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di Stefano Rissetto

Juventus nella bufera. Si dimettono il presidente Andrea Agnelli e tutto il CdA (il vicepresidente Pavel Nedved, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene e i consiglieri Laurence Debroux, Massimo Della Ragione, Katryn Fink, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio, Giorgio Tacchia e Suzanne Keywood), al termine di un consiglio straordinario tenutosi nella sede vicina allo stadio della Continassa. Nella medesima riunione, Maurizio Scanavino (già alto dirigente del ramo editoriale della famiglia Agnelli-Elkann) è stato nominato nuovo direttore generale. In carica resta il presidente onorario Franzo Grande Stevens, 94 anni, napoletano, penalista e legale di fiducia della famiglia Agnelli 

La rivoluzione è stata decisa in relazione all'inchiesta "Prisma" della Procura di Torino per falso in bilancio e ai conseguenti rilievi della Consob sulle plusvalenze.

"I membri del Consiglio di Amministrazione, considerata la centralità e rilevanza delle questioni legali e tecnico-contabili pendenti, hanno ritenuto conforme al miglior interesse sociale - informa una nota del club - raccomandare che Juventus si doti di un nuovo Consiglio di Amministrazione che affronti questi temi. Su proposta del presidente Andrea Agnelli e onde consentire che la decisione sul rinnovo del Consiglio sia rimessa nel più breve tempo possibile all'Assemblea degli Azionisti - si legge in una nota diffusa dalla società - tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione presenti alla riunione hanno dichiarato di rinunciare all'incarico. Per le stesse ragioni, ciascuno dei tre amministratori titolari di deleghe (il presidente Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved e l'amministratore delegato Maurizio Arrivabene) ha ritenuto opportuno rimettere al Consiglio le deleghe agli stessi conferite". Il Consiglio "ha, tuttavia, richiesto a Maurizio Arrivabene di mantenere la carica di Amministratore Delegato. Il cda della "Juventus proseguirà la propria attività in regime di prorogatio sino all'Assemblea dei soci che è stata convocata per il 18 gennaio 2023.

Difficile prevedere le conseguenze sull'assetto proprietario della società calcistica. Ai tempi della retrocessione in B, conseguita al procedimento disciplinare sul "sistema Moggi", tre anni dopo la morte di Giovanni Agnelli, il capoazienda Sergio Marchionne aveva caldeggiato la cessione del club, ma i componenti della terza generazione della famiglia si erano opposti. Riassorbita la retrocessione, ingaggiato come amministratore delegato Giuseppe Marotta che aveva appena portato la Sampdoria in Champions, gli anni Dieci sono stati una passerella trionfale, con nove scudetti consecutivi temperati dal rimpianto di due finalissime europee perdute. Poi l'ingaggio di Ronaldo, la partenza di Marotta per l'Inter, i conti in rosso: negli ultimi due anni la Exor, la finanziaria di famiglia, ha ricapitalizzato la società con un ingente sforzo economico a fronte del quinto passivo consecutivo di esercizio. Indiscrezioni ricorrenti riferiscono di una profonda divergenza di vedute tra John Elkann (46 anni, nipote di Giovanni, figlio di Margherita Agnelli e dello scrittore Alain Elkann, amministratore delegato della Exor, la società di diritto olandese che è la cassaforte di famiglia) e lo stesso Andrea Agnelli (47 anni, figlio di Umberto, consigliere della stessa Exor) sul rapporto, quasi simbiotico, fra la famiglia e la Juventus. Non si escludono, in tempi ragionevoli, decisioni clamorose.