti nei prossimi tre anni, a meno che non vengano create soluzioni concrete per invertire questa tendenza".

"La Liguria è passata dalla terza fascia nel 2023 alla prima nel 2024 e insieme a Lazio, Campania, Sicilia, Sardegna è tra le regioni che hanno visto un aumento di richieste, mentre nel 2023 le regioni con più richieste erano state Lombardia e Veneto. Per questo chiediamo alla Regione e all'assessore alla sanità Massimo Nicolò di collaborare con noi per trovare delle soluzioni".

"Da parte nostra, non c'è mai stato un solo momento in cui, con le nostre indagini e statistiche, non abbiamo evidenziato ai media e alla collettività che il rapporto di fiducia tra i professionisti e i cittadini si stava e si sta tutt'ora sgretolando - sottolinea Aodi - con i pazienti e le loro famiglie che addossano a medici e infermieri tutte le responsabilità dei disagi e dei disservizi, avendoli trasformati nel capro espiatorio delle lunghe attese nei pronto soccorso, nei tempi biblici che occorrono per un esame, una visita e un ricovero, ritenendoli i principali colpevoli di una sanità pubblica in affanno".

Attenzione alle agenzie fasulle

Aodi conclude poi lanciando un allarme: "Online ci sono oltre seimila pagine social, in particolare su Facebook, di agenzie di reclutamento di personale medico che non sono accreditate dagli ospedali, per questo motivo è facile per il professionista andare incontro ad agenzie fasulle è importante verificare queste organizzazioni. In Europa, ci sono due o tre agenzie principali che offrono servizi affidabili, ma è sempre consigliabile rivolgersi a enti pubblici per essere garantiti con maggiore sicurezza e trasparenza".

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