Nei tre anni consecutivi alla guida della Samporia se c'è una cosa che Marco Giampaolo riuscì a fare benissimo è dare un'impronta precisa, un'identità riconoscibile alla squadra. Nelle vittorie come nelle sconfitte e nei pareggi, la mano dell'allenatore era comunque visibile, tangibile, forte. La possibilità dl lavorare sin dal ritiro di Temù e Ponte di Legno diede al tecnico questa opportunità, che invece non ha avuto a disposizione in questa seconda esperienza. Così Giampaolo ha dovuto adattarsi alla Samp e non viceversa, variando spesso il sistema di gioco e derogando persino al dogma della difesa a quattro. Con risultati molto altalenanti tra casa (due vittorie) e trasferta (quattro sconfitte).
Adesso, forse, è giunto il momento di provare ad imboccare una strada ed insistere su quella, senza curarsi troppo delle conseguenze. E' altresì vero che, come sostenemmo dall'inizio, paradossalmente nel 4-3-1-2 di Giampaolo a non trovare una collocazione precisa è il giocatore di maggiore talento, Antonio Candreva, la cui natura di esterno è difficilmente riciclabile in quella di centrocampista. Ecco perché subito Giampaolo aveva pensato di adottare il 4-2-3-1 ma il ko di Gabbiadini ha complicato i piani.
Occorre tuttavia trovare una soluzione, poiché del talento di Candreva questa Samp, non ricchissima di qualità già in partenza, non può fare a meno. Come? E' il rebus attorno al quale ruota il compito di Giampaolo. Due le ipotesi al vaglio. La prima: lo spostamento di Candreva nel ruolo di seconda punta, non propriamente il suo ma comunque meno dispendioso di quello da centrocampista puro. La seconda: l'impiego di Candreva come rifinitore alle spalle dei due attaccanti con Sensi mezzala. Operazione non facile sul piano degli equilibri, ma sostenibile in presenza del cattura palloni Thorsby e di uno tra Rincon ed Ekdal.
Certo la Juventus non rappresenta il test più comodo, tanto che pure il 4-4-2 non sarebbe impossibile. Una situazione complessa, laddove Marco Giampaolo tuttavia ha la capacità per uscirne fuori. L'importante è esserne convinto. Lui per primo, poi serve la "complicità" di calciatori chiamati a remare tutti dalla stessa parte.
IL COMMENTO
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