Dai documenti e dalle intercettazioni dell'inchiesta che ha condotto in carcere Massimo Ferrero, ormai ex presidente della Sampdoria, emerge con sempre maggiore nitidezza il cosiddetto “metodo” utilizzato dal Viperetta e dai suoi famigliari in questi anni, ovvero il tentato trasferimento di fondi da una società all'altra del gruppo, sempre più indebitato, in disarmo e destinato a crollare come un castello di carte.
Alla magistratura spetta il compito di accertare se ed in quali circostanze questi passaggi siano avvenuti, anche attraverso l'eventuale coinvolgimento della Sampdoria. Perché se è vero che dalla vicenda Obiang l'allora presidente Ferrero era uscito prosciolto – sostanzialmente per mancanza di una parte lesa, cioé la Sampdoria, dunque lo stesso Ferrero che non si era ovviamente costituito parte civile – è altrettanto vero che in sede sportiva per questo “reato” lui medesimo aveva patteggiato una pena, peraltro risibile, per evitare conseguenze alla squadra.
Un sistema, quello delle scatole cinesi, che Primocanale aveva “denunciato” nel febbraio del 2019, incassando scarsissima solidarietà dal mondo della tifoseria blucerchiata (oltre 1.000 furono i Like su Facebook alla notizia della querela di Ferrero nei confronti del sottoscritto) e ancora meno attenzione dal resto del mondo dei media. Per molti, non per tutti fortunatamente, valeva il refrain: “Sul piano dei risultati non gli si può dire niente”. Il tutto per qualche derby vinto ed un paio di decimi e noni posti in classifica. Misteri insondabili, la cui interpretazione lasciamo volentieri ai posteri.
Dopodiché, bisogna guardare avanti e, per quanto ci concerne, quello che avevamo da “contestare” alla gestione della Sampdoria di Ferrero lo abbiamo fatto in tempi non sospetti (si fa per dire) e, soprattutto, quando era in sella. Ora che, invece, è in cella ci interessa davvero poco sparare sulla Croce Rossa ed assistiamo semmai abbastanza disgustati alle intemerate di chi gli ha retto il gioco per anni e adesso si indigna e si “sorprende” di fronte alla caduta del falso imperatore. E' un antico vezzo italico difficile da estirpare. Pazienza.
Che cosa accadrà adesso? Intanto, la gestione degli affari correnti di Corte Lambruschini, in assenza di un vicepresidente, è stata affidata ad Alberto Bosco, direttore operativo della società blucerchiata. Ma con le dimissioni e la decadenza di Ferrero, secondo statuto decade l'intero consiglio di amministrazione, formato, oltre che dal Viperetta, dal commercialista Vidal, dal banchiere Fiorentino e dai “genovesi” Castanini e Profiti.
In teoria il presidente del collegio sindacale, Marcello Pollio, potrebbe convocare una nuova assemblea per l'elezione di un nuovo cda, che a sua volta distribuirebbe le nuove cariche, magari con il manager informatico Enrico Castanini, amministratore unico di Liguria digitale e sampdoriano doc, presidente. Ma all'assemblea risulterebbe difficile la partecipazione degli azionisti di U.C. Sampdoria spa, essendo gli stessi sparpagliati tra San Vittore e i rispettivi domicili. Dunque, una situazione delicata, anche sul piano giuridico-amministrativo.
Ecco perché non è esclusa la nomina di un commissario ad acta per traghettare la Sampdoria fuori da questo intrigo e lontano dall'incubo.
Sul piano societario, poi, due sono le prospettive. Essendo ormai probabile, anzi, quasi scontato l'esito negativo del concordato di Eleven Finance srl, azienda immobiliare e cinematografica del gruppo Ferrero, (il 15 dicembre è prevista l'adunata dei creditori), per la medesima si aprirebbe una procedura fallimentare che porterebbe anche la Sampdoria tra i beni nelle disponibilità di un curatore per soddisfare, attraverso la vendita del club, parte delle aspettative dei creditori. E, come abbiamo sottolineato più volte, i potenziali acquirenti non mancano: da Massimo Zanetti del gruppo Segafredo al tandem Vialli-Dinan (agognato dai tifosi), al duo Volpi-Fiorani. Qualcuno, autorevole, parla anche di un gruppo arabo, di cui personalmente non abbiamo contezza ma che riferiamo per dovere di cronaca.
Esiste tuttavia pure la possibilità, quanto concreta e quanto remota al momento è difficile da sostenere, che la Sampdoria società vada in crisi finanziaria motu proprio e dunque rischi il fallimento diretto. Situazione che spalancherebbe le porte ad baratro della ripartenza dalle categorie inferiori. Ma qui potrebbe, anzi, “dovrebbe” entrare in gioco, come aveva promesso negli studi di Primocanale, l'ex presidente e proprietario Edoardo Garrone con una ricapitalizzazione, attraverso l'attivazione del sistema bancario, tale da scongiurare il peggio e da favorire un cambio di proprietà indolore e diluito nel tempo.
Nel 2014 furono infatti le famiglie Garrone-Mondini, non riuscendo più a gestire il club dopo la scomparsa del capostipite Riccardo Garrone, a regalare incautamente la Sampdoria al già fallendo per la bancarotta fraudolenta nel crack della compagnia aerea Livingston Massimo Ferrero, con in più una robusta iniezione di liquidità e fidejussioni per un totale di circa 65 milioni di euro.
Edoardo Garrone, negli studi di Gradinata Sud, si dichiarò pentito di quella scelta, bollata come un errore e definì Ferrero un “pagliaccio e cialtrone”, dichiarandosi pronto ad intervenire in caso di necessità. Forse quel momento è arrivato.
Intanto, la squadra dovrà riuscire sul campo ad isolarsi dal convulso contesto esterno, a cominciare dal derby imminente, per produrre il massimo sforzo e mantenere la categoria, fondamentale anche per i nuovi, eventuali salvatori della Sampdoria.
IL COMMENTO
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