Cronaca

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Un uomo costretto dai vigili al test dell'etilometro e condannato in primo grado a 10 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale è stato assolto in Appello perché, secondo il codice penale, chi subisce un abuso da un pubblico ufficiale non deve essere punito. Lo ha sostenuto il legale dell'imputato avv. Gianfranco Pagano. L'episodio risale al marzo 2007. L'uomo inizialmente condannato  si trovava in un bar del centro storico e venne invitato da una vigilessa a spostare il motocarro che era in divieto di sosta. L'imputato riferì di aver rifiutato perché aveva bevuto e non poteva mettersi alla guida ma, poco dopo, decise di spostare il mezzo a spinta e nel compiere questa operazione urtò due motorini parcheggiati. A questo punto la vigilessa gli chiese la patente ma l'uomo si rifiutò di esibirla sostenendo che non era alla guida e l'unico documento che poteva mostrare era la carta d'identità. Poco dopo sul posto giunsero altri vigili urbani muniti di etilometro, esame al quale l'uomo si oppose. Secondo l'accusa, l'uomo minacciò di dar fuoco al motocarro e avrebbe estratto di tasca un coltello da cucina e un martelletto da muratore minacciando i vigili. Uno di questi rimase leggermente ferito. In appello l'avvocato Pagano ha sostenuto, tra l'altro, che il suo cliente "aveva posto in essere una disobbedienza civile a comportamenti non giustificabili, da un punto di vista giuridico messi in atto da pubblici ufficiali in quanto pretendevano ingiustamente di sottoporlo all'esame dell'etilometro anche se non era alla guida del motocarro".