Premessa: dal rigore necessario alla necessità della crescita
La lezione fondamentale che, a nostro avviso, ha impartito questa grande crisi è la necessità di ripartire dalle buone ragioni dell’economia reale e cioè dalle ragioni, insieme, delle imprese e del lavoro.
Il rigore necessario è stato praticato. Ha scongiurato, con un largo ed emergenziale ricorso alla leva fiscale, la crisi di fiducia nei confronti dei nostri titoli del debito pubblico, ma ha concorso, tuttavia, ad aggravare il quadro recessivo della nostra economia.
Il compito fondamentale della legislatura che verrà deve essere, dunque, quello di realizzare una compiuta integrazione tra la disciplina fiscale e del pubblico bilancio e le esigenze di crescita ed equità. Perché questa integrazione è la condizione fondamentale per consolidare la credibilità dell’Italia e per ricostruire la fiducia nel suo futuro.
1. RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE
La prossima agenda di governo deve prevedere, come prioritari, interventi volti alla progressiva riduzione della pressione fiscale complessiva a carico dei contribuenti in regola.
Ciò non potrà che essere il risultato dell’avanzamento contestuale del contrasto e del recupero di evasione ed elusione (con un “vincolo di destinazione” del gettito derivante dal recupero delle risorse evase ai cittadini e alle aziende), da una parte e dell’avanzamento deciso, dall’altra, di una spending review capace non solo di bonificare inefficienze, improduttività e veri e propri sprechi largamente presenti nella struttura della nostra spesa pubblica, ma anche di stimolare la ridefinizione e la razionalizzazione del perimetro complessivo della funzione pubblica e della sua ridondante complessità di livelli istituzionali ed amministrativi.
Occorre:
• scongiurare, prima di tutto, l’ulteriore innalzamento dell’aliquota IVA previsto a partire dal 1° luglio prossimo. Si tratterebbe di un aumento che causerebbe un ulteriore crollo della domanda, mettendo a rischio gli esiti del gettito o innescando un ulteriore effetto recessivo;
• ridurre l’imposizione Irap, mediante un progressivo incremento della franchigia ed una progressiva eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile, definendo al contempo le imprese non soggette ad Irap perché prive di autonoma organizzazione;
• escludere dall’IMU gli immobili strumentali all’attività d’impresa, considerando che si tratta di beni che non rappresentano una forma di accumulo di patrimonio e che subiscono già una tassazione attraverso il loro concorso alla produzione del reddito di impresa;
• ridefinire il tributo rifiuti e servizi TARES, strutturando un nuovo sistema tariffario che rappresenti al meglio la reale produzione di rifiuti delle varie categorie economiche.
2. PROSEGUIRE NELL’AZIONE DI SEMPLIFICAZIONE
Bisogna inoltre fare scelte decise di semplificazione normativa e amministrativa: non costa, ma libera risorse per la crescita, favorendo un miglior ambiente imprenditoriale.
I costi della burocrazia risultano infatti sempre più gravosi per le imprese e, peraltro, la loro incidenza sul fatturato non subisce variazioni anche a fronte di una riduzione dell’attività imprenditoriale.
Per avere contezza dell’importanza del tema per le imprese, basta ricordare che il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha stimato in oltre 23 miliardi di euro l’anno gli oneri amministrativi relativi ad 81 procedure particolarmente rilevanti per le imprese. In tale ottica le imprese non devono - e non dovranno più - subire un sistema come il SISTRI: sistema segnato da profonde disfunzionalità di ordine operativo e tecnologico che ne rendono necessaria una integrale rivisitazione.
3. DARE CREDITO ALLE IMPRESE
Le MPMI e l’impresa diffusa hanno sempre più difficoltà di accesso al credito e sempre meno capacità di fronteggiare il loro fabbisogno finanziario. È quindi necessario:
• sfruttare il via libera dato dalla Commissione Europea per risolvere definitivamente il problema dei pagamenti della PA identificando modalità operative semplici, veloci e di impatto immediato (come la compensazione secca e diretta tra i debiti degli enti pubblici verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi delle imprese verso lo stato);
• al fine di contrastare il credit cruch in atto che colpisce principalmente le MPMI che ricorrono in modo quasi esclusivo al credito bancario per le loro necessita' finanziarie, promuovere un intervento concertato con gli altri Stati Europei presso le Istituzioni Europee e, in particolare presso la BCE, affinche' quest'ultima eroghi speciali finanziamenti alle banche con vincolo di destinazione a favore del credito alle imprese. In tal modo si aiuterebbe il sistema bancario a reperire la liquidita' necessaria a tassi favorevoli che pero' dovrebbe essere obbligatoriamente utilizzata per fornire supporto al sistema delle imprese (quanto meno per le necessita' finanziarie a breve termine).
4. SVILUPPARE LE IMPRESE SOSTENENDO IL MERCATO DEL LAVORO
Quanto al mercato del lavoro serve una inversione di rotta rispetto ai continui incrementi dei costi diretti ed indiretti sul lavoro, che seguono il progressivo arretramento dello Stato dalla spesa sociale e dai servizi al lavoro. Occorre pertanto:
• intervenire su costo del lavoro non solo con incentivi a breve, importanti ma non sufficienti, ma con un piano di interventi strutturali da realizzare in un tempo definito e con una riprogrammazione della spesa pubblica;
• garantire il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per tutto l’anno 2013, individuando le risorse in risparmi di spesa e non come ancora si pensa, utilizzando i contributi che le aziende destinano alla formazione continua da realizzare con i fondi interprofessionali;
• sviluppare gli incentivi per l’assunzione di giovani e favorirne l’ingresso nel mercato del lavoro anche come imprenditori
• al fine di creare nuove opportunità lavorative bisogna consentire alle imprese di utilizzare tutte le forme contrattuali, nel rispetto delle norme di legge, ma senza penalizzazioni.
ROMA, 25 MARZO 2013
Premessa: dal rigore necessario alla necessità della crescita
La lezione fondamentale che, a nostro avviso, ha impartito questa grande crisi è la necessità di ripartire dalle buone ragioni dell’economia reale e cioè dalle ragioni, insieme, delle imprese e del lavoro.
Il rigore necessario è stato praticato. Ha scongiurato, con un largo ed emergenziale ricorso alla leva fiscale, la crisi di fiducia nei confronti dei nostri titoli del debito pubblico, ma ha concorso, tuttavia, ad aggravare il quadro recessivo della nostra economia.
Il compito fondamentale della legislatura che verrà deve essere, dunque, quello di realizzare una compiuta integrazione tra la disciplina fiscale e del pubblico bilancio e le esigenze di crescita ed equità. Perché questa integrazione è la condizione fondamentale per consolidare la credibilità dell’Italia e per ricostruire la fiducia nel suo futuro.
1. RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE
La prossima agenda di governo deve prevedere, come prioritari, interventi volti alla progressiva riduzione della pressione fiscale complessiva a carico dei contribuenti in regola.
Ciò non potrà che essere il risultato dell’avanzamento contestuale del contrasto e del recupero di evasione ed elusione (con un “vincolo di destinazione” del gettito derivante dal recupero delle risorse evase ai cittadini e alle aziende), da una parte e dell’avanzamento deciso, dall’altra, di una spending review capace non solo di bonificare inefficienze, improduttività e veri e propri sprechi largamente presenti nella struttura della nostra spesa pubblica, ma anche di stimolare la ridefinizione e la razionalizzazione del perimetro complessivo della funzione pubblica e della sua ridondante complessità di livelli istituzionali ed amministrativi.
Occorre:
• scongiurare, prima di tutto, l’ulteriore innalzamento dell’aliquota IVA previsto a partire dal 1° luglio prossimo. Si tratterebbe di un aumento che causerebbe un ulteriore crollo della domanda, mettendo a rischio gli esiti del gettito o innescando un ulteriore effetto recessivo;
• ridurre l’imposizione Irap, mediante un progressivo incremento della franchigia ed una progressiva eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile, definendo al contempo le imprese non soggette ad Irap perché prive di autonoma organizzazione;
• escludere dall’IMU gli immobili strumentali all’attività d’impresa, considerando che si tratta di beni che non rappresentano una forma di accumulo di patrimonio e che subiscono già una tassazione attraverso il loro concorso alla produzione del reddito di impresa;
• ridefinire il tributo rifiuti e servizi TARES, strutturando un nuovo sistema tariffario che rappresenti al meglio la reale produzione di rifiuti delle varie categorie economiche.
2. PROSEGUIRE NELL’AZIONE DI SEMPLIFICAZIONE
Bisogna inoltre fare scelte decise di semplificazione normativa e amministrativa: non costa, ma libera risorse per la crescita, favorendo un miglior ambiente imprenditoriale.
I costi della burocrazia risultano infatti sempre più gravosi per le imprese e, peraltro, la loro incidenza sul fatturato non subisce variazioni anche a fronte di una riduzione dell’attività imprenditoriale.
Per avere contezza dell’importanza del tema per le imprese, basta ricordare che il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha stimato in oltre 23 miliardi di euro l’anno gli oneri amministrativi relativi ad 81 procedure particolarmente rilevanti per le imprese. In tale ottica le imprese non devono - e non dovranno più - subire un sistema come il SISTRI: sistema segnato da profonde disfunzionalità di ordine operativo e tecnologico che ne rendono necessaria una integrale rivisitazione.
3. DARE CREDITO ALLE IMPRESE
Le MPMI e l’impresa diffusa hanno sempre più difficoltà di accesso al credito e sempre meno capacità di fronteggiare il loro fabbisogno finanziario. È quindi necessario:
• sfruttare il via libera dato dalla Commissione Europea per risolvere definitivamente il problema dei pagamenti della PA identificando modalità operative semplici, veloci e di impatto immediato (come la compensazione secca e diretta tra i debiti degli enti pubblici verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi delle imprese verso lo stato);
• al fine di contrastare il credit cruch in atto che colpisce principalmente le MPMI che ricorrono in modo quasi esclusivo al credito bancario per le loro necessita' finanziarie, promuovere un intervento concertato con gli altri Stati Europei presso le Istituzioni Europee e, in particolare presso la BCE, affinche' quest'ultima eroghi speciali finanziamenti alle banche con vincolo di destinazione a favore del credito alle imprese. In tal modo si aiuterebbe il sistema bancario a reperire la liquidita' necessaria a tassi favorevoli che pero' dovrebbe essere obbligatoriamente utilizzata per fornire supporto al sistema delle imprese (quanto meno per le necessita' finanziarie a breve termine).
4. SVILUPPARE LE IMPRESE SOSTENENDO IL MERCATO DEL LAVORO
Quanto al mercato del lavoro serve una inversione di rotta rispetto ai continui incrementi dei costi diretti ed indiretti sul lavoro, che seguono il progressivo arretramento dello Stato dalla spesa sociale e dai servizi al lavoro. Occorre pertanto:
• intervenire su costo del lavoro non solo con incentivi a breve, importanti ma non sufficienti, ma con un piano di interventi strutturali da realizzare in un tempo definito e con una riprogrammazione della spesa pubblica;
• garantire il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per tutto l’anno 2013, individuando le risorse in risparmi di spesa e non come ancora si pensa, utilizzando i contributi che le aziende destinano alla formazione continua da realizzare con i fondi interprofessionali;
• sviluppare gli incentivi per l’assunzione di giovani e favorirne l’ingresso nel mercato del lavoro anche come imprenditori
• al fine di creare nuove opportunità lavorative bisogna consentire alle imprese di utilizzare tutte le forme contrattuali, nel rispetto delle norme di legge, ma senza penalizzazioni.
Cronaca
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