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di Maurizio Michieli - Stefano Rissetto

Marco Lanna e il CdA della Sampdoria finiscono sotto assedio, per via del blitz di Ferrero allo stadio: una sortita che sulla Rete è stata da molti interpretata come condivisa, o almeno tollerata, dalla dirigenza che al Viperetta era subentrata dopo l’arresto del 6 dicembre scorso. Niente di tutto questo. Anzi, i componenti del CdA presenti in tribuna (Marco Lanna e Gianni Panconi, insieme nella foto) hanno lasciato il loro posto all’arrivo di Ferrero, per ripresentarsi non appena l’autore dell’improvvisata se n’è andato, convinto a farlo dai gestori della sicurezza e dell’ordine pubblico.

Nessuno, filtra dalla società, era al corrente dell’arrivo dell’ex presidente, che si è presentato all’ingresso della tribuna senza un titolo di accesso ed è stato fatto entrare dagli addetti, per evitare che l’evidente provocazione assumesse i toni presumibilmente voluti dall’autore. La notizia è arrivata in gradinata, molti tifosi sono partiti verso l’accesso della tribuna e a quel punto Ferrero ha usato il tunnel che porta agli spogliatoi per lasciare lo stadio dall’accesso dei distinti.

Questi i fatti che, come nel caso dei solenni auguri di compleanno al figlio Rocco in data 5 agosto, non vedono coinvolti esponenti del CdA. Profonda l’amarezza di Gianni Panconi, di fatto amministratore delegato del club con potere di firma rispetto al sistema creditizio, che con Banca Sistema e Macquarie (presenti allo stadio con loro dirigenti) garantisce il sostegno finanziario alla società. Se questo CdA - si è sfogato in privato l’economista savonese che aveva lasciato un alto incarico alla EY per provare a salvare la Sampdoria di cui è tifoso - davvero si dimettesse, per via delle accuse di aver permesso il ritorno di Ferrero allo stadio e - come qualcuno insinua - di non prendere sul serio la questione sceicco, le conseguenze per la società sarebbero devastanti, venendo meno i rapporti fiduciari personali con chi, a tutt’oggi, permette alla società di pagare gli stipendi e ne garantisce la continuità aziendale. Giocando sulla pelle della Sampdoria a fare gli apprendisti stregoni, secondo la legge implacabile della Rete a suo tempo codificata da Umberto Eco, si va dritti a un epilogo drammatico. In queste ore il CdA è stretto tra le scadenze finanziarie ineludibili, vitali per il club, e la pittoresca carovana di seguaci di un presunto compratore che finora si è espresso soltanto attraverso un portavoce non eccelso in diplomazia e autocontrollo. Quel “circo mediatico” da noi già denunciato (leggi qui), che non fa il bene della Sampdoria ma anzi la danneggia pesantemente.

Di quel che è successo stasera, di quel che succede dal 12 giugno 2014, con la Sampdoria ridotta a zimbello nazionale e depauperata nei conti e nell’organico tecnico, non va chiamata a rispondere l’attuale governance del club, che cerca disperatamente di risanare una situazione terrificante, quanto un Ferrero sempre più irresponsabilmente a caccia dello scontro con una piazza ormai ostile; un Ferrero che però non è stato portato qui dalla cicogna. E che, dopo aver passato disinvoltamente filtri e sbarre, non ha avuto problema a superare un modesto tornello.