cronaca

1 minuto e 33 secondi di lettura
L'alpinista doc, quello che partiva alle luci dell'alba dal rifugio per arrivare sulle cime più alte, è quasi estinto e non parla più italiano: ora, sulle montagne italiane, ci sono sciatori, turisti e trekkers, molti dei quali di sesso femminile ed alcuni accompagnati dalla famiglia, che vengono sì ad alloggiare al rifugio, ma solo per fare brevi escursioni, insomma non vogliono stancarsi troppo.
 
La fotografia la scatta chi di alpinismo in montagna ne capisce: Davide Cardella, che è vice direttore di Federalberghi Trento e segretario del Coordinamento nazionale rifugi, a cui aderiscono circa 400 gestori di rifugi montani, e che oggi è entrato in Federalberghi, la Federazione maggiormente rappresentativa degli albergatori, aderente a Confcommercio. "Con la crisi è aumentato il turismo delle famiglie nei rifugi - spiega Cardella - ed è aumentata anche la clientela femminile: oltre il 50% del pubblico delle nostre pagine facebook è donna.


Questi nuovi turisti, però, hanno poca voglia di camminare: chiedono stanze con bagno e il parcheggio vicino alla struttura. Prendono il rifugio come punto d'arrivo, mentre l'alpinista storico lo considerava un punto di partenza.


Ormai gli alpinisti doc sono sempre più in via di estinzione e sono comunque tedeschi". Anche sulla struttura dei rifugi, è in corso un vero e proprio dibattito: c'é chi pensa che baite malghe e rifugi debbano rimanere in legno e pietra, con tutte le tradizionali 'scomodita'' e il fascino di sempre, e chi pensa invece che andrebbero ristrutturati ed adattati alle nuove esigenze della clientela.

L'intento è da un lato aiutarli ad interloquire con le istituzioni, dall'altro coadiuvarli nella soluzione di problematiche specifiche, come l'applicazione della normativa sull'antincendio. In Italia i rifugi montani catalogati dall'Istat sono 1.041 ma, secondo gli esperti del settore, sono molti di più. Questo il censimento che ne ha fatto l'Istat nel 2011.


In Liguria ci sono trenta rifugi montani.