Scade oggi la misura di interdizione ad occupare incarichi societari e a svolgere attività imprenditoriali disposta un anno fa dal gip presso il Tribunale di Paola (provincia di Cosenza) nei confronti di Massimo Ferrero, nell’ambito del processo per reati societari e bancarotta che si sta svolgendo in Calabria dallo scorso 21 settembre e la cui prima udienza si è tenuta il 23 novembre. Per questa vicenda giudiziaria, il 6 dicembre del 2021 Ferrero era stato anche arrestato dalla Guardia di Finanza e tradotto nel carcere milanese di San Vittore, dove era rimasto fino al 23 dicembre, ottenendo successivamente i domiciliari nella sua casa romana, provvedimento revocato cinque mesi dopo con l'effetto del pieno recupero della libertà personale.
Un provvedimento, quello dell’interdizione, che lo stesso Ferrero, tramite i propri legali, aveva cercato di far “accorciare” ma che il Tribunale aveva riconfermato sino alla scadenza naturale del 6 dicembre. Questo significa che adesso l’ex presidente della Sampdoria può tentare di tornare alla guida della società, se non come presidente (carica per la quale potrebbe designare un suo uomo di fiducia) quantomeno come amministratore e “deus ex machina” di tutte le operazioni attraverso le controllanti Sport Spettacolo Holding o Holding Max. Gli stessi pm di Paola, d’altra parte, negli atti investigativi sostengono che i familiari azionisti (la figlia Vanessa, il nipote Giorgio) non hanno nel concreto poteri diversi da quello di validare le decisioni del padre e zio.
Intanto, con la richiesta di aumento di capitale, presentata in vista dell’assemblea dei soci del 14 dicembre prossimo in prima convocazione presso gli uffici di Banca Lazard a Milano, l’attuale Cda della Sampdoria (formato da Marco Lanna, Antonio Romei, Gianni Panconi ed Alberto Bosco) ha posto l’attenzione sul tema della “continuità aziendale”, messa a rischio dalla situazione finanziaria del club di Corte Lambruschini.
Gli azionisti di maggioranza della Sampdoria, Vanessa (figlia) e Giorgio (nipote) che detengono circa il 96% delle quote, dovranno intervenire per salvaguardare la società e Massimo Ferrero si sta da tempo adoperando per ottenere linee di credito per fronteggiare questa richiesta, confidando nella cosiddetta “Basilea 4”, direttiva europea con la quale si fa riferimento a normative di diversa origine e natura che modificano le precedenti regole prudenziali adottate dalle banche nell’erogazione del credito e denominate “Basilea 3”.
Ferrero, in sostanza, è convinto di poter accedere ad ulteriori finanziamenti, malgrado la situazione debitoria critica sua personale (“M’hanno sequestrato tutto”, ha detto) e delle sue aziende Farvem Real Estate srl ed Eleven Finance srl, una già ammessa al concordato preventivo e l’altra alle soglie della medesima procedura.
Ferrero più volte ha addebitato l’attuale situazione economica e agonistica della Sampdoria al Cda in carica dal 23 dicembre 2021, come se nei sette anni e mezzo decorsi dal 12 giugno 2014 al giorno dell’arresto tutto fosse stato fatto al meglio. Corollario di questa versione, l’ipotesi – tutta da verificare nella fondatezza e percorribilità - di un’azione di responsabilità verso gli attuali amministratori. Proponendosi come “salvatore”, chiedendo una “tregua” alla piazza e promettendo di andarsene a missione salvezza (di società e squadra) compiuta, Ferrero si dice certo di trovare davvero le risorse per la ricapitalizzazione.
Ma un simile scenario vedrebbe il Cda in carica davanti al dovere di valutare la propria autonomia e prevedibilmente alla scelta di rassegnare le dimissioni.
Per quanto riguarda le trattative di cessione della società, il custode Gianluca Vidal non ha tuttora dato evidenza al Cda di avere ricevuto i bonifici promessi dal gruppo Di Silvio-Al Thani: una "trattativa”, alimentata soprattutto sui social network, che va avanti da circa nove mesi e nei confronti della quale, se l’intera operazione alla fine della storia dovesse rivelarsi priva di qualsivoglia fondamento, potrebbe configurarsi anche una situazione di cosiddetta “alterazione del contesto competitivo di vendita”, con conseguente chiamata in causa dei protagonisti della vicenda e dei loro amplificatori mediatici.
Va sottolineato che, allo stato attuale, anche le altre ventilate trattative (delle quali, però, nessuno ha mai ufficialmente parlato, al contrario di quanto accaduto nel caso Di Silvio-Console-Al Thani) sono in stallo. Il Cda della Samp non ha contezza di eventuali interessamenti del Fondo Raptor di James Pallotta (“sponsorizzato”, secondo alcune indiscrezioni, da Edoardo Garrone) e ha avuto interlocuzioni soltanto a distanza con alcuni rappresentanti, probabilmente riconducibili a Merlyn Partners di Alessandro Barnaba, un Fondo “predatore” specializzato nel salvataggio di società in crisi.
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In questo contesto non è secondario evidenziare anche le incongruenze derivanti da talune dichiarazioni rilasciate da Gianluca Vidal, professionista di alto livello ma in questo caso trovatosi a recitare troppe parti in commedia: entrato nel mondo blucerchiato come uomo di strettissima fiducia di Ferrero, prima come consulente nella trattativa con il gruppo Vialli e poi come consigliere di amministrazione, ora “arbitro imparziale” in quanto soggetto incaricato della cessione della Sampdoria.
Il 29 dicembre del 2021, infatti, Vidal sosteneva: “Cifre della vendita? Non sono in grado di dirlo, andrebbe a ledere la tematica relativa alle trattative già in essere. C’è il valore di mercato detratti i debiti. Poi quando una casa va all’asta a 100 euro può essere venduta a 120 ma anche a 80. Sto parlando in astratto, non c’è alcun riferimento alle cifre”.
Il 23 novembre scorso lo stesso Vidal ha affermato: “Non esiste un prezzo fisso, esiste un prezzo minimo: 40 milioni, al di sotto del quel prezzo, con un aggiustamento più meno del 5%, non sono in grado di cedere. Io non ho decisioni autonome, è al di sotto dei valori garantiti nell’ambito delle procedure affidate al trust”.
In sostanza nel 2021 il custode Vidal non era in grado di definire le cifre della vendita della Sampdoria, oggi invece appare sicuro che meno di 40 milioni non si possano accettare. E un simile “sbarramento” non può che disincentivare eventuali pretendenti, che si troverebbero costretti, ancor prima di metter mano alla gravosa ristrutturazione economica di una società e di una squadra afflitte da seri problemi, a versare un robusto “biglietto di ingresso”, oltretutto destinato ad aiutare l’artefice della crisi blucerchiata a risolvere altre criticità di altre aziende a lui riconducibili.
Insomma la situazione della società Samp continua ad apparire confusa e l’appuntamento assembleare del 14 dicembre servirà a fare chiarezza, in un modo o nell’altro. Nel frattempo, su proposta del senatore e presidente della Lazio, Claudio Lotito, il Governo sta vagliando la richiesta di rateizzazione dei debiti dei club calcistici con il fisco: per la Sampdoria si tratta di circa 31 milioni, da versare entro il 22 dicembre, pena sanzioni sportive e salvo ulteriori termini di differimento.
Massimo Ferrero fa leva anche sull’ipotesi della dilazione per accrescere le sue possibilità di tornare a guidare la Samp, nonostante la determinata opposizione dei tifosi. Se c’è una cosa in cui si è dimostrato abilissimo, dal giorno del suo arrivo, è guadagnare tempo, sfruttando – di rinvio in rinvio, come nel procedimento penale per il "caso Obiang" alfine risoltosi nel migliore dei modi, come nella procedura concordataria e adesso con l’ipotesi dello slittamento degli adempimenti tributari - tutte le opportunità giuridiche lecite offerte dal nostro infinito ordinamento normativo.
Anche adesso Ferrero chiede tempo. Ma la tifoseria, nella manifestazione di sabato 26 novembre, gli ha fatto capire, a lui e ai suoi uomini di fiducia presenti in società, che il suo tempo è inesorabilmente scaduto.
IL COMMENTO
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