Cronaca

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Mentre l'Ilva di Taranti annuncia in serata che lo stabilimento chiude, Genova trema. C’è lavoro fino a venerdì, al massimo lunedì, poi lo stabilimento di Cornigliano si fermerà. E’ l’effetto del sequestro dei coils, i nastri di acciaio prodotti all’Ilva di Taranto e destinati all’impianto di  Genova. “Secondo i magistrati i coils sono prodotti illecitamente, in violazione della legge, e quindi li hanno sequestrati”, spiega Franco Gronda, segretario Fiom Cgil. Il problema è che i cilindri di laminato sono quelli usati dallo stabilimento di Cornigliano: “C’è materia prima per 4 o al massimo 5 giorni, poi non ci sarà più lavoro”, aggiunge Grondona.

Nelle ultime ore sull’Ilva di Taranto si è abbattuta una nuova bufera giudiziaria, con l’arresto di sette persone tra cui l’amministratore delegato Fabio Riva e l’ex direttore dello stabilimento. Per tutti l’accusa è di disastro ambientale. Secondo l’accusa l’impianto pugliese ha prodotto in violazione della legge, e quindi ha deciso di sequestrare l’acciaio prodotto dallo stabilimento. Il paradosso è che Taranto continua a produrre, ma Genova rischia di fermarsi nel giro di 4 giorni.

Ora deve intervenire il Governo”, dice il segretario genovese della Fiom Il sequestro della materia prima rischia di essere una mazzata pesantissima per lo stabilimento genovese. A Cornigliano sono 1760 i dipendenti dell’Ilva, molti dei quali già con contratti di solidarietà legati alla crisi del settore. E ora i sindacati temono che la situazione precipiti. Al momento non hanno indetto nessuna protesta, ma quel che è certo, dicono, è che il fermo dell’Ilva di Cornigliano non passerà sotto silenzio: “Noi a fare gli agnelli sacrificali non ci stiamo”, dice Grondona.