Cronaca

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Se sei un pendolare di vecchia data lo capisci appena entri in stazione che qualcosa non va: la gente si accalca, occhi in alto ai tabelloni degli orari, come se aspettasse l’esito delle corse dei cavalli o i numeri della lotteria. E in effetti in certi casi prendere un treno diventa una lotteria.
 
Un caso, che vale altre decine di casi: regionale veloce (è Trenitalia a definirlo tale perché fa poche fermate e anche inusuali) delle 18.37 per Sestri Levante. E’ segnato in ritardo di 10 minuti e allora si corre sul regionale delle 18.20 in ritardo di 15 minuti (sulla carta). Schiacciati come sardine a digitare forsennatamente sui palmari (chi ce l’ha) per vedere se è vero che il regionale veloce è in ritardo. Invece no, è già sul binario 9. E allora tutti a domandarsi: “Partirà prima quello visto che fa meno fermate, o questo?”. Ognuno dice la sua, finchè l’altoparlante annuncia che è in partenza… il regionale veloce.

Tutti giù di corsa, come una mandria di bestie nella prateria che però in questo caso sono scale mobili rotte, scale normali, prima a scendere e poi a salire, con il timore che alla fine li perderai tutti e due. Eccoti, salvo sul regionale veloce, con quello scambio di sguardi di compiacimento con gli altri pendolari del tipo “eh eh ce l’abbiamo fatta”.

Ma ecco che, sbirciando sul binario dove c’era il treno da cui sei appena sceso, vedi che parte. Sì, è partito, senza annuncio e dopo che avevano dato in partenza quello su cui sei salito tu. La pressione sale, i tuoi programmi per la serata svaniscono, c’è chi si abbandona agli improperi. Ci si va a sedere, con la speranza che magari, non si sa mai, lo sorpassi perché comunque tu fermate ne fai meno e non puoi restare in coda… Le porte si chiudono, ma si riaprono di continuo, ogni volta che qualcuno arriva trafelato perché rischiava di perderlo, e rischia di essere ghigliottinato dalle porte. Finchè senti, in lontananza, un probabile controllore che farfuglia qualcosa, e scappa, non sapendo rispondere alle domande della gente che chiede informazioni. Tu non hai sentito perché sei al piano di sopra e lui non ci è salito, chiedi intorno, ed ecco che arriva l’annuncio dell’altoparlante, questa volta, che dice: “Problemi sulla linea”. E’ finita.

Nel frattempo arriva un altro regionale diretto a Levante e rinizia il calvario, quel domandarsi se partirà prima quello o il regionale veloce su cui sei a bordo. Rapido consulto con gli sventurati compagni e tutti via sul treno che arriva. E che partirà poco dopo. Nella corsa, l’ennesima, da un binario e l’altro, si fa in tempo a vedere che il regionale veloce nel frattempo ha accumulato 25 minuti di ritardo. Peccato che nessun annuncio lo abbia comunicato e chissà se è mai partito.

Ma state tranquilli, intanto c’è il Freccia Bianca che ci mette tre ore da Milano a Roma, il freccia Rossa che è lusso puro, il Freccia platino che ti farà volare e intanto tu perdi due ore (e tanta salute) per coprire meno di 40 chilometri.