Cronaca

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Per quanto riguarda la conferma delle condanne che hanno portato alla "decapitazione" dei vertici della polizia,la Cassazione rileva che l'ex capo dello Sco, Gilberto Caldarozzi, "era consapevole della falsità del rinvenimento delle molotov perché, per sua affermazione, era entrato nella scuola e si era quindi potuto rendere conto che nelle aree comuni non vi era nulla del genere".

Per quanto riguarda Francesco Gratteri, i supremi giudici negano che sia stato condannato "sulla base di un apodittico 'non poteva non sapere' riferito ad una responsabilità da posizione di comando, bensì sulla base di specifici elementi concreti a suo carico, tutti ben delineati". Gratteri "ha dato impulso - spiega la Cassazione - "alla scellerata operazione mistificatoria" ed è stata "la figura apicale di riferimento per gli appartenenti alle squadre mobili" svolgendo un "ruolo centrale in questa vicenda processuale".

Oltre alla "partecipazione diretta ed attiva per tutta la durata dell'operazione Diaz", la Cassazione gli contesta la richiesta a Canterini "di redigere la relazione al questore" ed alla "richiesta di certificati medici "attestati le lesioni subite dagli agenti, per suffragare il giudizio contenuto nella comunicazione della notizia di reato (la cui falsità è accertata) sulla proporzione tra forza usata e violenza e resistenza incontrata".

Sia Gratteri che Caldarozzi, ricorda la Cassazione, videro il corpo "esanime in terra" del giornalista inglese Mark Covell. E a un ufficiale dei carabinieri che glielo mostrava Caldarozzi disse di continuare a svolgere il suo lavoro.