Cronaca

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Se ne è andato in punta di piedi, come aveva vissuto gran parte della sua vita e soprattutto gli ultimi anni, quando venne colpito dal morbo di Parkinson. Bruno Lauzi è morto ieri pomeriggio a 69 anni dopo una lunga malattia nella sua casa di Peschiera Borromeo ma la notizia è stata data dai familiari soltanto questa mattina. Era nato ad Asmara, in Etiopia, nel 1937 ma è unanimamente riconosciuto come uno dei fondatori di quella scuola genovese che con Luigi Tenco, Gino Paoli, Fabrizio De André, ha cambiato la storia della canzone italiana. Un poeta prestato alla musica partito dal jazz, insieme al suo amico Tenco, che poi giocando con il dialetto genovese aveva scoperto la musica brasiliana della quale è stato un fondamentale strumento di conoscenza per il nostro paese grazie anche alla sua amicizia con Vinicius De Moraes. I suoi più grandi successi sono raccolti tra gli anni '70 e gli '80, quando dopo una carriera di autore d'elite, per la prima volta accettò di misurarsi con la musica leggera tout court: ha scritto "Piccolo uomo" per Mia Martini e poi è arrivato al primo posto della classifica con "Amore caro amore bello" firmato dalla coppia Mogol-Battisti. In classifica è arrivato anche con "Onda su onda", uno dei suoi pezzi più celebri e con "Genova per noi" il classico di Paolo Conte. Nella sua carriera ci sono anche tournee in Sudamerica con Mina, che ha inciso una memorabile versione de "Il poeta" e pezzi come "La sindrome astigiana" scritta per Paolo Conte, "Fai fai" dedicata al suo maestro De Moraes e "Il leone e la gallina" di Mogol e Battisti. Negli ultimi anni, escludendo la fase finale della malattia, Lauzi era rimasto un po' discosto dalla scena più importante perché allergico ai meccanismi del mercato e troppo legato a un gusto di fare musica che non appartiene all'epoca dei computer.