Cinque anni fa la decisione di lasciare Genova e trasferirsi in Gran Bretagna con marito e un figlio piccolo. Maria Giacchino, Dr, PhD, FEBS in chirurgia senologica, genovese laurea e specializzazione nel capoluogo ligure, a 35 anni ha iniziato la sua vita da medico expat per una proposta arrivata all'improvviso "una di quelle a cui non si può dire di no". E' uno dei 40mila camici bianchi che hanno lasciato l'Italia per l'estero negli ultimi cinque anni, ora ha deciso di rientrare a Genova.
"Lasciare l'Italia per me è stata una scelta legata al desiderio di specializzarmi meglio. Mi ero iscritta all'ordine dei medici inglesi perché volevo darmi più opportunità - racconta a Primocanale - ho cercato strade alternative per imparare la mia professione e un po' casualmente mi hanno offerto lavoro a tempo indeterminato vicino Brighton, all' University Hospitals Sussex NHS Foundation Trust sede Worthing Hospital, con la prospettiva di perfezionare le mie skills professionali e con mio marito siamo partiti proprio nei mesi della pandemia da Covid a luglio 2020".
Dalla Gran Bretagna a Genova, i motivi del ritorno
In Gran Bretagna un dirigente medico guadagna quasi il doppio rispetto all'Italia, ha maggiori prospettive di carriera e si possono ottenere riconoscimenti in base alle proprie capacità. "La qualità del lavoro in Uk è migliore - spiega - ma si iniziano a vedere delle falle del sistema sanitario. Anche in Gran Bretagna la popolazione invecchia sempre più e serve più assistenza, la Brexit non ha aiutato perchè tanti medici e infermieri sono tornati nei loro paesi. E' vero che si è pagati di più, si è riconosciuti per quello che si fa e c'è più facilità nell'avanzamento di carriera ma a 40 anni voglio provare a tornare a casa per la famiglia e gli amici e avere un miglior bilanciamento tra vita privata e carriera professionale".
"Ho due figli di 7 anni e 14 mesi, al momento non ci sono state le condizioni per farmi rientrare in un ospedale - continua - per questo ho deciso di mettere in pratica il piano B: a febbraio inizierò il corso triennale per medico di medicina generale e al termine di questo parallelamente porterò avanti il mio lavoro come specialista in chirurgia senologica".
La sanità in UK
"Il sistema è pubblico - racconta - il paziente deve passare dal medico di base, che è un po' diverso rispetto all'Italia, e valuta se deve fare visita specialistica solo allora il paziente può accedere all'ospedale, se non c'è urgenza uno aspetta e se decide di andare nel privato costa molto di più che in Italia. Per esempio c'è una forte restrizione di prescrizioni per gli antibiotici ed è una cosa che mi ha subito molto colpita quando mi sono trasferita qui in contrapposizione all'Italia - sottolinea - ci sono poi dei criteri specifici e molto stringenti per poter accedere a un intervento nel sistema sanitario pubblico qualora la patologia sia benigna: io ho avuto pazienti che per un intervento di riduzione al seno hanno dovuto portare una documentazione specifica dove venivano evidenziati problemi di postura, perdere un certo numero di chilogrammi, e avere una certificazione che attestasse che avevano smesso di fumare. Questa certificazione viene poi valutata da un panel di esperti che poi decide, sulla base della documentazione fornita, se poter acconsentire a un intervento nel pubblico, cose che per l'Italia sembrano impossibili".
"Una cosa bella della sanità qui è che ci sono persone di tutte le nazionalità che fanno medici o infermieri, peccato che non sia cosi in Italia perché non siamo abbastanza attraenti, ognuno, infatti, porta sua esperienza professionale ma anche di vita".
"Altra differenza che quando un chirurgo senologo esce dalla specialità qui in UK sono molto preparati mentre da noi in Italia, secondo me, si può migliorare molto".
"Cittadina del mondo con la valigia in mano"
"E' bello e importante andare all'estero per completare il proprio training ma è bello poter tornare a casa - sottolinea - se crediamo nella sanità pubblica e nei nostri professionisti ritengo necessario poterli stimolare e far si che possano essere sempre in un processo di crescita professionale. Credo che ora in Italia nell'ambito del sistema sanitario nazionale ci sia molta frustrazione ed è un gran peccato perché ci sono tantissimi giovani medici e infermieri in gamba che però perdono la motivazione e questo ha un impatto negativo sui servizi".
"Io mi sento fortemente una cittadina del mondo, la mia volontà è quella di tornare a casa per gioire delle bellezze che noi abbiamo a casa nostra in primis famiglia, amici e vita sociale che c'è in Italia e che non ha paragoni, ma proprio perché mi sento cittadina del mondo mi sento sempre con una valigia in mano pronta per partire, io e la mia famiglia, verso altre esperienze qualora il mio rientro in Italia non funzionasse. Io mi auguro che tutti i giovani professionisti medici italiani possano viaggiare e avere una flessibilità lavorativa per fare esperienze fuori e poi tornare. Per esempio in Gran Bretagna i 'consultant', assunti a tempo indeterminato, hanno diritto ogni cinque anni a sei mesi sabbatici oppure ogni 10 anni a un anno sabbatico dove non si è pagati ma si mantiene il proprio posto di lavoro e si può andare all'estero per fare esperienze lavorative o altre esperienze personali e dare così nuovi stimoli".
"Investire sui giovani medici e infermieri è una sfida che si deve fare come Italia sennò i giovani continueranno a fuggire cercando migliori condizioni di vita e a livello governativo, indipendentemente dal partito, ci si deve porre questo problema e intervenire. Io ho deciso di tornare inizierò il corso per medico di medicina generale e tra tre anni, alla sua conclusione, spero di poter portare tutta la mia esperienza alle donne genovesi come chirurga senologa".
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IL COMMENTO
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