
Ma cosa deve fare Marco Doria in vista del secondo turno? “Deve fare quello che crede più giusto. Abbiamo avuto un po' di problemi in campagna elettorale – ammette Burlando - Bisogna capire se conviene usare il rapporto con il Pd, o se invece un rapporto troppo stretto può essere problematico. La cosa che dico è "scelga lui". Se pensa che possa essere utile serrare le fila e farci anche vedere di più, far capire che sarà un governo collaborativo tra Regione e Comune io sono a disposizione”.
Su Twitter il presidente della Regione aveva scritto, citando il linguaggio di Beppe Grillo, che “Dobbiamo capire la lezione che è arrivata al PD-L”: “Noi abbiamo un quadro politico devastato, il centrodestra ha preso delle botte micidiali – dice il presidente della Regione - Però in un momento in cui il Pdl arriva a percentuali sotto il 10%, in cui la Lega prende una botta che non finisce più, e il Terzo polo non sfonda, ci potevamo aspettare un risultato più netto per il Pd, e invece ci sono segnali che devono farci riflettere: il primo è l'astensione, il secondo è il voto al Movimento 5 stelle”.
Insomma: da un lato un Pd che resiste più del Pdl “perchè è un partito”, dall'altro un'astensionismo crescente e il “boom” dei Grillini: “Quello che dobbiamo capire è che ci sono espressioni che non servono a nulla: “antipolitica” non vuol dire niente. Dobbiamo fare i conti con quella forza, mettiamo in campo delle idee e lasciamo stare definizioni e anatemi, poi vincerà ha le idee migliori e soprattutto chi fa i fatti”, dice Burlando, che ricorda anche come all'epoca delle primarie interne al Pd fosse stato uno dei pochi favorevoli alla candidatura del comico genovese. “Se perdi contro Grillo vai a casa, ma se vinci si deve confrontare con te”.
Un bilancio sul Pd? “Resiste più degli altri perchè è un partito, non dipende da una sola persona. Nei Municipi prende il 31%, che è il vero peso elettorale depurato dal voto alle liste civiche, che nei Municipi non c'erano”. Ma in cosa deve cambiare il Partito democratico? “Dobbiamo fare tesoro delle esperienze locali in cui continuiamo ad avere buoni risultati, come Torino, Milano e la Liguria. Bisogna capire che la partita si gioca sul radicamento nel territorio e sulla risposta alle domende dei cittadini”.
Il pensiero corre alle Politiche 2013: “Servono un'alleanza più vasta, anche con ceti produttivi, è una proposta più forte. In Liguria abbiamo il tentativo di tenere forze politiche e forze sociali su un progetto di governo serio, inclusivo e realizzato passo passo. A volte litigando, ma poi decidendo. Questa è una regione dove stanno avvendendo molte cose: investimenti, progetti, non sempre condivisi, ma che serviranno all'occupazione e allo sviluppo al momento del rilancio. Mi ostino a pensare che si possa fare anche in Italia; certo, è più difficile, ma se se le forze politiche volessero studiare sul campo l'unico esempio di questo tipo sarebbe un segnale anche di umiltà, e si potrebbe discutere di un modello che è unico in Italia. Altrimenti lo spazio che lasciamo libero diventa molto grande, e se trovassero un federatore che le mette insieme come è accaduto 20 anni fa, non è semplice. Proviamo a ragionarci un po'. Il Paese è fatto anche da piccole imprese e imprenditori che non sempre rappresentiamo del tutto”.
In chiusura una battuta sul Governo Monti e ai malumori tra la base del centrosinistra: “Abbiamo fatto bene a sostenere Monti. Adesso credo che dobbiamo continuare ad appoggiarlo, ma ora i pesi di chi lo sostiene sono cambiati in queste elezioni”. Insomma, il Governo dovrebbe diventare più di sinistra? “Monti deve capire che questo Paese ha capito lo sforzo del risanamento, ma ha bisogno anche di crescere e di protezione sociale”.
IL COMMENTO
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