Sanità

La società formata da 25 partner, di cui UniGe è capofila, ha l'obiettivo di creare un avatar digitale del cervello dei pazienti per prevedere la reazione a farmaci e malattie
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di Riccardo Olivieri

GENOVA -Diventare un punto di riferimento internazionale per la salute nell'ambito delle neuroscienze: è questo lo scopo di Mnesys, una società concepita dall'Università di Genova che coordina gli altri 24 partner che fanno parte del progetto, che ha ottenuto i fondi del Pnrr superando la concorrenza delle università milanesi: "I 114,5 milioni arrivati dal Pnrr saranno impiegati per una ricerca di altissimo livello distribuita in tutta Italia ma con baricentro a Genova - spiega Enrico Castanini, amministratore unico di Liguria Digitale e presidente di Mnesys -. Questo da genovese mi fa dire che Genova è la capitale delle neuroscienze e della neurofarmacologia"

Mnesys, che oggi dà il via ai lavori, ha come focus lo studio del cervello e la comprensione delle funzioni del sistema nervoso in condizioni sia fisiologiche sia patologiche, nelle persone sane come in quelle malate. Gli obiettivi del progetto, che durerà tre anni, vanno dall'identificazione dei biomarcatori alla creazione di un vero e proprio gemello digitale del cervello dei pazienti per poter studiare le risposte ai farmaci e alle malattie attraverso la medicina predittiva. "In prospettiva ci aspettiamo di poter anche risparmiare perché avremo dei modelli digitali del paziente e potremo studiare i migliori approcci, non solo medicina predittiva ma anche cucita sul paziente" annuncia il coordinatore del comitato scientifico di Mnesys e docente di Unige Sergio Martinoia, a cui fa eco l'assessore alla Sanità Angelo Gratarola: "È la sartorializzazione delle cure ed è ciò che secondo me avverrà nei prossimi decenni, non più una medicina basata su dati statistici ma qui si fa una vera e propria sartorializzazione".

Oggi la medicina non può prescindere dalla tecnologia, soprattutto nello studio di quella che è "la materia più difficile, ovvero il cervello - spiega ancora Martinoia -. Ci sono due elementi fondanti: una è la tecnologia hard, quella fisica, la parte di sensori che ci permettono di studiare il cervello in condizioni fisiologiche e patologiche; l'altro è quello computazionale. Non dobbiamo dimenticare i grandi progressi che ha fatto in questi anni la potenza dei calcolatori unito all'intelligenza artificiale, che ci consente di fare analisi sofisticate e di creare dei gemelli digitali del cervello anche in condizioni patologiche. Ovviamente stiamo guardando il futuro, quando anche tra molti anni potremo avere degli strumenti sofisticati per capire meglio le malattie e affrontare la parte terapeutica".

Ecco i partner dell'Università di Genova nel progetto:

Atenei: Università degli studi di Genova (soggetto promotore), Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, Università degli studi della Campania "Luigi Vanvitelli", Università degli studi di Ferrara, Università degli studi di Firenze, Università degli studi "Magna Græcia" di Catanzaro, Università degli studi di Napoli “Federico II”, Università degli studi di Parma, Università degli studi di Pavia, Università degli studi di Roma Tor Vergata, Università degli studi di Verona

Enti di ricerca pubblici: European Brain Research Institute “Rita Levi-Montalcini”, Fondazione Telethon ETS, Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa

IRCCS vigilati dal MUR: Fondazione Don Carlo Gnocchi, IRCCS-AOU “San Martino” di Genova, IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna, IRCCS “San Raffaele” di Roma, IRCCS Synlab Sdn Synlab, Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma

Soggetti di natura privata: Alfasigma, ASG superconductors, Dompè farmaceutici, TAKIS S.r.l.

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